ItaliaOggi, 2 dicembre 2020
Periscopio
I negazionisti bisogna prenderli e lasciarli un’ora in quella stanzina dell’Humanitas di Milano dove sono stato curato per il Covid. Non c’è bisogno di 36 ore com’è capitato a me. Sicuro che cambiano idea. Gerry Scotti, presentatore tv (Renato Franco). Corsera.
Oggi in tutto il mondo sono specialmente i giovani ad aver adottato la pizza. Io trovo che questo sia un fatto consolante e indicativo: c’è qualcosa di elementare, pulito, allegro, nella pizza, che mi fa pensare subito un gran bene dei suoi seguaci. Sophia Loren (Cesare Lanza). Alle 5 della sera.
In base al decorso della pandemia, le date possibili per convocare il concistoro straordinario, che prevede l’arrivo sotto il Cupolone di oltre cento cardinali, potrebbero coincidere con una delle feste delle Madonne più amate, ossia il 11 febbraio (Madonna di Lourdes), oppure il 13 maggio, il giorno della Madonna di Fatima. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Noi italiani abbiamo purtroppo avuto in parte (la parte culturalmente egemone) una Resistenza antifascista ma non anticomunista, dunque illiberale, per giunta guidata dal Pci filo-sovietico, raccolto intorno al culto del Migliore, Palmiro Togliatti. Alessandro Gnocchi. il Giornale.
Il momento più difficile per uno che vuole smettere di drogarsi viene dopo sette o otto mesi. Perché fisicamente è rifiorito: mangiare bene, lavorare all’aria aperta, non bucarsi più, avere tanti amici lo rendono forte come un leone. O almeno così si sente, e desidera uscire per mettersi alla prova, sicuro di superarla. Facciamo di tutto per dissuaderlo, ma qualche volta se ne va. Nove volte su dieci c’è il tonfo. L’esperienza ci ha insegnato che i tre anni sono il limite minimo per garantire una guarigione definitiva. Sono tanti, ma non se ne può fare a meno. Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.
Il successo arrivò prestissimo: a 19 anni, con 50 Special. «...Squerez?» è l’album di una band più venduto nella storia della musica italiana. Passai dalle feste liceali ai palasport. Come leader dei Lùnapop mi spettava appena l’1% degli incassi; mi arrivò lo stesso un assegno da 60 milioni. Fu una soddisfazione andare alla Carisbo, dall’impiegata che mi chiedeva insistentemente di rientrare: «Il suo conto è in rosso, dovremo chiuderlo!». Le mostrai l’assegno: «Lo chiuda pure, cambierò banca». Uscì il direttore a inseguirmi. Invano. Cesare Cremonini, cantante (Aldo Cazzullo). Corsera.
«A proposito di Usa, cos’è questa mattana della tua casa nel deserto del Nevada, dove vai appena puoi con moglie e figlie? Vuoi sbalordire noi provinciali?», chiedo. «No. È un’autentica passione. L’orizzonte infinito, il cielo stellato, il deserto. È il paesaggio dei film di John Ford. Per me, è un prozac», dice sognante Rondolino. «Mi fai venire voglia». «Quando vuoi, sei ospite. Lo sceriffo della contea ha le chiavi. Tu le prendi e vai. Intorno, per sette miglia, non c’è nessuno. Poi, c’è un bordello, l’abitazione più vicina. Il Nevada è tutto casini e casinò. Sono andato nel lupanare per la visita di presentazione, come usa tra vicini. Ero con mia moglie e le nostre due figlie. Quando la tenutaria ci ha visti, ha pensato che volessi offrire la mia merce», ride e richiama in salotto cane e gatti. Fabrizio Rondolino, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.
Fui mandato dai miei a scuola d’arte a Venezia con convitto dei preti. È stata la mia salvezza ma lì ho avuto le attenzioni di un prete di 120 chili, padre Ugo. Eppure non provo rancore. Prima di morire, mi chiamò e mi chiese: «Dieghino, mi vuoi bene?». Gli risposi di sì. Mi dissi: lascialo andare in pace. Fui abusato a 15 anni e durò per due anni. Ma non la vedevo tanto come una violenza. Pensavo. Sto qua, vado a scuola, qualcosa devo restituire. Diego Della Palma, truccatore. Candida Morvillo (Corsera).
A Firenze, oltre a Cantimori e Garin, vi erano Cesare Luporini, Paolo Rossi, Ernesto Sestan, Gianfranco Contini, Giacomo Devoto, Ernesto Ragionieri. Un gruppo di professori che non aveva eguali in Italia. Alla fine, poiché Cantimori cominciava a non stare bene, chiesi a Garin di laurearmi con lui. Michele Ciliberto, biografo di Giordano Bruno (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il dipinto che mi è costato di più è «Il saluto dell’amico lontano di de Chirico. È del 1916, quando Giorgio e suo fratello Alberto andarono a vivere con la madre a Ferrara e furono rapiti dalle atmosfere rarefatte di quella città. La pittura metafisica nacque così. Luigi Carlon, industriale, creatore del Museo Palazzomaffei di Verona. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Quel giovane ufficiale fresco di nomina che nel Deserto dei tartari, per il primo servizio viene spedito in un avamposto dimenticato ai confini nord del Regno, in realtà è lui, Dino Buzzati. Come in uno spogliarello al contrario (perché questo fanno i grandi scrittori) indossa la divisa da ufficiale per coprirsi appena e poterci parlare più liberamente di se stesso. Nel romanzo Drogo-Buzzati approda così alla Fortezza Bastiani, un baluardo ormai inutile, che di fronte ha un deserto vuoto come le orbite di un teschio. Ma prima o poi, gli spiegano gli altri ufficiali, arriverà l’attacco di un nemico misterioso e sconosciuto, i Tartari, e ci sarà modo di mettere in mostra il proprio valore. Dino Buzzati, Maurizio Pilotti. Libertà.
Il disgusto nei confronti di chi invecchia svanirà mano a mano che le persone vedranno sempre più leadership attive da parte di settanta-ottantenni. Tuttavia, affinché ciò avvenga, tutte le nazioni devono rimuovere l’età pensionabile obbligatoria, che è un reato contro la giustizia di base. Il pensionamento obbligatorio è stupido e ingiusto. Martha C. Nussbaum, filosofa Usa (Roberta Scorranese). Corsera.
Stalin, come è ormai noto, non si fermava davanti a nulla. Non ebbe dubbi neppure nel caso dell’assassinio della vedova di Lenin, Nadezna Konstantinova Krupskaija, una donna molto popolare, soprattutto fra le donne russe. L’anziana dirigente era considerata «troppo autonoma» nelle sue opinioni e il dittatore non la poteva soffrire. Il giorno dei suoi 70 anni le fece consegnare una sontuosa torta, ma seguì abilmente la sua malattia e la sua rapida morte, impedendole anche di partecipare al congresso del Pcus. Dopo il pranzo, la Kupskaia si sentì subito male e i medici le diagnosticarono «un’appendice acuta, una peritonite e una trombosi». A funerale concluso, i medici vennero premiati da Stalin con una speciale onorificenza. Aldo Forbice. LaVerità.
Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa. John Ruskin.
La natura è il grande altare di Dio. Roberto Gervaso.