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 2020  novembre 29 Domenica calendario

22QQAN40 Ritratti dei 55 premier del Regno Unito

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Come il primo ministro è divenuto il centro della Costituzione britannica e come esso si è inquadrato nel sistema politico di quel Paese? Il prime ministerial government si consolida agli inizi del ’900. Prima vi era solo il F irst Lord of the Treasury.
Prime Minister aveva un significato peggiorativo fino alla seconda metà dell’800. Ancora oggi la figura è elusiva. Asquith ha scritto, circa un secolo fa, che il primo ministro è quello che il titolare della carica è capace e sceglie di farne. Uno studioso morto di recente, George Jones, ha sostenuto che l’istituto è una «elastic band».
L’organo si è affermato grazie a una serie di fattori: il comando delle risorse finanziarie; l’abilità (specialmente di Walpole) nello stabilire un ponte tra Parlamento e sovrano; successivamente, la crescita del sistema dei partiti (il primo ministro è il leader del partito vincente); il ruolo di capo della maggioranza parlamentare; la dotazione di una infrastruttura amministrativa (merito specialmente di Lloyd George, che istituisce il Cabinet Secretariat, e di Blair che estende compiti e organismi serventi del primo ministro). Non ultimo fattore di sviluppo dell’organo è stata la peculiare natura della Costituzione britannica, consistente in un miscuglio di testi, prassi, consuetudini, precedenti, quindi in un insieme non rigido che ha consentito alla storia di far crescere un centro in un ordinamento fondato sul s elf government e che ha avuto anche titolari della carica considerati unknown e unremembered (come Bonar Law e Douglas-Home).
Su questa figura centrale e sfuggente si sono ora cimentati una cinquantina di costituzionalisti e storici, chiamati a raccolta da Alessandro Torre, studioso già noto per le sue ricerche sul costituzionalismo britannico. Essi hanno dedicato un “medaglione” a ciascuno dei 55 primi ministri che hanno occupato la carica in tre secoli. Le brevi biografie (salvo quella di Walpole, il primo della serie, a cui è dedicato un più ampio profilo) costituiscono una galleria di ritratti anche psicologici, di narrazioni di cursus honorum e di vicende familiari, ricchissimi di indicazioni sulle cariche ricoperte e sui contesti storici.
Questa straordinaria performance della costituzionalistica italiana su una lunga vicenda storica del sistema politico più ammirato nel mondo permette di notare alcune costanti. Nonostante qualche caso di breve durata nella carica e la presenza di personalità minori, la permanenza media nell’ufficio (talora in periodi successivi) è stata di cinque anni.
Si sono succeduti molti giornalisti e avvocati (specialmente in secoli nei quali il diritto non si insegnava all’università, ma nelle “Inns of Court”). Quasi tutti i primi ministri hanno “fatto la gavetta” in altri uffici pubblici, nel governo centrale e più tardi anche in quello locale, e in partiti. Nonostante che i tre secoli coprano un periodo di affermazione dell’Inghilterra come potenza mondiale, sono relativamente pochi i militari (Wellington e Marlborough tra questi). Solo nella seconda metà dell’800 arriva alla carica una persona che aveva svolto in precedenza una attività commerciale (in precedenza, abbondavano appartenenti a famiglie nobiliari). Mancano, purtroppo, nel libro un saggio comparativo e un indice dei nomi e dei fatti rilevanti, per completare i raffronti e valutare le evoluzioni.
Come tutte le ricerche che aprono squarci nuovi in campi molto arati come la storia costituzionale britannica, anche questa, che mette al centro la figura dominante della scena politica di quel Paese, suscita o evoca domande nuove.
In quale relazione sta l’affermazione del primo ministro con la «XIX Century Revolution in Government» (come la definì il grande storico irlandese Oliver MacDonagh) e, prima, con l’abbandono del «political patronage» a seguito del «Northcote-Trevelyan Report» della metà del XIX secolo? Come hanno contribuito i 55 primi ministro alla conoscenza dell’organo, con memorie, ricordi, diari? Se può dirsi che vi sia nel sistema britannico un equivalente del Consiglio dei ministri italiani, quando si è affermato tale organo collegiale e si è mai riunito in presenza del sovrano?
Questa straordinaria galleria di ritratti, in cui primeggiano grandi politici come Walpole, Pitt, Peel, Gladstone, Palmerston, Disraeli, più tardi Churchill e Blair, si conclude con poche, ma essenziali pagine di George Jones (uno studioso di grande vaglia, di cui voglio ricordare il contributo che dette, venendo a insegnare a Roma, al Master sull’organizzazione e il funzionamento della pubblica amministrazione, alla fine degli anni 80 del secolo scorso).