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 2020  dicembre 05 Sabato calendario

Periscopio

Il politico da me preferito in questo mezzo secolo di cui sono stato testimone? Indubbiamente Berlusconi e proprio per la sua opposizione al dilagante sinistrismo. Anche se lo considero populista, drittone e paraculo. Ma, per come ha resistito alla persecuzione, svetta su tutti. Giorgio Forattini, vignettista politico (Giancarlo Perna). Libero.
Quello che facciamo è paragonabile a un granello di sabbia nel deserto. Ogni mese riceviamo 500 domande di ricovero di drogati, e i posti complessivamente disponibili non superano i 450, si figuri. D’altra parte, più di 30 o 40 persone per comunità non possiamo prenderle, questione di organizzazione. È gente che va seguita individualmente, nel mucchio si perderebbe. Muccioli, per esempio: una gran brava persona, ma sbaglia. Come si fa a star dietro a 500 ragazzi? Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.

Che cosa può accadere nel futuro? Con ogni probabilità resterà l’islam, grazie a un Dio trascendente, una totale predestinazione e, sul piano politico, una teocrazia. Dovrebbe restare il buddismo perché non ha divinità e ha la proporzionalità fra meriti e ricompense grazie alla metempsicosi. Il cattolicesimo mi sembra continuare lungo tre strade: la prima è quella istituzionale, che però è indebolita, impoverita e divisa. C`è poi una religiosità popolare dei santi, dei taumaturgi e dei veggenti. La terza avviene a livello personale e di piccoli cenacoli, spesso di tipo mistico-gnostico con contaminazioni orientali. Francesco Alberoni. il Giornale.

Le cifre, crudeli e spietate, ti riportano con i piedi per terra: abbiamo superato la soglia dei 50 mila morti; come tasso di letalità siamo terzi al mondo, dopo Messico e Iran (colpa della non efficienza del sistema sanitario); per percentuale di decessi in rapporto alla popolazione siamo quarti dopo Belgio, Perù e Spagna. Roba da far rizzare i capelli a chi ce li ha. Augusto Minzolini, il Giornale.

Degli artisti esordienti, che ho sempre coltivato, mi interessa il terzo occhio, la loro capacità di vedere il futuro. A noi sarà dato di capirli solo fra 50 anni. Siamo appena riusciti a comprendere personalità come quella di Piero Manzoni, che morì nel 1963. Luigi Carlon, industriale, creatore del Museo Palazzomaffei di Verona (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Mi dimisi dall’Einaudi a 40 anni nel 1978. Non andai via sbattendo la porta o dicendo qui non si può più stare. Sentivo dentro di me che una stagione era finita. Immaginavo che avrei fatto altro nella vita. Ho sempre amato il teatro pazzamente. E l’ho diretto: Torino e Spoleto. Il teatro oggi mi fa orrore. Come tutti i vecchi non ho più il tempo di perdermi dietro sottili distinzioni. Oggi tutti pensano di fare teatro. Ma il teatro è difficile ci vuole disciplina, abnegazione. Oggi si recita «nature». Ma recitare è la cosa meno naturale che esista. Guido Davico Bonino, operatore culturale (Antonio Gnoli), la Repubblica.

Nella sua inchiesta più famosa, quella del Watergate la sola in effetti per cui sia ricordato, Bob Woodward aveva attribuito anche a Dick Nixon ( presidente degli Stati Uniti, l’uomo che aveva messo fine alla guerra del Vietnam e cacciato il Soviet supremo in un angolo arruffianandosi la Cina) una sola identità: l’imbroglio. Woodward, semplicemente, non distingue le persone dagli stereotipi e così Belushi, nel suo libro, diventò la personificazione, da vivo e tanto più da morto, di ciò che questo gazzettiere della costa est era andato a cercare in California: Hollywood Babilonia. Diego Gabutti (Informazione corretta)

Finalmente tutto George Orwell, anche in Italia, lo si può leggere nel volume Il peggiore dei mondi possibili, una antologia che contiene tutto l’Orwell indispensabile: Fiorirà l’aspidistra, Omaggio alla Catalogna, Una boccata d’aria, La fattoria degli animali, 1984 (Mondadori, Oscar Draghi, pagg. 932, euro 25). Un’infilata di capolavori, pubblicati tra il 1936 e il 1949, che mozza il fiato per varietà, inventiva, intelligenza e capacità di mettere in prospettiva (universale) i fatti storici (contingenti). Alessandro Gnocchi. il Giornale.

Tenco, nel biglietto di addio, disse che si suicidava come atto di protesta contro un pubblico che manda la mia canzone, Io, tu e le rose in finale. È un episodio che ha segnato me personalmente e la mia carriera. C’è stato un periodo in cui nell’ambiente mi schivavano tutti. Ma sono convinta che il biglietto non lo avesse scritto lui, c’erano due errori di ortografia che mai avrebbe fatto. Per quella storia sono stata messa nell’angolo. Sono sempre stata tartassata, i giornali non scrivevano una riga su di me, sembravo una cantante fantasma: eppure vendevo un sacco di dischi. Orietta Berti, cantante (Renato Franco). Corsera.

Paolo Grassi e Giorgio Strehler inventano il Piccolo Teatro. Dal genio di Enzo Ferrari e di Enrico Piaggio nascono due gioielli invidiati ovunque. Gli italiani sostituiscono la Vespa alla bici, in attesa di salire prima sulla Seicento, poi sulla Cinquecento. Il travolgente successo della Fiat determina l’emigrazione di massa dal Meridione. A Torino e pure a Milano nascono i quartieri dormitorio, chiamate Coree, privi di tutto: comunque – annota Caruso, che non è certo antimeridionale – un miglioramento per chi viveva nelle grotte o nelle baracche. Aldo Cazzullo, Corsera.

Stefania Craxi ha dentro una divaricazione che non può evitare. Da un lato, sapeva che ogni figura che andava ad Hammamet, compresa la mia, era vitale per Craxi. Dall’altro, non poteva che stare dalla parte della mamma (Anna Maria Moncini, la moglie di Craxi, ndr). Mi spiace solo che non ci siamo mai regalate l’opportunità di sederci da sole a parlare un po’. Vorrei trasferirle cose che mi ha detto di lei suo padre, cose belle: sarebbe giusto ridargliele. Patrizia Caselli, compagna di Bettino Craxi (Alessandro Penna). Oggi.

Ma anche dopo Bàrnabo Buzzati al Corriere stenta a trovare spazio. Molte delle grandi firme storcono il naso davanti ai suoi elzeviri originali e poetici, a quella prosa così in anticipo sui tempi. Non è l’uomo giusto per la retorica di quegli anni in orbace, a petto in fuori. La vita dunque non cambia: in quelle lunghe notti di retropalco, ad anni luce dalla ribalta, in cui sente che sta consumando la vita, prende forma il personaggio del tenente Giovanni Drogo. Non ci vuole uno psicanalista per capire che Buzzati si è costruito, in anni passati a capo chino a correggere bozze a riscrivere insulsi articoli di cronaca nera, un alter ego letterario. Dino Buzzati, Maurizio Pilotti. Libertà.

Mi fa credere in Dio più una foglia che una tiara. Roberto Gervaso.