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 2020  dicembre 06 Domenica calendario

Bunka, la scuola che ha inventato la moda giapponese

«Andate in cortile e raccogliete il ciottolo che preferite»: fu questa la frase d’esordio della prima lezione al Bunka Fashion College a Tokyo. Era il 1957, gli studenti erano perlopiù tutti giapponesi, e Kenzo Takada, il futuro stilista di fama internazionale dell’omonimo marchio Kenzo, seguì i compagni fuori dalla classe. Si attenne minuziosamente alle istruzioni della professoressa Koike Chie su come avvolgere il sasso nella stoffa e poi spalancare il tessuto nel palmo. «Eccole le pince, eccole le plissettature!», disse la professoressa.
Molti anni dopo Kenzo (scomparso lo scorso ottobre all’età di 81 anni a causa di complicanze dovute al Covid- 19) avrebbe definito quello come il momento in cui gli cadde il velo dagli occhi, quello in cui iniziò a vedere. Erano gli anni in cui il Giappone scopriva la tridimensionalità dei volumi delle stoffe, lì dove la corrente dominante della moda giapponese era invece lo sviluppo su un piano bidimensionale. E Kenzo, grazie anche al ciottolo scelto quel primo giorno, intuì che la creazione era ovunque, che nella natura c’era già tutto: l’originalità, la libertà, la bellezza, la trasgressione.
Il Bunka Fashion College, dove Kenzo incontrò la professoressa che gli avrebbe cambiato la vita, è stata la prima scuola di moda in Giappone e da pochissimo ha compiuto i suoi primi 100 anni di vita. Si tratta di una tra le più importanti scuole di moda del mondo, con 300 mila alunni che da Tokyo a New York, da Parigi a Londra hanno attraversato passerelle, oceani, epoche, stili.
Fondata nel 1919, nel ricco quartiere di Aoyama, nasce tuttavia come un piccolo atelier di abbigliamento donna-bambino. Quando nel 1923 Isaburo Namiki la trasformò in una scuola di sartoria, il kimono era dominante nel guardaroba femminile e l’abbigliamento occidentale era non solo difficile da reperire ma complesso anche da immaginare, per via del taglio così poco adatto a vestire la diversa conformazione dei corpi delle giapponesi, minuti e privi di curve.
La scuola, che non nasceva per imporre nuove tendenze, bensì per insegnare alle donne a confezionarsi vestiti da sé, finì invece per farsi portavoce di quella transizione culturale che, dopo la Seconda guerra mondiale, portò il Giappone sempre più all’avanguardia nel campo della moda internazionale. Se oggi essa è associata a stilisti come Yoji Yamamoto e Kenzo Takada, lo si deve anche al Bunka Fashion College, al suo imporsi negli anni come l’anello di congiunzione tra Oriente e Occidente, punto di riferimento assoluto in Asia per chi vuole lavorare nel campo della moda.
Nella sua autobiografia, in cui condivide ricordi con ex alunni divenuti famosi stilisti come Koshino Junko e Yoji Yamamoto, Kenzo descrive il Bunka Fashion College come luogo di mentori e di rivali, spiegando come la competizione servisse alla carriera che li attendeva, così come alla vita. La moda, del resto, prima ancora che una concezione esteriore, è un concetto, una dichiarazione interiore. E un’altra rivoluzione, questa volta non di costume ma sociale, si consumò proprio l’anno dell’ingresso di Kenzo al Bunka Fashion College. Nel 1957, infatti, per la prima volta nella storia della scuola, furono ammessi 23 ragazzi a fronte di un’iscrizione sino ad allora esclusivamente femminile. Proprio Kenzo, nato e cresciuto a Himeji nella prefettura di Hyogo, dopo aver cercato invano di accedere alla scuola di sartoria frequentata dalla sorella maggiore, aveva ripiegato su una laurea in inglese all’Università di Kobe, e un giorno sul treno lesse l’annuncio che il Bunka Fashion College apriva le iscrizioni ai maschi. Dopo essersi sentito per anni ripetere frasi come “Non è roba da uomini”, “Che futuro potresti mai avere”, ecco che nel 1970 quello stesso studente fondò a Parigi la sua casa di moda, attualmente proprietà del gruppo LVMH. Nel frattempo il Bunka Fashion College si è spostato a Shinjuku e il piccolo atelier è divenuto un imponente edificio di 21 piani nel cuore del quartiere degli affari di Tokyo. Basta appostarsi fuori dalla labirintica stazione di Shinjuku per capire come chi vuole sfondare nel mondo della moda in Giappone, è per di qua che deve passare. Nel mare di colletti bianchi e completi neri da office lady e salaryman, spiccano immediatamente i giovani del Bunka. Vestiti in maniera originalissima, creano crepe di colore in folle immense, al semaforo risucchiano in piccoli vortici l’attenzione, si impongono nello sguardo e nell’idea che c’è una gioventù che si prepara a saltare. Dove? Ma dove le pare!