Il Messaggero, 8 dicembre 2020
Le dimissioni del capo di Zalando
«La famiglia si allarga, voglio dedicarle più tempo»: la frase ha fatto il giro del mondo in un baleno ieri mattina, accaparrandosi l’apertura di Cnn e Bbc. Il fatto è che a pronunciarla, questa volta, non è stata la solita donna alle prese con il secolare rompicapo della conciliazione tra lavoro e vita privata, ma un uomo, e più precisamente Rubin Ritter, uno dei tre amministratori delegati di Zalando, colosso delle vendite di abbigliamento e cosmetici on line. Ultima retribuzione conosciuta: 39 milioni di euro grazie alla vendita delle sue 600mila azioni, dopate dall’impennata del titolo in Borsa. Resta che il gesto è stato salutato come un modello da seguire e un esempio beneaugurante per le coppie del futuro.
NUOVA VITA
L’annuncio è stato fatto con un comunicato, in cui il tedesco Ritter, 38 anni, spiega le sue dimissioni: «Credo che sia arrivato il momento di dare alla mia vita una nuova direzione. Io e mia moglie abbiamo deciso che adesso saranno le sue ambizioni professionali ad essere la priorità nei prossimi anni». Già genitori di un bambino, i Ritter aspettano un secondo figlio per l’inizio del 2021. Se la carriera della signora Ritter resta per ora nell’ombra, il co-CEO di Zalando ha precisato come si svolgerà la fine della sua nel gruppo che dirige dal 2010: resterà al timone fino a maggio (quando ci sarà l’assemblea generale degli azionisti) accanto ai suoi due ex compagni di Università Robert Gentz e David Schneider. Sono stati loro due, nel 2008 a creare la start up Zalando, vendendo «scarpe in un seminterrato». Nel 2010 sono stati affiancati da Ritter.
Il gruppo oggi è il primo europeo per la vendita di abbigliamento on line, con 35 milioni di clienti in 17 paesi, 14 mila dipendenti, 1,85 miliardi di fatturato nel terzo trimestre 2020, in aumento del 22 per cento rispetto all’anno scorso. L’inedito direttorio è composto dai tre amici, tutti con un contratto a durata determinata. Quello di Ritter sarebbe scaduto nel 2023, senza le dimissioni per motivi famigliari. «La mia decisione è il frutto di una riflessione che va avanti da mesi, dopo più di undici straordinari anni in cui Zalando è stata la mia priorità scrive Ritter Ora ho voglia di esplorare nuovi interessi, anche se sarà incredibilmente difficile lasciarmi tutto questo alle spalle». La direttrice del Consiglio di Sorveglianza Cristina Stenebck ha preso atto di una decisione di cui «si rammarica» ma per la quale «ha il più alto rispetto viste le motivazioni».
Il problema è che in casa Zalando la carriera delle donne non sta tanto a cuore ai dirigenti quanto quella della moglie di Ritter, almeno stando alle critiche degli ultimi anni, su un’eccessiva mascolinità di un’azienda che vende quasi esclusivamente a donne. Se i tre Ceo sono uomini, uomini sono anche i cinque membri della direzione, mentre sui 9 membri del consiglio di sorveglianza, le donne sono cinque. Nel settore della tecnologia, le donne sono solo il 17%, «una percentuale che è nella media tedesca, ma che in effetti significa che i prodotti Zalando sono soprattutto concepiti da uomini, mentre sono quasi esclusivamente usati da donne», aveva riconosciuto l’azienda, puntando a un sostanziale aumento di dipendenti donne entro il 2023. Nell’ottobre del 2019 il gruppo si è per esempio fissato come obiettivo di raggiungere almeno il 40% di donne nei posti di responsabilità, ovvero nei sei livelli superiori della gerarchia interna. Allora Ritter aveva fatto mea culpa: «Nel corso degli ultimi undici mesi ci siamo molto concentrati sulla crescita della nostra azienda e non abbiamo fatto abbastanza sforzi per aggiustare gli squilibri strutturali».
RESTANO IN POCHI
Ritter non è certo il primo consorte a fare un passo di lato, anche se i maschi che sacrificano o attenuano la carriera per facilitare quella della campagna continuano a pesare molto poco sulle statistiche. Due anni dopo la morte brutale del marito, Dave Goldberg, la numero due di Facebook Sheryl Sandberg aveva lanciato un appello alle donne: «Sceglietevi un compagno che sia un vero partner anche nella vita professionale. Le donne che hanno successo non hanno rinunciato alla vita privata, hanno semplicemente un marito che condivide le faccende di casa».