il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2020
Il 3% dei consumatori di droga ha meno di 15 anni
Coca, metadone, sostanze sintetiche. Assunte anche da ragazzini di 12 anni. Le cronache sono piene di episodi dove la droga è la miccia per fatti di sangue o di ordinario degrado. La vicenda di Monza è l’ennesima spia di un fenomeno che è ben conosciuto dagli esperti. Carlo Locatelli, direttore del centro antiveleni Maugeri di Pavia non ha dubbi: “Eventi simili si stanno verificando sempre più frequentemente”. A colpire non è tanto l’omicidio in sé, pur efferato, ma chi lo ha commesso. Ragazzi appena 15enni con già un lungo passato di dipendenza.
“Al momento – spiega Locatelli – la media nazionale su una casistica di 2000 assuntori ci dice che ben il 3% è sotto i 15 anni. Il range lo includiamo tra i 12 e i 15 anni, mentre il salto dalle droghe leggere a quelle sintetiche avviene già a 14 anni. Sono cifre allarmanti, come allarmante è l’aumento di casi di bambini in coma da hashish perché scambiano le dosi per palline di gomma da mangiare lasciate in casa dai genitori”. Prosegue Locatelli: “Non c’è limite alle miscele chimiche vendute oggi sul mercato, allucinogeni possono essere presenti anche dentro la coca, non mi sorprenderei se i due ragazzi di Monza avessero preso anche sostanze sintetiche. Pensi che ci sono pazienti che finiscono in ospedale e le cui analisi ci rivelano sempre nuove sostanze non censite nel tabellario ministeriale”.
Tra i casi di cronaca più inquietanti c’è quello di altri giovanissimi di Terni, 15 e 16 anni, che a luglio sono morti nel sonno dopo aver assunto metadone. Non era la prima volta che lo facevano, confesserà più avanti il loro spacciatore. Sempre a Terni una 18enne per festeggiare la maggiore età riceve in dono dal fidanzato una dose di eroina. Dose che si rivelerà letale. Desirèè, invece, di anni ne aveva 16. Nell’ottobre 2018 il suo corpo, ucciso dalla droga e violato dal branco, fu trovato in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo. Il caso dei due ragazzini del quartiere di San Rocco a Monza, indagati per omicidio, indica non solo che l’età per iniziare a usare le sostanze si è drammaticamente abbassata, ma segnala anche un cambiamento sociale accelerato dalla crisi sanitaria.
Lo spiega Riccardo Gatti dell’Asst Santi Paolo e Carlo che da anni si occupa di dipendenze: “Siamo passati da un periodo in cui l’adolescenza si protraeva fino a quasi i 40 anni a quello attuale in cui gli adolescenti non sono più tali, o meglio lo sono, ma hanno comportamenti già da adulti. In questo modo si omologano a situazioni che non sono della loro età”. E ancora: “In molti fatti di cronaca la droga è un cofattore, le sostanze disinibiscono gli impulsi, creando una miscela pericolosa”. Insomma per il dottor Gatti la storia di Monza porta a una riflessione più complessiva su “un disequilibrio della società, dove non è più nemmeno questione di valori ma di realtà”. In questo quadro “fuori controllo dare la colpa alla droga è come dare la colpa al sintomo e non alla malattia”. Aggiunge: “Rispetto alla droga dobbiamo smettere di considerarla un’emergenza, la droga ci accompagna in qualunque età e quindi dobbiamo comportarci di conseguenza”. Anche perché il problema non è dato “dalla movida o dal boschetto di Rogeredo”. Il vero problema si annida in quella “parte di popolazione non emarginata che a causa della droga vive in un continuo disequilibrio”.