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 2020  dicembre 03 Giovedì calendario

Aperta un’indagine sui soldi di Philip Morris a Casaleggio

Ora anche la procura di Milano vuole capire la natura della maxi consulenza da poco meno di due milioni e quattrocentomila euro lordi che la Casaleggio Associati ha incassato negli ultimi tre anni dalla Philip Morris. Per questo il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, a capo del pool Anticorruzione, ha aperto un fascicolo d’inchiesta per il momento conoscitivo, a “modello 45”, cioè senza indagati né ipotesi di reato, per approfondire la vicenda. E, già venerdì scorso, ha delegato gli accertamenti preliminari al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza che a breve depositerà una prima informativa.
Quel che gli inquirenti vogliono capire è innanzitutto se davvero negli ultimi tre anni, a partire dal 2017, la società di Davide Casaleggio abbia lavorato per il colosso del tabacco. Ma anche di che tipo di consulenza si tratti, come e quanto sarebbe stata pagata. Insomma tutto quello che c’è dietro al rapporto commerciale tra la società milanese e la multinazionale del tabacco che, almeno all’apparenza, sembrano molto distanti tra loro. Solo dopo, se dovessero emergere irregolarità, si proverà a capire se esista un eventuale legame tra gli assegni staccati dalla Philip Morris e gli interventi normativi favorevoli all’industria del tabacco che il Movimento Cinque Stelle ha sostenuto in questi anni. E se ci sia stata in questo senso una qualche possibile ingerenza da parte di Casaleggio, che è anche presidente di Rousseau, la piattaforma web su cui vengono decise politiche e candidature del gruppo.
Prima ancora che il caso esplodesse, è stata l’ex Iena, l’eurodeputato Cinque Stelle Dino Giarrusso, dopo un servizio andato in onda su Report, a dichiarare: «Ho ricevuto un contributo come tutti i parlamentari del Movimento. Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se hanno finanziato tutti gli eletti alle politiche del 2018, potranno finanziare anche me». Qualche giorno dopo, l’esistenza della maxi consulenza è stata rivelata dal quotidiano Il Riformista. Secondo quanto spiegato da La Stampa, si parla di 49 fatture, ognuna con numero progressivo nella contabilità Philip Morris, che avrebbero cadenza mensile, per un importo che varia tra i 40 e i 50mila euro al mese. Due fatture in particolare, del 14 novembre 2018 e del 25 novembre 2019, avrebbero invece un importo di 140 mila euro ciascuna. Il totale dei soldi che sarebbero stati corrisposti ammonta alla cifra lorda di 2. 379. 203, 43. Una montagna di denaro erogato per una non meglio precisata «consulenza digitale». Soldi incassati – secondo Il Riformista – nel periodo in cui sono state drasticamente abbassate dal Parlamento le tasse sulle sigarette elettroniche (nuovo e principale business della multinazionale). Davide Casaleggio, sin dal primo momento, ha risposto a questa connessione annunciando querele e parlando di «teorie fantasiose». Il figlio del fondatore del Movimento ha spiegato, infatti, che non c’è conflitto d’interessi perché «io non firmo decreti, né voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze. Questi sono i fatti». Su Facebook, ha aggiunto: «Non ho mai richiesto nulla per i clienti di Casaleggio Associati a eletti o governanti del M5S, mantenendo sempre una distinzione netta tra le due realtà». Ad accertarlo, ora, saranno i magistrati di Milano.