2 dicembre 2020
Sabino Cassese «Il presidente nello sviluppo della democrazia»
1. Dinamiche politiche e ruolo del Quirinale:
il problema
È vero che vi è «sostanziale corrispondenza
tra le dinamiche del sistema
politico-istituzionale […] e il ruolo di
volta in volta svolto dal Quirinale»?1
Prima di cercare di rispondere a questa
domanda, di accertare se sia corretto
il parallelismo presidenza-sviluppo del
sistema politico, vanno precisati gli stessi
termini della domanda.
Essa si riferisce al “figurino” costituzionale
del presidente o ai singoli presidenti,
e quindi al modo in cui ciascuno
di essi ha interpretato il proprio ruolo?
Nel secondo caso, si riferisce all’intero
settennato, o è difficile una valutazione
unitaria di un così lungo periodo, specialmente
considerata la discontinuità
del principale interlocutore del presidente,
il governo?
In secondo luogo, la relazione va intesa
nel senso che l’evoluzione politicocostituzionale
ha influito sul modo in cui
i presidenti hanno svolto la propria funzione
(come, ad esempio, pare ritenere
Livio Paladin, quando osserva che le
mutazioni del governo, del Parlamento
e del quadro politico si ripercuotono sul
presidente e il sistema politico «riplasma
di continuo il ruolo del capo dello Stato
»2), o, all’opposto, nel senso che i presidenti
hanno influenzato il modo in cui
si è sviluppata la democrazia in Italia?
In terzo luogo, nel definire uno dei
termini del rapporto (il presidente) ci si
riferisce al modo in cui esso è stato di
volta in volta prescelto, simboleggiando,
quindi, un orientamento della politica
in senso lato (considerata l’ampiezza
del collegio elettorale), oppure alla sua
azione, alla maniera in cui i presidenti
prescelti hanno svolto il proprio compito,
accentuando alcune funzioni, “inventandone”
altre, tralasciandone altre
ancora?
In quarto luogo, in questo “dialogo”
tra presidenza e sistema politico, si può
registrare un crescendo, nel senso che
vi è una linea vettoriale di sviluppo3,
oppure vi è una variabilità che dipende
dall’andamento del sistema politico4, nel
primo caso formandosi, quasi per accumulo,
un patrimonio di compiti che
tende a protrarsi nel tempo e a restare
a disposizione dei presidenti successivi,
mentre nel secondo caso il ruolo del
presidente sarebbe invece quello di un
organo che si riempie e si svuota come
dettano le circostanze?
Infine, e più in generale, questa “sostanziale
corrispondenza” è quello che
volevano i costituenti, nel senso che volevano
disegnare la figura presidenziale
immergendola tanto nella politica da farne
un attore importante dello svolgimento
della democrazia in Italia, in tal caso
smentendo la retorica, tanto usata in materia,
del presidente “potere neutrale”?
Intorno a questi interrogativi se ne
aggrumano altri, che rendono difficile
procedere senza distinguere diversi
piani, che sono quello della consistenza
e della portata del disegno originario,
quello dei modi in cui questo si è calato
nella living Constitution, quello degli
artefici della stessa living Constitution
(presidente, forze politiche, allargamento
progressivo della base di consenso dei
governi).
Sono questi i motivi per cui questo
capitolo è scritto con una tecnica “cubista”,
che ruota intorno all’oggetto, per
considerarlo da vari lati, incominciando
con i motivi della configurazione iniziale
del modello presidenziale da parte dei
costituenti e con la formazione del disegno
costituzionale.
Secondo aspetto che si considererà è
quello della costituzione vivente, a sua
volta divisa in più parti: chi ha scelto i
presidenti e tra quali categorie di persone
i presidenti sono stati scelti; come i
presidenti hanno dichiarato di interpretare
il proprio ruolo; come poi l’hanno
di fatto interpretato; quali differenze
soggettive sono state rilevanti, che hanno
influenzato la conformazione presidenziale.
Ultimo aspetto da considerare è quello
del contesto, delle vicende principali
del settantennio, che hanno contribuito
alla formazione dei turning points della
storia repubblicana, e alle quali possono
aver cooperato sia le scelte dei presidenti
sia i presidenti stessi con la loro
azione.
Naturalmente, si eviterà di immergere,
come pure si sarebbe tentati, le scelte
dei presidenti e gli indirizzi da loro perseguiti
nelle vicende generali della politica,
sia per la vastità di un tale compito,
sia per la sua erroneità, perché una tale
impostazione farebbe del presidente un
demiurgo dal quale fare dipendere le
sorti di tutti gli sviluppi democratici italiani5.
Sta in “I presidenti della Repubblica. Il Capo dello Stato e il Quirinale nella storia della democrazia in Italia”