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 2020  novembre 29 Domenica calendario

Il problema delle carcasse dei visoni

Berlino Danimarca ancora senza pace a causa dei visoni. Nelle scorse settimane aveva fatto notizia l’ordine del governo agli allevatori del paese di abbattere quasi 17 milioni di animali da pelliccia per proteggere i cittadini dal Covid-19. La bufera tuttavia non è ancora passata e il piccolo regno nordico valuta se disseppellire milioni di visoni abbattuti con il gas e gettati in fretta e furia in grandi fosse allestite in campagna. Il primo a riconoscere che il problema dei visoni non è ancora superato è stato il neo ministro della Salute, Rasmus Prehn, secondo cui gli animali uccisi devono essere riesumati e bruciati. Una soluzione pensata per risolvere il caso dell’affioramento di migliaia di carcasse in un’area militare a Holstebro, nello Jutland occidentale. Qua i visoni abbattuti con il monossido di carbonio sono stati ammassati e sepolti sotto a uno strato di calce rivelatosi troppo fine: la putrefazione delle carogne in profondità produce gas, che, a sua volta, spinge i corpi verso l’alto. Prehn ha incaricato l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente di occuparsi della questione, promettendo di informare il parlamento lunedì. Ad aumentare i guai per il governo della premier Mette Frederiksen è la circostanza che almeno due grandi fosse comuni in Danimarca rischierebbero di inquinare una fonte di acqua potabile e un lago balneabile. La decomposizione di milioni di carcasse produce enormi quantità di rifiuti azotati che potrebbero compromettere la falda e il lago. Un problema da risolvere al più presto per Frederiksen, ritratta dai media nazionali mentre piangeva, commossa, durante la visita giovedì scorso a uno dei tanti allevatori danesi colpito dal decreto di abbattimento degli animali.
La premier si è scusata con l’imprenditore e con tutti i danesi per la gestione affrettata di quello che tutti ormai chiamano il minkgate, lo scandalo-visoni.
A inizio novembre, il governo della leader socialdemocratica scopre che anche i visoni si ammalano di Covid-19. Gli animali presentano sintomi lievi come il naso che gocciola e un paio di giorni di inappetenza. I virologi danesi danno comunque l’allarme: se il virus è diventato letale per l’uomo dopo essere passato da un pipistrello e da un pangolino, l’ulteriore passaggio nel corpo dei piccoli mustelidi rischia di mettere in circolazione una o più mutazioni del Covid, rendendo inutili i vaccini e le cure messi a punto fin qua dalla comunità scientifica. Così Frederiksen dà l’ordina prima di far abbattere tutti gli animali di allevamenti dove si sia registrato il contagio, poi anche quelli di allevamenti nel raggio di otto chilometri da quelli colpiti e nel giro di pochi giorni il decreto si allarga a 17 milioni di visoni. In un paese leader nell’export di pellicce verso l’Asia, dove si contano circa tre visoni per abitanti, e in cui il settore fattura 840 milioni l’anno, il colpo è forte.
L’opposizione protesta e il ministro dell’Agricoltura Mogens Jensen si dimette. Il governo non avrebbe agito secondo la legge. A oggi l’esecutivo ha promesso 376 milioni di euro in risarcimenti all’industria delle pellicce ma seimila posto di lavoro sarebbero ancora a rischio. Con le sue lacrime sparse in diretta tv, la premier 43enne alla guida di un governo di minoranza pensava di essersi messe il minkgate alle spalle. Non è così. Il ritorno delle carcasse in superficie rimanda al famoso marcio in Danimarca di cui parla Marcello nell’Amleto di Shakespeare e indica, invece, che i guai per Mette Frederiksen, non sono ancora finiti.