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 2020  dicembre 04 Venerdì calendario

Tutti i progetti per i nuovi stadi di Serie A

L’Italia è all’ultimo stadio? Forse è un’immagine troppo pessimistica, ma la Serie A se si parla di impianti indossa la maglia nera dell’Europa che conta. Oggi soltanto Juventus, Atalanta, Udinese e Sassuolo hanno uno stadio di proprietà: troppo poco, visto che tra Bundesliga, Liga e Premier in media ben oltre il 50% dei club ha una casa completamente sua. L’ultimo report della Figc dice che i nostri stadi hanno una media di 56 anni di vita e si riempivano, in epoca pre Covid, al 63% della capienza totale. Ecco perché si deve fare meglio in tutte e due le voci: sperando che gli spettatori possano tornare al più presto, bisogna muoversi in fretta. D’altronde le biglietterie fanno guadagnare ai club circa 300 milioni all’anno, se gli stadi fossero più moderni e con più servizi la cifra si impennerebbe. Oggi almeno sei società di Serie A stanno lavorando per avere stadi nuovi di zecca, tra restauri o impianti mai visti prima: Inter, Milan, Bologna, Roma, Cagliari, Fiorentina. E magari ne arriveranno altre in breve tempo, considerando anche che la legge «sblocca stadi» approvata a settembre rende il rinnovamento degli impianti con più di 5mila posti molto più snello. In soldoni: sicurezza e sostenibilità del progetto prevarranno sugli eventuali vincoli storici degli stadi da risistemare (o abbattere).
La Viola aspetta
La prima società a esultare è stata la Fiorentina, che ora aspetta una risposta dal Ministero dei Beni Culturali per potere decidere se costruire o meno il nuovo Franchi. Rocco Commisso, che ha già investito circa 80 milioni sul centro sportivo, vuole sapere se lo stadio di oggi può essere abbattuto e il nuovo ricostruito sempre nell’area di Campo di Marte rispettando le parti di valore storico e architettonico. Al momento sembra che da Roma possano arrivare diverse limitazioni al club viola: ecco perché le opzioni sul tavolo restano tre in caso di addio al progetto di rifare il Franchi. Aspettare la ristrutturazione da parte del Comune, spostare il progetto in un’area a Campi Bisenzio oppure mantenere lo status quo davanti alle troppe difficoltà burocratiche. Commisso ha fretta: a inizio 2021 si capirà quale strada intraprenderà il presidente viola.

Milano lavora
L’inizio del nuovo anno sarà decisivo anche per il progetto San Siro di Inter e Milan. Che a inizio novembre hanno depositato in Comune l’integrazione dello studio di fattibilità (presentato a luglio 2019) e il piano economico finanziario del nuovo stadio e dell’area attorno all’impianto di oggi. I club hanno ridotto l’indice volumetrico extra-stadio, passando a 0,51 (si era partiti da 0,63), e riutilizzeranno il Meazza, conservandone diversi elementi iconici, come distretto sportivo e commerciale. Inter e Milan nei mesi scorsi hanno dato l’ok al pagamento di 100 milioni per la concessione del diritto di superficie sulla zona per i prossimi 99 anni e di almeno altri 80 per rifunzionalizzare del Meazza. Per il nuovo distretto San Siro, con al centro uno stadio di 60-65 mila posti, rossoneri e nerazzurri hanno messo sul tavolo un investimento di 1,2 miliardi di euro. Una volta ottenuta la validazione del progetto rivisto da parte di Palazzo Marino si procederà alla scelta della “forma” dello stadio, che Inter e Milan vogliono aprire nel 2024 per essere in piedi in occasione dei Giochi Olimpici del 2026: la sfida è tra la Cattedrale progettata da Populous e gli Anelli di Manica- Sportium.

Friedkin che cosa fa?
La Roma, che vede il traguardo politico – dopo 8 anni – per il progetto Tor di Valle, potrebbe invece cambiare idea. Ai Friedkin non interessa il business park e i 55.000 spettatori del progetto di oggi sembrano troppi. Al di là dei possibili intoppi in Comune (Raggi senza maggioranza sul voto), la proprietà Usa cerca le alternative. Magari modificando il progetto Tor di Valle e tagliando i 900 milioni di investimenti, o prendendo in concessione l’area del Flaminio per 99 anni. In piedi anche le soluzioni Fiumicino e Tor Vergata. Insomma, il futuro è ancora in bilico: toccherà al nuovo dirigente Stefano Scalera, da gennaio, lavorare su tutti i vari dossier.

Vento rossoblù
Vanno veloci, invece, Bologna e Cagliari. Il 27 ottobre è arrivato l’interesse pubblico della proposta di riqualificazione e ammodernamento del Dall’Ara, ora si attende il progetto definitivo. L’obiettivo è partire – con Fincantieri – per metà 2022. La ristrutturazione durerà 2 anni (lo stadio temporaneo può sorgere nell’area del Centro Agro Alimentare), il Comune concederà al Bologna il diritto di superficie per 40 anni e verserà anche 40 milioni per i lavori, che ne costeranno oltre 100. I posti a sedere saranno 30.325. Anche Cagliari ha fretta. La Sardegna Arena, impianto provvisorio tirato su in appena 127 giorni, è la prova che il club di Tommaso Giulini è proiettato nel futuro. Accanto allo stadio di oggi c’è il rudere del Sant’Elia, dove sorgerà la nuova arena che vedrà il mare. Il Cagliari avrà il terreno in concessione per 50 anni e i lavori sono stati affidati a Sportium: il progetto definitivo dovrebbe essere presentato nel prossimo trimestre e se tutto andrà bene i cantieri potrebbero partire entro la fine del 2021. L’obiettivo dei sardi è entrare nella nuova casa nel 2023.