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 2020  dicembre 08 Martedì calendario

Gli scacchi sono di gran moda

Quando gli esperti di geopolitica discutono gli scenari mondiali, amano parlare dello scacchiere dove si giocano i destini di intere popolazioni. Adesso però una scacchiera globale esiste davvero, non per fare i conti sul piano militare, ma per divertirsi, imparare, incassare soldi, e magari offrire uno sfogo costruttivo alle rivalità nazionali. Parliamo di Chess.com, il sito dove tutti i giorni gli appassionati di scacchi si sfidano da ogni angolo della Terra, uniti in una sola comunità dalla tecnologia digitale. Ormai un fenomeno globale che, tra le costrizioni imposte dalla pandemia di Covid alla vita reale e la curiosità suscitata dalla serie televisiva di Netflix La regina degli scacchi, ha già conquistato oltre 45 milioni di persone e continua a crescere freneticamente.
In origine Chess.com era un domain creato nel 1995 da una compagnia di Berkeley, in California, per vendere un software dedicato all’insegnamento degli scacchi. Nel 2005 però lo avevano comprato Erik Allebest e Jay Severson, e due anni dopo hanno lanciato il sito come lo conosciamo ora. Nick Barton, director of Business Development che in sostanza lo gestisce, descrive così l’idea: «Il nostro è un modello differenziato: giocare è gratis, ma per imparare si paga. Chiunque può iscriversi senza spendere nulla, e ciò offre l’accesso alle partite e alcuni servizi. Se invece vuoi crescere, seguendo le lezioni dei grandmaster, le analisi, i puzzle, devi fare la sottoscrizione premium. Al momento abbiamo tre categorie, gold, platinum e diamond, che costano 2,50, 7 e 14 dollari al mese. Poi ci sono i tornei per i professionisti, con premi da diverse migliaia di dollari».
La crescita è stata così straordinaria da sorprendere gli stessi fondatori, con una media di centomila nuovi iscritti al giorno. La febbre degli scacchi digitali ha contagiato anche l’Italia: «Da voi», dice Barton, «abbiamo circa 700.000 membri, che si stanno moltiplicando al ritmo di 4.000 al giorno». Sul sito si possono vedere i dati in tempo reale, e lasciano basiti: «In ogni momento della giornata, abbiamo in media tra 200.000 e 300.000 giocatori di ogni livello che si sfidano sulla nostra piattaforma, collegandosi da ogni angolo del mondo. Il totale delle partite che avvengono nell’arco delle 24 ore fluttua tra 7 e 8 milioni. Alcune consistono anche in una sola mossa al giorno». Poi ci sono i tornei professionistici, organizzati da Chess.com e spesso sponsorizzati: «Ospitiamo oltre 7.000 title player, tipo grandmaster o international master. I tornei iniziano intorno alle 7 o le 9 del mattino della California, un orario che consente di partecipare ovunque. Organizziamo molte sfide di Speed Chess con tutti i migliori, come il campione del mondo Magnus Carlsen, Anish Giri, Hikaru Nakamura. Ora stanno giocando una serie di tornei, con un premio da 250.000 dollari».
La crescita è stata accelerata dal Covid: «Tutti gli sport si sono fermati, e le persone sono state costrette a restare a casa. Così i nostri iscritti sono aumentati a ritmi del 250%». Se ciò non bastava, si è sommato anche il fenomeno televisivo della Regina degli scacchi: «Onestamente, dovremmo regalare a Netflix un cesto di frutta. A ottobre scorso i nostri membri aumentavano in media di 250.000 la settimana, ma dopo il successo della serie televisiva siamo saliti a 750.000. Queen’s Gambit ha cambiato anche il tipo di utenza, perché prima si iscrivevano persone che già giocavano a vario livello, mentre ora arrivano moltissimi principianti che non conoscono neppure le mosse degli scacchi».
L’ultimo campionato mondiale in persona, organizzato dalla Federazione internazionale (Fide) nel 2018, è stato vinto da Carlsen. Il prossimo, con un montepremi da 2 milioni di dollari, dovrebbe tenersi nel novembre del 2021: «Noi», dice Barton, «abbiamo acquistato i diritti per trasmetterlo, anche in Italia. Però in futuro penso che i tornei in presenza diminuiranno, e si giocherà sempre più online, a patto di garantire la regolarità. Stiamo lavorando anche sulle partite in realtà virtuale, e nei prossimi anni diventeranno molto popolari».
Negli anni 70 le sfide tra Bobby Fischer e Boris Spassky erano in pratica guerre per procura tra Usa e Urss. I tempi sono cambiati, ma la scacchiera virtuale offerta da Chess.com offre un nuovo terreno di sfida globale: «Ora», spiega Barton, «le rivalità sono più personali, ma c’è stato anche un torneo tra sei gruppi di nazioni che ha riportato al clima dei tempi d’oro. Nel mondo multipolare in cui viviamo, la sfida tecnologica è alla radice dello sviluppo. Abbiamo grandmaster di 14 o 15 anni che hanno già giocato migliaia di partite. Esiste l’orgoglio intellettuale di mostrare la propria superiorità, e con essa quella della propria nazione. La nostra scacchiera digitale potrebbe quindi diventare un terreno di sfida planetario, dove dare sfogo costruttivo a queste rivalità, indirizzandole verso l’interesse comune della crescita tecnologica».