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 2020  dicembre 07 Lunedì calendario

Biografia di Christopher Walken

La cosa che meno ti aspetti, quando incontri Christopher Walken, è che sia uno straordinario ballerino. La sua è una passione irrefrenabile, e ha chiesto ripetutamente ai registi con cui ha lavorato di inserire almeno una scena di ballo. C’è riuscito ad esempio in Prova a prendermi di Steven Spielberg, ma forse nessun regista ha valorizzato questo sorprendente talento come Spike Jonze in un video realizzato per Fatboy Slim. Ciò che ha reso il filmato di culto è che Walken è il primo a prendersi in giro: dopo un momento in cui viene ritratto immobile e pensoso, si scatena improvvisamente in un crescendo di danza acrobatica, con effetti esilaranti.
Questo stesso approccio auto-ironico lo ha portato a essere invitato ben sette volte a condurre il Saturday Night Live, con risultati memorabili, e non c’è nulla strano che il suo punto di riferimento sia Elvis Presley: «Quando l’ho visto per la prima volta a 15 anni sono rimasto senza parole, mi sembrava una divinità greca». Fu in quell’occasione che cambiò pettinatura per assomigliare al suo idolo, e oggi dice scherzosamente: «I miei capelli sono diventati famosi prima che lo diventassi io».
È un attore di grande talento, Walken, con uno sguardo ipnotizzante, spesso inquietante. Su queste caratteristiche ha costruito una carriera formidabile, lavorando con alcuni dei migliori registi degli ultimi anni: oltre a Spielberg e a Jonze, con Michael Cimino, Woody Allen, Mike Nichols, Quentin Tarantino, Abel Ferrara, Sidney Lumet, Paul Mazurski, Paul Schrader, David Cronenberg e Tim Burton. È anche un eccellente attore teatrale, e le sue interpretazioni shakespeariane sono rimaste nella storia, in particolare il Coriolano e il Macbeth.
È nato con il nome di Ronald Walken a Astoria, un sobborgo di Queens popolato perlopiù dall’immigrazione greca. La madre era di sangue scozzese, mentre il padre, di origine tedesca, era un fornaio, dal quale ha imparato una delle lezioni che lo hanno formato maggiormente: «Il forno era chiuso un giorno alla settimana, ma lui ci andava ugualmente perché non si trattava di un lavoro». Da giovane ha lavorato come domatore di leoni in un circo, poi ha iniziato a danzare e recitare, firmandosi i primi tempi Ronnie Walken: fu Jerry Lewis a consigliargli di dedicarsi esclusivamente alla recitazione. La prima volta che venne notato dalla critica fu quando venne scritturato come protagonista in Romeo e Giulietta per lo Stratford Festival: il fisico, il volto e le movenze sinuose restituivano un Romeo inedito, ma lui continuava ancora a preferire la danza e si esibiva in un night club gestito da Monique van Vooren, che lo convinse a assumere il nome d’arte Christopher.
Nei primi film veniva scritturato quasi sempre come criminale psicopatico, e fu Woody Allen a comprendere che questa caratteristica poteva essere sfruttata in chiave comica, come dimostra una scena esilarante di Io e Annie. In quello stesso periodo George Lucas lo invitò a fare un provino per il personaggio di Han Solo in Guerre stellari, e solo all’ultimo momento gli preferì Harrison Ford. Fu una grande delusione, ma subito dopo arrivò il riscatto grazie a Michael Cimino, che gli offrì il ruolo di Nick nel Cacciatore. Vinse l’Oscar per quell’interpretazione, e da allora i ruoli di criminali si sono alternati ad altri in cui prevale l’autoironia: da questo punto di vista è geniale la partecipazione a Pulp Fiction, dove Quentin Tarantino gli chiede di interpretare un veterano del Vietnam che regala al figlio un orologio donatogli dal padre, dopo aver spiegato che quest’ultimo lo aveva nascosto per anni nel proprio retto.
Forse nessuno è riuscito a riassumere questo talento originalissimo come Roger Ebert, che lo descrive come l’unico attore in grado di comunicare allo stesso tempo «irresistibile charme e malvagità allo stato puro». Il bello è che nella vita reale Walken è un uomo mite, che ama i gatti e detesta la violenza: «Ogni volta che in un film mi mettono una pistola tra le mani, non vedo l’ora di liberarmene». Benicio Del Toro, che lo considera un punto di riferimento, racconta di aver ricevuto da lui uno dei più importanti consigli sul mestiere dell’attore: «Quando stai interpretando una scena e non sai cosa devi fare, non fare nulla». Certo, per mettere in atto un suggerimento del genere bisogna avere una faccia come la sua, o un autore che è innamorato al punto da scrivere delle scene appositamente per lui, come fece sempre Tarantino in Una vita al massimo in un’altra sequenza passata alla storia, nella quale Walken interpreta un siciliano che ascolta, tra il divertito e l’esterrefatto, Dennis Hopper che gli spiega come il suo sangue, secoli addietro, sia stato «contaminato» da quello dei mori.
Chi ha avuto modo di ascoltare Walken in originale sa che ha una cadenza assolutamente unica, fatta di staccati, accelerazioni improvvise e un tono di voce rauco, inconfondibile: è lui stesso a teorizzare che ogni parola è «una bomba da far esplodere». La sua lunghissima carriera è stata attraversata anche da uno scandalo: è stato l’ultima persona ad aver visto viva Natalie Wood la notte nella quale annegò cadendo dal suo yacht al largo di Santa Catalina. Quella fine tragica è ancora misteriosa e, nonostante Walken non sia mai stato sospettato di nulla, è certo che sia forse l’unico a sapere cosa sia realmente successo.Negli ultimi anni ha incrementato il lavoro teatrale, sorprendendo ancora una volta la critica con interpretazioni di grandissima intensità, come il ruolo del protagonista dei Morti di James Joyce. Ma il suo sogno è che gli vengano offerti ruoli di persone assolutamente normali: «quelli che interpretava in genere Fred MacMurray», spiega, «un uomo con una moglie, dei bambini, un cane una casa. Con i figli che mi vengono a chiedere cosa dobbiamo fare papà? E io che rispondo: state sempre attenti. L’unica cosa che chiederei è almeno una scena di danza». È sposato da 50 anni con Georgianne, una stimata casting director, e insieme sono una delle coppie più solide di Hollywood: non hanno avuto figli e, nonostante oggi lo dica con rimpianto, aggiunge che proprio questo gli ha consentito di avere una carriera così ricca. Ha interpretato un centinaio di pellicole e raramente rifiuta un ruolo, perché ritiene che qualunque film sia un’esperienza che lo arricchisce come uomo e come professionista. Quando i suoi fan gli fanno notare che alcuni di questi film sono di scarsa qualità mi risponde: «Non sapete quanto è bella la casa che quei film mi hanno consentito di comprare».