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 2020  dicembre 03 Giovedì calendario

Periscopio

Mariangela Melato mi ha insegnato che è più straordinaria una vita imperfetta che una vita perfetta. Diego dalla Palma, truccatore (Candida Morvillo). Corsera.
Gervaso tace un istante, poi dice: «Sono il più grande scrittore morente». Roberto Gervaso, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.

La vignetta di cui vado più orgoglioso è quella su D’Alema, che mi ha dato più guai. Mi vergogno invece di quella in cui ho rappresentato Bettino Craxi appeso a testa in giù, come a Piazzale Loreto. Poi lo hanno perseguitato con ferocia e mi ripugna stare dalla parte con chi l’ha fatto. Giorgio Forattini, vignettista politico (Giancarlo Perna). Libero.

Giuseppe Conte è la somma di tante parole usate nel gergo istituzionale, captate e assemblate in un costrutto artificiale. È lo stadio frattale del moroteismo, il suo dissolversi. Ogni suo discorso è un preambolo a ciò che non accadrà, il suo eloquio è uno starnuto mancato, di cui si avverte lo sforzo fonico e il birignao istituzionale ma non il significato reale. Altri semmai decideranno, lui si limita al preannuncio. Marcello Veneziani. Panorama.

Oggi un politico con gli occhialini, che leggesse il greco e il latino, citasse interi canti di Dante a memoria, parlasse il tedesco (Alcide De Gasperi) e il russo (Palmiro Togliatti) come l’italiano, sarebbe orribilmente antipatico ai colleghi e agli elettori. Lo chiamerebbero il professorone, e lo citerebbero per primo negli elenchi di coloro con cui non si vorrebbe avere nulla a che fare («e tu vorresti fare un governo con De Gasperi?», «e tu ti alleeresti con uno come Togliatti?»). Aldo Cazzullo. Corsera.

Col Sessantotto ho avuto un coinvolgimento iniziale e poi un progressivo distacco. Fu importante sul piano del costume. Mi sposai giovane per poi separarmi che lo ero ancora. Tornai libero. Impegnandomi su tre fronti: le fidanzate, lo studio, gli amici. Tra i più importanti in quel periodo c’era Pier Aldo Rovatti. Ci consideravamo entrambi allievi di Paci, scrivevamo sulla sua rivista Aut Aut. Pier Aldo ha continuato a farla negli anni, con grandi meriti, io quasi subito me ne staccai. Salvatore Veca, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Mio padre, critico del Quotidiano, rimase senza lavoro per aver scritto: «Le prime qualità del film La dolce vita sono nella fantasia sfrenata, nell’ambientazione scavata con lo stesso ardire e la stessa succulenza di uno Stroheim e di uno Sternberg nel modo sorprendente della evocazione, come una favola surreale di Hoffmann; ma tutto quel che Fellini ci mostra è rigorosamente vero, còlto in alcuni ambienti della Roma notturna...». Papà e Fellini erano già amici, si stimavano a vicenda e avevano una passione comune: la storia del circo e dei clown. Quando Federico seppe del licenziamento di papà rimase molto avvilito e gli propose di entrare come ufficio stampa in quella che doveva essere la sua prima casa di produzione: la Federiz (nata da un’alleanza con la Rizzoli). Progetto che fu chiuso dopo circa un anno. In ogni caso papà era già impiegato al Centro Sperimentale e non avrebbe potuto accettare. Ma rimase molto commosso dal gesto di Fellini, da vero amico. Carlo Verdone. la Lettura.

Tengono in piedi l’editoria libraria i lettori forti, quelli che comprano un libro al mese. Sono appena il 14 per cento. Ora però la stupirò: considerando tv, cinema, musica, giornali e libri, qual è la prima industria culturale nel nostro Paese? Tutti sono indecisi fra le prime tre. Invece è l’ultima. L’editoria libraria vale otto volte il cinema e cinque-sei la musica, con un fatturato di oltre 3 miliardi. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aec) (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Anche Emily Dickinson era, a suo modo, stata vittima di uno stereotipo al femminile. A lungo è stata considerata la poetessa dei fiori e delle torte fatte in casa. Spero, con il mio lavoro, di aver contribuito a smontare questa assurdità. Margherita Bulgheroni, prima traduttrice dei Beatles (Roberta Scorranese). Corsera.

Emma Marrone ha cantato la felicità facile e carnale, solida, quella che per godertela devi essere disposto a cadere. «Ho sempre voglia di farmi male con te», «Mi piace di più stare addosso a te e se si deve andare giù, andiamo giù». Non ha paura dei giudizi, e nemmeno di esagerare, di essere troppo emotiva, sentimentale, popolare. Quest’anno fa il giudice di X Factor (su Sky Italia, ogni giovedì sera) e valuta tutto: la tenuta sul palco, la tenuta artistica, professionale, comunicativa, la prospettiva discografica, radiofonica, televisiva. Manuel Agnelli è lì a fare il barricadiero, a straparlare di rivoluzione, e lei tiene i piedi per terra. Emma Marrone, X Factor (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.

Ho la certezza, papà, che ci sei. Come quando per lavoro stavo per partire per Gulu, in Uganda, terra di guerra e di agguati, e lasciavo a casa i bambini, e avevo un po’ di paura. Allora ho sognato che avevo addosso un grosso impermeabile, troppo largo per essere mio, e con le tasche piene di chiavi, monete, sigarette, accendini. Lo riconoscevo quel vecchio impermeabile reduce da cento viaggi, era il tuo: e ora stava sulle mie spalle come una cappa, come un’armatura. Sveglia, ho pensato: mi stavi dicendo di partire tranquilla per l’Africa, perché mi proteggevi tu. E la paura è passata. Marina Corradi, Lettere a mio padre Egisto. Gazzetta di Parma.

Per me uno scrittore letterario deve essere un campione dell’azzardo, nel senso che deve dare per acquisito il patrimonio letterario precedente, metterlo da parte e puntare tutto su un’unica forma nuova, originale, mai battuta prima. Elsa Morante diceva che «a uno scrittore tutto interessa meno che la letteratura» e aveva ragione. Se non c’è questo slancio verso un territorio inesplorato, un libro sa di «già visto, già sentito». Luigi Brioschi, presidente e direttore della casa editrice Guanda (Roberta Scorranese). Corsera.

In effetti Stevenson (ma non solo: anche Joseph Conrad, Jack London, Alexandre Dumas e Herman Melville se è per questo) è la spina dorsale del personaggio che il giovane Pratt tornato a Venezia sta a sua insaputa covando. Poi ci sono anche i fumetti americani, certo: arrivati in Italia come il chewingum e il boogie al seguito dei soldati yankee. E una nonna di origine gitana (dovremmo tutti averne una) che lo porta al cinema a vedere i film di indiani e cowboy, e poi una volta tornati a casa gli dice: «Disegna quello che hai visto, se viene bene avrai una cioccolata in premio». Hugo Pratt (Maurizio Pilotti). Libertà

Le amicizie disinteressate sono le più vulnerabili. Roberto Gervaso.