La Gazzetta dello Sport, 4 dicembre 2020
Il ritorno in vasca di Magnini
Tre anni dopo, risalire su quel blocchetto di partenza sarà un’emozione davvero speciale per Filippo Magnini. Domani e domenica, tra i 200 e i 100 sl, tra Milano e Lodi, Filo gareggerà nei campionati regionali come il più sconosciuto dei nuotatori in cerca del tempo di qualificazione agli Assoluti. Primo passo di un tentativo temerario ed entusiasmante al tempo stesso: l’obiettivo è qualificarsi per la sua quinta Olimpiade a Tokyo e da nuotatore più longevo del mondo (39 anni). Il re della velocità che guardava il mondo dall’alto dal 2005 al 2008, sostiene che già tornare sul blocchetto equivale a una vittoria, anche morale. Filo ha riavvolto il filo del suo destino e si riaffida ora al cloro e al crono.
Magnini, cerca sensazioni nuove o antiche?
«Ho talmente desiderio di gareggiare in questo periodo di così poche gare, che riuscirci a Milano, a Lodi e Riccione è un colpo di fortuna. Dopo 2 mesi di allenamenti non è facile fare certi tempi».
Cos’è cambiato dalla sua versione originaria?
«In palestra mi segue Marco Cosso, il preparatore di Energy Standard del gruppo Gibson, come Manaudou, e ringrazio il patron Grigorishin. Sto facendo dei lavori particolarissimi: mi sto ricostruendo intanto come atleta. Con Claudio Rossetto ho ripreso allenamenti in acqua che potevo fare a 20 anni ma con un occhio al recupero. Sto ritrovando i meccanismi».
Come si sente alla vigilia di un ritorno così diverso?
«Con una carica infinita e la voglia di ributtarmi in acqua in una versione diversa, con una mentalità nuova».
Ha visto che il canadese Hayden col quale vinse l’oro mondiale nel 2007, va già veloce a 37 anni?
«A Budapest ha fatto 46” lanciato in vasca da 25 metri, è stato molto bravo dopo essere rimasto fermo per più anni: la sua fortuna rispetto a me è che in Canada ha meno avversari».
Una carica che le nasce...?
«Da mia figlia Mia, da Giorgia (Palmas, ndr) e dall’aver vinto la battaglia doping che mi ha liberato tantissimo. Sono l’atleta più motivato del mondo, non posso essere ora il più forte ma la testa può fare tutto».
A proposito, come si approccerà ora con l’antidoping?
«Sono tesserato per la Nuotatori Milanesi dal primo ottobre: il primo controllo l’ho avuto il 10 ottobre e il secondo due giorni fa. Non sono neanche nelle graduatorie mondiali, non ho ancora gareggiato ma il campanello suona già di buon mattino. Giorgia s’è stranita che arrivino alle ore 7, ma ormai si è abituata: sa che se bussano così presto sono i controllori».
Com’è fare il papà Magnini dopo due mesi?
«Un’esperienza unica, ogni giorno Mia è sempre più bella e io sono sempre più innamorato. La vediamo crescere, ride sempre giocosa da matti, non vedo l’ora di tornare a casa a prenderla sulle braccia anche se torno con le braccia affaticate dall’allenamento».
La porterà presto in piscina?
«Le metteremo le cuffie com’è successo al figlio di Phelps».
E qual è il contributo di Giorgia in quest’avventura del Magnini nuotatore ritrovato?
«Giorgia è salita con me in quest’avventura e mi permette di stare sereno: se abbiamo deciso questo percorso lo si deve fare bene, con la tranquillità giusta per gli allenamenti. Prima o poi devo farle vedere davvero come nuoto».
Quanto pensa di andare veloce anche rispetto al panorama degli altri velocisti azzurri?
«Miressi è la nostra punta di diamante, nei 100 sl non ha rivali; dietro ci sono tanti bei nomi, da Dotto a Vendrame, da Frigo a Zazzeri, da Orsi a giovani come Ceccon e Bori. Tutti possono puntare alla la staffetta, ma i tempi sono quelli che ho lasciato 3-4 anni fa. Vorrei far vedere la mia miglior versione a 39 anni. Sfido me stesso».
Il più anziano a Tokyo: ci pensa tanto o è realista?
«L’Olimpiade è un sogno, non ho la presunzione o ossessione della qualificazione olimpica, sono gli altri che devono. Io lo vorrei perché sarebbe un bellissimo traguardo approdare alla quinta Olimpiade, sarebbe pazzesco, ma siamo in una nazione molto competitiva».
La cosa più difficile o imprevista che non si aspettava?
«La mentalità è l’ultimo dei miei problemi, professionista lo sono sempre stato. La resistenza alla fatica in acqua e la determinazione sono quelle di 20 anni, vedremo quando aumenterà l’intensità del lavoro se mi dovrò preoccupare...».
Non la fermerà nulla?
«I tre anni senza gare non mi spaventano: se non fosse qualcosa di difficile non l’avrei fatta. Senza questo 2020 non lo avrei fatto più, idem senza il posticipo olimpico. L’assoluzione totale ha fatto il resto».
Magnini, 48”5 può nuotarlo?
«L’entusiasmo ti permette di fare i sacrifici che devi fare, la testa ti porta fino a un certo punto, per tornare in forma serve tutto. Ma aver dimostrato al mondo di aver ragione, di essere trasparente e corretto, mi dà una pace interiore che posso trasformare in acqua». Sereno e senza limiti: il nuovo vecchio Magnini.