Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  dicembre 06 Domenica calendario

Quanto è dura la vita delle spie da spogliatoio

Si fa presto a dire “spia”. E tutti a condannare il Giuda nello spogliatoio. La sfuriata di Mihajlovic contro la talpa che passa le (in)formazioni ai giornalisti, magari in cambio di un voto più alto in pagella, racconta una mezza verità e suscita allegri fantasmi. È facile rievocare la storia buffa della categoria: da Sperotto che registra e mette sul web la piazzata del suo allenatore, Capuano, all’Arezzo, venendo licenziato, al malinconico Montolivo, condannato senza prove a tre anni di lussuoso purgatorio nel Milan prima del pensionamento anticipato; da Casillas, che Mourinho al Real accusò di dire tutto a Sara Carbonero, fidanzata giornalista, all’”anonimo della Spal”, la mezzala e mezza carogna che rivelò al presidente Mazza: Ezio Vendrame non gioca per colpa di una colite, ma perché è innamorato di una prostituta con cui passa le giornate a letto. Hanno gridato “al corvo” grandi e piccini: Guardiola al Bayern, Petrachi alla Roma, Spalletti ovunque. Dietro la storia buffa se ne nasconde spesso un’altra, la mezza verità cerca la sua faccia oscura E allora non bisogna dimenticare questi tre spicchi che completano la torta.
1. Spesso chi spia dice spia è. Ovvero sono proprio gli allenatori a flirtare con i giornalisti. Accade, dalla panchina di Lega Pro a quella della Nazionale, che passino la formazione in anticipo agli “amici”, che li usino per mettere in difficoltà un giocatore, per far arrivare un messaggio al presidente. O che siano proprio loro a ingaggiare una talpa. Di questo Baggio ha accusato Lippi nella sua autobiografia e l’altro, indignato, ha chiamato gli avvocati.
2. Può accadere che la “spia” sia il “buono” della storia. È stato vero per Simone Farina, che dieci anni fa rifiutò l’offerta di un compagno per combinare una partita e avviò un’indagine giudiziaria. Ancora a febbraio scorso, in un’intervista televisiva, lamentava di essere stato abbandonato da società ed ex colleghi. Era una spia, in altro modo, più letterale, Augustin Pagola Gomez, nato nei Paesi Baschi, emigrato in Unione Sovietica, gloria della Torpedo Mosca e rispedito in Spagna a finire la carriera, in realtà per osservare il regime franchista e cercare di rifondare il partito comunista.
3. In certi casi, infine, ci vorrebbe una spia. Perché accadono cose, nello spogliatoio o in ritiro, protette da un muro di omertà. Molestie in squadre, non soltanto femminili, che vengono archiviate alla fonte, magari risolte da una spedizione punitiva e da un esonero inspiegabile, ma mai denunciate. O ci sono denunce che non trovano sufficienti testimonianze a sostegno. Non tutte le spie verrebbero per nuocere.