Corriere della Sera, 1 dicembre 2020
Le carte di Pasolini rimaste un mistero
Prima che scada questo annus horribilis bisogna ricordare un anniversario che è rimasto del tutto taciuto: e giustamente, visto che quella data ha coinciso con l’inizio della pandemia. Era il 2 marzo 2010 (dunque dieci anni fa) quando Marcello Dell’Utri annunciò in una conferenza stampa l’intenzione di esporre degli inediti di Pasolini alla imminente Mostra del Libro antico di Milano. Si trattava, precisò l’ex senatore, di 78 veline intitolate «Lampi su Eni», ovvero del «fascicolo trafugato» di Petrolio, l’ultimo romanzo, incompiuto, di Pasolini. Già da qualche anno si diceva (il primo a scriverne fu il poeta Gianni D’Elia) che dal manoscritto di Petrolio era stato sottratto un capitolo qualche giorno dopo l’assassinio dello scrittore. Quel capitolo («Appunto 21»), cui l’autore stesso accenna nel libro come a una sezione già realizzata (ma nel manoscritto ne rimane solo il titolo), avrebbe raccontato la scalata di Eugenio Cefis all’Eni e alcuni nodi biografici. Del resto, Pasolini, in Petrolio, indica in Cefis, chiamato Troya, il responsabile della «soppressione del suo predecessore», ovvero di Mattei, morto in un incidente aereo nell’ottobre 1962 (nel ripercorrere la scia di sangue legata al petrolio, la richiesta di archiviazione del caso Mattei, stesa dal giudice Vincenzo Calia, fa cenno al romanzo di Pasolini). Insomma, l’annuncio non ebbe seguito poiché, disse Dell’Utri, il chiasso aveva «spaventato» il detentore dell’inedito. Nei giorni successivi Walter Veltroni chiese, in un’interpellanza al governo, di fare luce su una vicenda «che potrebbe rappresentare una nuova importantissima chiave di lettura di alcuni episodi misteriosi della storia recente del nostro Paese non esclusa la morte di Pasolini». Risultato? Nulla. A parte qualche libro che riepiloga i fatti o che aggiunge materiali e domande: tra questi, il più completo e recente è Malastoria di Giovanni Giovannetti (Effigie). Al centro, il Corriere della Sera, dove scriveva il «corsaro», autore di un romanzo in fieri sul Potere economico incarnato dallo stesso piduista Cefis che dall’agosto ‘75 è finanziatore del giornale. Non appena si accenna al mistero Pasolini, gli anticomplottisti si levano a urlare che non c’è mai limite al complottismo. Ma ripensando agli ultimi dieci anni si potrebbe rispondere che non c’è mai limite neanche all’anticomplottismo.