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 2020  dicembre 05 Sabato calendario

Torneo di Robinson, Dickens subito eliminato

Mi domando come possano perdere, in queste competizioni che lei ha inventato, scrittori come Dickens o Simenon.

Capita. È il guaio del confronto. I libri messi in gara sono in genere piaciuti tutti – e piaciuti molto – e tuttavia noi obblighiamo i lettori a scegliere. E al momento della scelta, magari, qualcuno ha tirato a sorte.
Sono curioso di sentire qualche critica negativa rivolta a questi autori massimi.
La più curiosa e originale (forse) è quella con cui Maria Zecchini, 32 anni, femminista dichiarata, bresciana della provincia, ha preso le distanze dai tre racconti di Simenon: « In generale, sono poco propensa a scegliere libri che abbiano, come protagonisti, maschi bianchi, di classe sociale medio alta, che dimostrano un’intelligenza e un intuito superiore alla media. Risolvono casi perché sono i migliori, mentre le mogli ricamano e fanno da orpello. Cerco letture più diversificate e con punti di vista originali. Ciò detto, a Simenon si perdona tutto perché la qualità della narrazione e il ritmo della storia è ottimo».
Eh già, la moglie di Maigret...
Sì, che sta sempre a casa ad aspettarlo... E di sicuro le femministe, contro il vecchio seduttore Simenon che le donne le ha fatte disperare sul serio, avrebbero parecchi argomenti.
E Dickens?
Altro bel tomo per le donne: voleva chiudere la moglie in manicomio dopo averle fatto fare dieci figli. Però sono d’accordo sul fatto che l’eliminazione del Canto è sorprendente, si tratta della storia natalizia più famosa, al punto da aver trasmesso il nome del protagonista – Scrooge – allo zio Paperone americano.
Cosa c’era che non andava nella storia della conversione del vecchio avaro?
In un mare di lodi e di lacrime di commozione, spiccano i dubbi di Stefania Labella, 55 anni, giornalista e insegnante di Foggia, a cui la faccenda di Scrooge è apparsa troppo manichea, quindi schematica, di qua tutti i cattivi, di là tutti i buoni. Assunta De Santis, una nonna che vive nei pressi di Santa Maria di Leuca, in una grande casa di campagna, ha scritto questo: « Nonostante le infinite letture e le rivisitazioni anche disneyane, la malinconia e la cupezza di questo racconto mi accolgono sempre ad ogni rilettura. Edificante certo, anche realistico, e con l’innegabile qualità di scrittura letteraria di un grande come Dickens, tuttavia non riesce ad esercitare su di me alcun fascino, privo, come mi appare, anche dell’epica e del respiro dei romanzi dickensiani, aperti a un destino meno ristretto. Uno dei pochi libri per ragazzi che nella mia famiglia non si è tramandato alla generazione successiva…».
E Gogol? Perché, bocciare Gogol...
Sul breve racconto di Gogol – intitolato La notte di Natale e scritto nel 1821, quando l’autore era poco più che ventenne – registro le critiche di Alessandro Rossetti: «Realizzazione troppo arzigogolata». Carlo Neri: «La storia di un amore dannato: il fabbro Vakula, pur di esaudire i frizzi e i lazzi della sua giovane amata, è pronto a evocare finanche le forze diaboliche. Ma non pensate ad un’atmosfera completamente cupa: scene grottesche e paradossali intervallano momenti più tetri. In generale non ne ho apprezzato la lingua».
Certo che i lettori dei Circoli hanno un coraggio...
Forse il grande russo ha pagato una traduzione d’altri tempi, l’unica, d’altra parte, che si trova in circolazione. Lucia De Michele lo dice chiaro: «Romantico e incantevole l’impianto narrativo principale che vede il giovane Vakula, fabbro di professione, fare di tutto per accontentare la sua amata Ocsana. Il libro perde notevolmente di potenza e efficacia a causa della traduzione un po’ obsoleta».
(mi ha aiutato Jessica D’Ercole)