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 2020  dicembre 05 Sabato calendario

I tedeschi a letto col peluche

I tedeschi un popolo di guerrieri e di valchirie? Lo si pensa sempre all’estero, soprattutto in Italia. Invece, secondo un sondaggio, la buona metà degli adulti ama i peluches. E tanto per smentire un altro pregiudizio non le femminucce di qualsiasi età, anche i maschietti, perfino i dirigenti d’azienda e i professori di università. Ma le signore rimangono in lieve vantaggio.Tra gli animali di stoffa il preferito di generazione in generazione resta il Teddybär, l’orsacchiotto. L’orso è il simbolo di Berlino, e i turisti lo comprano a decine di migliaia, in stoffa, in legno, in maiolica, in plastica, di cioccolato. Ma ha sempre l’aspetto pacioccone dell’orso Yoghi. Seguono, nell’ordine, i cani di pezza, i gatti, e le giraffe. Come da bambini, uomini e donne si portano a letto il peluche preferito, a volte più di uno.
Tutti, e questa non è una sorpresa, non vogliono confessare la loro passione, come se fosse un vizio segreto. Un manager ha rivelato di non intraprendere mai un viaggio d’affari senza portarsi in valigia il suo animale preferito, a cui è fedele da quando andava all’asilo. «Conosco un signore che dopo il divorzio è diventato un appassionato di peluche, invece di trovarsi una nuova partner, convive con un’orda di orsacchiotti», ha raccontato alla Süddeutsche Zeitung, Dietmar Simon, chefdesigner della Steiff, la ditta da decenni specializzata in peluche e altri balocchi. I peluche hanno anche una funzione importante per i bambini: servono a prendere le distanze dagli adulti, dal padre e dalla madre, sono un sostituto, ma non bisogna sottovalutare i piccoli, sanno benissimo che l’animale di pezza come una bambola sono una finzione.
La Steiff e altre ditte tengono conto dei nuovi clienti. E producono peluche che piacciano agli adulti, animali più realistici ma non troppo, diciamo meno infantili. Alcuni clienti chiedono un peluche che riproduca il cane morto, di cui mandano una foto, e sono disposti a pagare perché venga esaudito il desiderio. Ci sono collezionisti di teddybär d’epoca. Si pagano alle aste fino a 5-6mila euro per un orsacchiotto della Steffi in buono stato degli Anni Venti. E si arriva al record di 250mila euro pagati da un collezionista coreano per un orsacchiotto vestito da Louis Vuitton.
Insa Fooken, docente di psicologia dello sviluppo alla Goethe Universität di Francoforte, ha studiato le forme antropomorfe dei peluche: «Un mondo parallelo con una sua anima». I motivi che spingono un adulto a comprarsi un orsacchiotto o a conservare quello dell’infanzia sono i più diversi, ha scritto, si va dalla nostalgia alla solitudine, e all’autogratificazione per un «oggetto da compagnia» esclusivo e costoso.
Un Teddybär va dai 20 euro a oltre 300. Un peluche ha una importante funzione placebo per un adulto. «Naturalmente è solo un pezzo di stoffa con occhi di vetro», ha ammesso la psicologa Insa Fooken, «ma è uno straordinario compagno, caldo, con una sua anima, con cui si stabilisce un dialogo muto». «I peluche per me sono molto importanti», ha confessato l’artista Jonathan Meese, «sono un partner affidabile, non pretendono nulla da me, proprio come l’arte non vuole niente da me. Sono libero».