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 2020  novembre 30 Lunedì calendario

Biografia di Leopoldo Luque

Giovane, brillante, rampante, social, modaiolo, carismatico, controverso. Trentanove anni, una laurea con lode in medicina all’università di Buenos Aires e una carriera da neurochirurgo svoltata nel 2016, quando un bel giorno il suo socio alla clinica lo chiama e gli dice che dall’indomani diventa medico personale di Diego Armando Maradona. «Quella notte non ho dormito, pensavo fosse uno scherzo» disse qualche tempo fa in un’intervista, una delle tante, in cui raccontava il sogno coronato. Non era uno scherzo, no, forse però diventerà un incubo. Perché Leopoldo Luque ora se la passa male: «il dottore dei misteri» è l’uomo chiave del giallo Maradona e soprattutto è il principale indagato. Omicidio colposo. Brutta storia. Specie se il morto si chiama come si chiama. «Per me era come un padre» ha detto ieri di fronte alle telecamere, mentre di là 60 agenti setacciavano il suo ufficio, senza più quel sorriso che prima era stampato in faccia.
Ma chi è davvero il dottor Luque? Quello che si sa per certo è che negli ultimi anni il suo ascendente su Diego era enorme, magnetico, totalizzante. Fu lui a operarlo al cervello a inizio novembre, alla clinica Olivos. Ed è stato lui, sempre lui a telefonare al 911 per chiamare l’ambulanza dalla casa di Tigre dove Diego era stato trovato privo di vita a mezzogiorno di mercoledì. Una telefonata che è già essa stessa un giallo nel giallo. Perché non ha mai citato il nome di Maradona ai soccorritori? Perché non si trovava già in quella casa quando Diego è morto ma era arrivato solo dopo? C’entra forse il fatto che una settimana prima aveva avuto una brutta litigata con il Pibe, che lo aveva sbattuto fuori dalla porta dopo averlo insultato e spintonato?
Sono solo alcuni dei tanti misteri che circondano la figura di un personaggio che da quattro anni si era imposto nel jet set argentino grazie alla prestigiosa amicizia con l’ex campione, amicizia che di certo non ha mai tenuto nascosta, anzi. Comparsate in tv, conferenze stampa, foto sui giornali, bei locali, bella gente, post su Instagram con Diego. Una fama improvvisa che forse, lo ha travolto. Tutta quella pubblicità ovviamente faceva comodo. E infatti non ha mai nascosto di trovarsi a suo agio, in quella situazione. Mostrandosi anzi in tutta la sua esuberanza da giovane professionista in carriera: giubbino di pelle e sneaker, ciuffo ribelle, barba scientificamente lunga di tre giorni, bell’aspetto, fisico curato, passione per le moto, parlantina sciolta. Il classico «piacione», direbbero a Roma
Neurochirurgo col senso degli affari, tempo fa ha inventato un programma per dimagrire dal nome «Maradona fitness», grazie al quale Diego ha perso 11 chili. Sotto il lockdown ha avuto un buon successo, pare. Niente di cui stupirsi: tutto quello che porta il nome di Maradona genera quattrini. Un uomo di successo, insomma, che fino a mercoledì aveva tutto ciò che si potrebbe desiderare: una casa ad Adrogué, esclusivo quartiere di ricchi nella zona sud di Buenos Aires dove abbondano piscine private e jacarande in fiore. Una clinica privata nella centralissima Avenida del Libertador. Una moglie, Romina, medico pure lei, e due figli, Luna e Tomas. Una vita perfetta, che da mercoledì rischia però di aver preso tutta un’altra piega.
Il 4 novembre, venti minuti dopo aver operato Maradona al cervello, si era presentato ai giornalisti col solito immancabile sorriso: «Diego è già lucido, ha reagito benissimo». La pensava diversamente il dottor Alfredo Cahe, ex medico del Pibe, che invece aveva subito criticato la decisione di dimetterlo: «Una follia». Dopo l’intervento, fuori dalla clinica, Luque scattò foto con centinaia di tifosi accampati da giorni, che lo ossequiavano come un idolo, anzi come il salvatore dell’idolo. «Gracias, doctor», gli cantavano, abbracciandolo, regalandogli sciarpe e rosari. Ora invece vogliono sapere cosa è successo. E non solo loro.