Il Messaggero, 29 novembre 2020
Un anno delle più belle frasi di Osho
Salvini che telefona all’ex alleato dopo lo strappo, e Di Maio che si lamenta: «Hai finito de famme i squilletti?». Giuseppe Conte che proroga lo stato d’emergenza e sentenzia: «Il virus circolerà fino a fine legislatura». In Vedi de fa poco o spiritoso Federico Palmaroli – alias le più belle frasi di Osho – ha raccolto un anno di battute fulminanti, un «diario tragicomico» in cui sono raccolte «le notizie principali, i momenti iconici e le sensazioni anche fugaci di una stagione incredibile». Un agile volumetto in uscita il primo dicembre, fatto di meme e dedicato «a chi detesta la perfezione» ma anche «agli scapigliati, agli asimmetrici, ai fuori centro». In attesa della serie in dieci puntate e ideata dallo stesso autore: protagonista un «santone de’ noantri». Il libro è il racconto dei nostri eventi politici, «dalla caduta del governo giallo-verde all’ottobre scorso», spiega Palmaroli. «In realtà faccio un lavoro normale, borghese, ma non mi faccia dire quale, non ha nulla a che vedere con la satira».
LE ORIGINITutto iniziò con un mistico dalle sentenze lapidarie e dal seguito stellare, citato rigorosamente a casaccio, e chiamato a intervenire con sapidi e rapidi commenti «nelle diverse situazioni di ogni giorno». Portare un «personaggio così sacrale» a parlare in romanesco ha avuto un effetto dirompente: «Ho cominciato il 23 febbraio del 2015 e oggi ho oltre un milione di follower sui social». Ma la vocazione per la satira politica, quella che gli ha «aperto tutte le porte», è iniziata gradualmente. Tre anni dopo le prime bordate su Facebook, è arrivata la consacrazione, con il Premio Satira Forte dei Marmi. Palmaroli è sul podio (sezione web) assieme a Fiorello, Ficarra & Picone, Le Canard enchaîné. «Quello stesso giorno mi chiusero l’account – ricorda la star dei social – perché la Fondazione di Osho aveva segnalato le foto del mistico indiano, che non ho potuto più utilizzare». Ma Palmaroli non si è dato per vinto, anzi: «La satira politica è diventata la mia carta vincente, il mio vero lavoro».
Con Facebook non ci si guadagna, malgrado «i numeri già allora importanti»; ma poi sono arrivate le collaborazioni con i giornali, con le emittenti tv: «Oggi sono il vignettista di Porta a Porta». E non c’è migliore materiale, per la satira, della politica italiana: «Di questi tempi ci sono tante contraddizioni, e personaggi un po’ così, che non lo sanno manco loro come ce so’ arrivati. Ti danno molti spunti».
«Con il Covid è stato un po’ difficile perché il nuovo tema ti mette sempre in difficoltà», ammette. «Portare i politici storici, Gentiloni o Mattarella, al livello della strada, era più facile, perché erano personaggi autorevoli. Con i nuovi c’è voluto un po’ più di rodaggio, perché, all’inizio, erano sconosciuti. Oggi anche loro stanno diventando politici di lungo corso». Fanfani o Andreotti erano figure sacrali: «Un tempo conoscere l’onorevole era come avere rapporti con delle divinità. Oggi si sono accorciate le distanze. Da una parte è un bene, perché c’è un rapporto più diretto, ma è anche un segno di come la politica sia scesa di livello».
SPARTIACQUEIl Papeete – dove il premier Conte in un memorabile meme con la ministra Trenta vorrebbe far sbarcare i migranti a bordo della Open Arms – diventa uno spartiacque. E infinite sono le frecciate sulla preparazione dei ministri in carica, da Di Maio che chiede a Conte «dimme ar volo i confini della Libia» alla gaffe della sindaca Raggi, che si era detta vicina «a chi ha perso il lavoro in nero a causa del lockdown».
Il futuro è una serie tv comica. «Sto collaborando con la Stand by me, la casa di produzione di Simona Ercolani. Abbiamo scritto una serie in dieci puntate ispirata a Osho, il primo personaggio che ho utilizzato». Il tema: non un santone indiano, bensì «un Osho de’ noantri, un Osho alla vaccinara». Ancora non si sa «su quale piattaforma andrà», e il casting è da definire. Ma «il progetto è concreto». Sarà una serie molto originale, «come non se ne sono mai viste»: il protagonista è «un povero Cristo», che «acquisisce credibilità grazie alla tunica che indossa, in un quartiere popolare romano». Un uomo che «comincia a vivere una seconda vita fatta di ribalta e di varie problematiche». Ci sarà da ridere, ma anche di che riflettere.