La Stampa, 6 dicembre 2020
Intervista a Benedetta Pilato
La prima gara che potrebbe qualificare Benedetta Pilato all’Olimpiade arriva dopo un’interrogazione in italiano, sulla nascita della letteratura. C’è una storia da scrivere anche nel nuoto che mette una ragazzina davanti a un traguardo mai visto e nemmeno immaginato. A 15 anni, Benny potrebbe ritrovarsi ai Giochi senza neanche averli mai visti in tv.
Davvero mai? Nemmeno una gara, una medaglia?
«No, non posso neanche dire di averle sognate, non ci ho proprio mai pensato».
Eppure a Riccione, dal 17 dicembre, nuota per una qualificazione.
«A quest’età non può certo essere un obbligo e la concorrenza è alta, però durante la Swimming League, a Budapest, il record italiano dei 100 rana mi ha dato grinta. Ero felice che tutto il lavoro su questa distanza, che frequento da poco, si vedesse. Finalmente».
Finalmente? Argento Mondiale nei 50 rana da 14enne, poi una serie di primati italiani e ora la Swimming League da protagonista. Quando non ha visto risultati?
«Nei 100, la scorsa estate. Non sono impaziente, più che altro curiosa di vedere che cosa succede».
Nel mentre studia. A distanza.
«Non è il massimo però è una soluzione. Mi mancano i compagni, Alessia, la mia vicina di banco, le chiacchiere, il confronto, pure gli insegnanti. Restare incollata al computer un giorno intero è frustrante. Meno male che c’è la piscina».
Ci sono sue coetanee che fanno lezione in strada, davanti alle scuole, per reclamare il diritto allo studio.
«È pesante per tutti noi, a 15 anni abbiamo bisogno di ridere e scherzare per studiare».
Le proteste degli adolescenti, Greta: la sua generazione si mette in gioco.
«Siamo da coltivare, siamo il futuro e sarebbe giusto avere considerazione, soprattutto attenzione».
Non ne avete?
«A tratti, a volte in Italia i giovani devo aspettare troppo e in questo lo sport mostra un’altra strada, vedere ragazzi della mia età ottenere successi con maturità può far bene».
Ha seguito Sinner?
«No, io proprio lo sport in tv non lo guardo, ma so che ha vinto, che è giovanissimo e si fa strada. È bello avere degli esempi».
Materia preferita?
«Biologia, frequento il liceo di scienze applicate».
Materia detestata?
«Storia dell’arte, proprio non ce la faccio».
Quanto nuota ora?
«Due ore al giorno dopo la scuola, più palestra extra tre volte a settimana. Sono tesserata per l’Aniene ma nuoto a Taranto, dove vivo».
E dove non c’è una piscina olimpica.
«No, speriamo la facciano per i Giochi del Mediterraneo. La mia città viene sempre nominata per l’Ilva, ma siamo molto di più».
Agli Assoluti rivedrà Federica Pellegrini che ha rifiutato la wild card per l’accesso ai Giochi.
«Si è comportata da donna con la D maiuscola, non certo una sorpresa. Il coraggio non le è mai mancato. Per me è un punto di riferimento: la testa che ha in acqua è impressionante».
Suo padre è un militare, educazione ferrea?
«Non è un papà autoritario, la parte della dura la fa di più mamma, però entrambi mi ripetono sempre che devo divertirmi. Non vogliono che le gare diventino un obbligo e mi chiedono di continuo: sicura che ti va?».
Le va?
«Sì, ho una gran voglia di andare a Riccione e vedere quanta energia resta dopo 40 giorni a Budapest».
Si è confrontata con nomi importanti.
«Mi ha fatto crescere molto, la prima volta lontana da casa... Ho avuto modo di sfidarmi più volte con Lilly King, la migliore della mia specialità: è ancora lontanissima, ma non su un altro pianeta. E poi ho visto Dressel, pazzesco».
Più bravo o più bello?
«Le ha tutte, pure simpatico. Mi ha dato la sua cuffia e mentre eravamo all’antidoping, cioè non proprio il momento in cui uno di solito è socievole, invece lui sciolto. Mentre io lì tesa perché ho sempre paura di non riuscire a farla».
Regalo di Natale?
«Direi un piercing, ma a mamma non piacciono e ne ho già fatto uno».
Ultimo acquisto on line?
«Una maschera per il viso».
Giornata ideale?
«Visto come viviamo adesso è difficile ricordarle. Mi accontento di poter mangiare qualche gelato, il mio punto debole, e di vedere le serie tv e i film con il mio ragazzo».
Si è fidanzata?
«Nuota anche lui, ma non è in nazionale. Ci conoscevamo da quando eravamo piccoli».
Se nel cassetto non c’erano le Olimpiadi, che sogno c’è?
«Un viaggio in Australia con mia mamma».