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 2020  dicembre 04 Venerdì calendario

Il censimento delle stelle

Quasi due miliardi di stelle della nostra galassia, la Via Lattea, hanno perso da ieri molti misteri ma certamente non il loro fascino. Una nuova mappa celeste, la più precisa mai disegnata grazie al satellite astronomico Gaia dell’Esa europea, traccia l’identikit di un miliardo e ottocentoundici milioni, settecentonovemila settecentosettantuno astri della nostra isola cosmica; cento milioni in più rispetto all’ultimo censimento di due anni fa. I dati raccolti descrivono i loro movimenti, le velocità con cui si muovono, ma anche la luminosità e persino il colore. «Un censimento così definito era un sogno degli scienziati del cielo perché da qui si partirà per nuove scoperte», commenta Mario Lattanzi dell’Istituto nazionale di astrofisica che coordina con Asi la partecipazione italiana al piano europeo.
Il satellite Gaia è volato in orbita nel 2013 e da allora il suo occhio scruta l’universo consentendo di compilare i primi cataloghi della Via Lattea e oltre. Cominciando dai dintorni del Sole dove ora, dopo le ricognizioni dell’ultimo anno, sappiamo tutto di oltre 330 mila stelle presenti fino a una distanza di 326 anni luce. «Prima di Gaia conoscevamo solo il 10% di questi astri» nota Lattanzi. A giocare a favore è la sensibilità dei suoi strumenti capaci di cogliere una luminosità un milione di volte più debole di quella percepita dal nostro occhio. E non solo. Si è pure riusciti a migliorare del 30% il calcolo della distanza degli astri e del 50% i loro spostamenti. E si è stabilito inoltre con quale accelerazione (appena 7 millimetri al secondo) il nostro sistema solare si muove mentre compie un giro intorno al cuore galattico in 200 milioni di anni. Misure dettagliate che impressionano, frutto di un’esclusiva scientifica europea e italiana sviluppata dal 1989 con la partenza del primo satellite, Hipparcos, destinato a queste complicate indagini. Ieri, quando l’Esa ha aperto il cassetto dei dati, immediatamente ricercatori dagli Stati Uniti, dalla Cina, dal Giappone, dall’Australia si sono collegati per avviare nuovi studi.
Tra i primi risultati ottenuti, guardando nel circondario della Via Lattea, Gaia ha mostrato che cosa sta succedendo alle nubi di Magellano, le due galassie più vicine alla nostra, distanti 160 mila anni luce, mostrando come la più grande stia divorando la minore attirando un fiume di stelle diventato ormai quasi un ponte tra le due isole. «E poi siamo riusciti a vedere altre stelle che stanno cadendo verso il piano galattico – racconta Lattanzi —. Sono i resti astrali del cannibalismo cosmico di cui è stata protagonista la nostra Via Lattea divorando la più piccola, battezzata Sagittario, tra 300 e 900 milioni di anni fa. Nelle prossime ricognizioni questi astri non li vedremo più perché ormai saranno diventati parte integrante della nostra isola celeste».
Ora si prepara il futuro. «Il prossimo passo – anticipa l’astronomo – sarà la raccolta degli spettri ad alta risoluzione di milioni di astri. Così, analizzando più in profondità la loro luce, scopriremo anche i segreti ancora ben nascosti della loro natura».