il Giornale, 5 dicembre 2020
La Namibia mette all’asta 170 elefanti
Anche gli elefanti del deserto, limpido esempio di sopravvivenza nelle zone estreme della terra, rischiano di non sopravvivere. Per queste ragioni il governo della Namibia, affidandosi alle colonne del quotidiano New Era, ha deciso di metterli in salvo attraverso una vera e propria asta. Sembra al primo impatto un’idea bizzarra e strampalata, partorita in un continente dove può accadere di tutto, ma anche l’opposto.
Eppure il ministro dell’Ambiente, Pohamba Shifeta, crede senza esitazioni nel suo progetto. «É un’offerta per animali vivi, non per trofei di caccia – ci tiene a sottolineare – abbiamo fatto passi da gigante per combattere il bracconaggio. Preservando la specie ora siamo di fronte a un sovraffollamento, servono quindi misure rapide ed efficaci per salvarne il più possibile dalla fame».
Nell’annuncio vengono offerti 170 elefanti di alto valore (base d’asta per ciascun esemplare 8mila dollari), e si invitano gli acquirenti a manifestare il proprio interesse. L’asta si riferisce ad animali che potranno essere venduti in gruppi o famiglie, dato che gli elefanti sono esseri per i quali i vincoli sociali hanno un’elevata importanza.
Gli elefanti in questione provengono dal Damaraland, la regione centro settentrionale della Namibia tra la Skeleton Coast e l’altipiano centrale. Con le sue aride pianure ondulate, le catene montuose solitarie, le valli inaccessibili e le formazioni geologiche irregolari, è uno degli ultimi posti incontaminati dell’Africa nera. I 170 esemplari condividono questi spazi immensi con i leoni del Kunene e i rinoceronti del deserto. Sono loro i padroni di queste lande remote. Si muovono liberamente per l’intera regione. Non ci sono staccionate o barriere a limitarne gli spostamenti, come nei parchi nazionali, immensi ma comunque delimitati. Gli elefanti del Damaraland sono animali speciali che nei secoli sono riusciti ad adattarsi alle particolari condizioni climatiche e ambientali del Damaraland. Sono più piccoli degli elefanti della savana. Hanno la proboscide più lunga per mangiare anche foglie e germogli sulla sommità delle piante più alte. Hanno zampe più lunghe ed estremità più larghe, per poter camminare più agevolmente per centinaia di chilometri sulla sabbia, in continuo movimento (percorrono mediamente cento chilometri al giorno) alla ricerca dell’acqua, guidati da una memoria atavica che si tramanda di generazione in generazione. Si dice che siano capaci di leggere nella sabbia le pista invisibili che portano alle pozze nascoste, ai ruscelli sotterranei. Sanno scavare, per raggiungere l’acqua. Sono animali che possono resistere molti giorni senza bere, che mangiano la scarsa e secca vegetazione che trovano nei greti secchi dei fiumi. Eppure, soprattutto negli ultimi anni anche le ultime stille d’acqua sono evaporate per via degli effetti del surriscaldamento globale, trasformando una terra impervia in un vero e proprio inferno per gli animali.
Al momento dell’indipendenza nel 1990, il numero di elefanti in Namibia era sceso a circa 5mila esemplari, ma si è ripreso dopo il lancio di un programma di protezione acclamato in tutto il mondo. Il ministro dell’ambiente ha tuttavia avvertito che il suo Paese non ha alcuna intenzione di vendere gli elefanti in modo avventato. «Dobbiamo essere sicuri che il Paese sia favorevole ad accoglierli», ha assicurato.
A dire il vero non si tratta della prima asta di animali ideata dal governo namibiano. Nel 2018 accadde infatti qualcosa di simile. I sempre più rari pascoli destinati alla fauna selvaggia, ridotti ad un cumulo polveroso di pietre e sassi, convinsero il premier Sarah Amadhila a creare un vero e proprio catalogo di vendita on-line. La lista comprendeva circa 600 bufali, 150 antilopi sprinbok, 65 orici, 20 impala, 16 gnu, 60 giraffe, 16 antilopi cudù e 35 antilopi eland.