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 2020  dicembre 07 Lunedì calendario

Intervista a Sebastiano Misuraca

Se la guardava tutte le mattine, quando le passava di fianco. Quella casa a due piani, edificata nell’abuso, era sporcizia davanti al castello di Mussomeli, il suo paese, uno dei tesori della Sicilia interna. Era uno sfregio di cui nessuno se ne curava. Non l’amministrazione comunale, per decenni ignava come del resto ogni altra autorità pubblica. Il nostro, si sa, è uno Stato che non vede, non sente, non punisce, non rimuove.
Un giorno di poche settimane fa Sebastiano Misuraca, pensionato settantacinquenne, decide di risolvere la questione, ridare cioè contegno alla bellezza.
“L’estate stava finendo, dei turisti tedeschi fotografavano la nostra meraviglia. Ma distintamente vedevo che indicavano quella casa increduli che potesse essere là. Mi sono molto mortificato e quel giorno ho deciso di concludere le trattative per l’acquisto”.
Ha cioè deciso che l’avrebbe acquistata per raderla al suolo.
«Era un pensiero ricorrente. Ma c’erano problemi per via dell’accatastamento ancora parziale dell’immobile, e anche la richiesta economica dei proprietari mi pareva esosa. Avrei voluto pagare di meno quella casa costruita per metà, sempre disabitata, lasciata nell’incuria. Poi mi sono deciso di accettare tutte le condizioni. Mi sono impegnato a pagare il richiesto, il notaio ha trovato una soluzione legale a questo mio proposito, ho cercato un’impresa che facesse un lavoro pulito e celere e in una giornata l’abitazione è andata giù. In un pomeriggio sono stati rimossi i detriti. Il terreno è tornato vergine. E il castello liberato da quel sopruso».
Lei ha fatto una cosa bellissima e così rara.
«Ho fatto quel che mi sentivo. Non sono ricco, ma ho la possibilità, ora che sono in pensione, di decidere come spendere un po’ dei miei risparmi. I miei figli hanno il proprio lavoro, non metto in crisi il loro futuro. Ho interrogato i miei nipotini sul da farsi. Samuele, il più grande (ha 11 anni) mi ha detto: fai bene nonno a fare ciò che hai deciso».
Lei è un combattente per il bello. E lo fa in una terra dove il sopruso, l’incuria, l’ignavia sono di casa.
«Ho fatto quel poco che posso. Mussomeli è l’ombelico della Sicilia, abbiamo un castello bellissimo e tanti visitatori. Siamo seduti su una necropoli vasta, ricca, straordinaria. Perché disturbare il bello col brutto?».
Già, perché?
«E non lo so».
Negli anni passati ha fatto rimuovere, sempre a sue spese, un impianto di calcestruzzo abbandonato all’ingresso del paese.
«Abbiamo trovato una ditta specializzata nello smaltimento dei materiali ferrosi. Tutto fatto a norma di legge».
E ha pure fatto rimuovere a sue spese un silos metallico che sfregiava, se ce ne fosse stato bisogno, un altro lato del castello.
«Sì, è successo».
Secondo lei perché la bellezza è così tanto trascurata, offesa, denigrata? 
«Me lo chiedo. Perché, non per dire, ma Mussomeli è davvero un gran bel posto. Il centro del centro della Sicilia, ricca di tesori, di arte, di archeologia. Dovremmo fare uno sforzo, impegnarci un po’ di più per preservarla, custodirla».
Qual era il suo lavoro? 
«Commerciavo in grano. Un’attività che mi ha dato tante soddisfazioni e oggi mi permette di scegliere cosa fare e come fare».
Vuole dare qualche consiglio agli amministratori del municipio?
«Del sindaco in carica non posso dire che bene. In ogni modo ha agevolato questo mio gesto».
È già una bella notizia che il comune non abbia ostacolato. 
«Il mio terrore è la burocrazia. Quando chiesi al notaio e mi illustrò tutte le questioni che avrebbero reso difficile l’acquisto mi sconfortai. A volte le leggi sembrano fatte apposta per crearti problemi».
L’abuso è perciò la via maestra. 
«Però c’è stato il condono».
E certo. 
«È così».
Lei avrebbe diritto a una medaglia al valor civile. 
«Ma per che cosa? Ma ha capito che era una casetta?».