ItaliaOggi, 1 dicembre 2020
Periscopio
Il pranzo di Natale? Preoccupatevi di non farlo all’ospedale. Elena Pagliarini, infermiera all’ospedale di Cremona, eletta a simbolo della lotta al Covid (Adnkronos).
L’uscita unilaterale dall’euro non è prevista dai trattati. Se agiamo da soli, finiamo come l’Argentina. Però, anche andare avanti come adesso non è pensabile. Oscar Giannino (Giancarlo Perna). Libero.
Sebbene in Italia le coscienze siano rare o introvabili, si diffonde e fa proseliti l’obiezione di coscienza. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.
Ho letto le proposte per il futuro prossimo firmate da Luigi Di Maio. Il ministro degli esteri si è confermato sorprendente, brillante. Sembrava uno dei miei studenti più preparati, uno di quelli di cui volentieri avresti fatto il relatore alla tesi di laurea. Di Maio infatti è un leader, non si discute. Un leader vero. In lui ho visto la fatica che fanno i veri leader, la più gravosa, quella di rendersi protagonisti della necessaria metamorfosi della forze politiche che guidano. Renato Brunetta, capogruppo Fi alla Camera (Tommaso Labate). Corsera.
L’unica decisione che il governo ha preso per tempo è che a Natale non si andrà a sciare. Facendo arrabbiare per l’ennesima volta le Regioni, oltre che per la sostanza anche per i modi. La notizia Palazzo Chigi l’ha data in una lunga velina propinata dal solito Roccobello (il copyright è del Premier) Casalino ai giornali, nelle cui pieghe Conte arriva a dire: «La strategia messa in atto per fronteggiare la seconda ondata sta funzionando, ma non è il momento di cantare vittoria...». Siamo alla visione distorta della realtà, come quelli che si specchiano con lo scolapasta in testa (copyright D’Alema di qualche anno fa) immaginando di essere Napoleone. Augusto Minzolini. il Giornale.
Il Papa coglierà il pretesto del concistoro per presentare in pompa magna, con un motu proprio, la Praedicatae Evangelium la bramata riforma della Curia romana, da sempre promessa e ma che, quanto pare, sarà una vera e propria rivoluzione della Curia romana. Da quando l’ha introdotta Pio V a metà Cinquecento, la Curia romana segue una gerarchia di apparati ben precisa: dopo il Supremo (il Papa), viene la Congregazione della dottrina della fede (che è anche, oltretutto, il vero tribunale papale), i dicasteri disciplinari (quelli dei vescovi, clero e religiosi), e quelli pastorali (Propaganda Fide, l’Educazione Cattolica ed altri). Secondo i piani di Papa Francesco, questa gerarchia dovrebbe essere così rovesciata: prima Propaganda Fide (che incorporerebbe anche la Nuova Evangelizzazione), poi un neonato dicastero della Carità (che accorperebbe almeno due degli attuali dicasteri), poi ancora un nuovo dicastero della Giustizia. La consacrazione quindi della Chiesa dei Poveri. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Dobbiamo ricordarci che la Chiesa cattolica si è sempre rivitalizzata ed è sempre cresciuta attraverso i suoi movimenti. Ricordiamo i benedettini, i monaci di Cluny, i francescani, i domenicani, i gesuiti e, in Italia negli ultimi anni, due movimenti: Comunione e liberazione e il Rinnovamento nello spirito che, sommandosi alle giornate della gioventù di Wojtyla, hanno risvegliato la fede in milioni di giovani e rinverdito in tutto il mondo la Chiesa. Però la struttura ecclesiastica è rimasta rigida, percorsa da dubbi e da scandali. È possibile che oggi nel mondo cattolico sorga un nuovo movimento religioso? Nessuno lo sa, ma i movimenti sono imprevedibili. Francesco Alberoni. il Giornale.
L’offerta d’intrattenimento e informazione sulla rete, aumentata durante il lockdown, è una rinnovata sfida per il libro. Vale l’esempio dell’economia: oggidì tutto è prodotto più in fretta, ma un quartetto di Mozart durerà in eterno quanto deve durare e a leggere I Promessi Sposi s’impiega lo stesso tempo che serviva quando uscì la prima edizione nel 1827. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aec) (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Il bersaglio di 1984 di George Orwel è indiscutibilmente il socialismo reale ma il genio di Orwell coglie l’eterno nel contingente, la legge nell’avvenimento. Per questo, pochi mesi fa, Michel Onfray, dopo aver definito in termini orwelliani le regole della tirannia, ha scoperto, in modo purtroppo convincente, che già le applichiamo. Quali regole? Apriamo Teoria della dittatura (Ponte alle Grazie). Primo. Distruggere la libertà attraverso la sorveglianza continua. Secondo. Impoverire la lingua. Si distruggono le parole e si eliminano i classici. Terzo. Abolire la verità e sostituirla con la propaganda. Quarto. Sopprimere la storia e riscriverla con gli occhi dell’ideologia corrente. Quinto. Negare la natura. Si umilia la voglia di vivere, si impongono norme igieniche sproporzionate, si programma la frustrazione sessuale. Sesto. Propagare l’odio. Qui occorre un nemico che giustifichi misure d’emergenza e allontani l’attenzione dalle responsabilità di chi governa. Settimo. Aspirare all’Impero, cioè gestire l’opposizione, governare assieme alla classe dirigente, indottrinare i bambini. Ricorda qualcosa che avete visto di recente? Alessandro Gnocchi. il Giornale.
La mancanza di fondi, la povertà dei mezzi favoriscono la stagione del neorealismo. Il cinema italiano conosce il suo periodo più fecondo. Roberto Rossellini con Roma città aperta trionfa al festival di Cannes e indica la via. Vittorio De Sica e Federico Fellini si aggiudicano un paio di Oscar a testa; Sciuscià, Ladri di biciclette, La strada, Le notti di Cabiria suggellano un’epoca irripetibile. Aldo Cazzullo. Corsera.
In Vietnam era calata la notte. Il fiume dei Profumi esalava degli odori di vaso, di pesci secchi, di detriti decomposti e di fiori tropicali. Sull’acqua, si indovinava la massa nera di un giunca con le sue vele poco gonfiate, che passava lentamente e silenziosamente, seguita da altre imbarcazioni, senza una luce. Una ragazzina di quindici anni, i capelli tirati all’indietro, con pantaloni leggeri e larghi si teneva in pieni sulla prua, cantando. Hèlie de Saint Marc, ufficiale francese della Legione straniera, Mèmoires. Perrin, 1995.
Due file da alberi neri solennemente potati in forma di fasci littori e aquile romane conducono come due quinte di stendardi del Duce al cancello della villa sormontato da gagliardetti, mentre la banda della villa esegue per tre volte di seguito la sigla dell’Eurovisione, come benvenuto all’imperatore. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.
Le donne che ho amato di meno sono quelle che più meritavano il mio amore. Roberto Gervaso.