la Repubblica, 29 novembre 2020
Elogio di Gianluca Scamacca
In questo tempo di calcio protocollato, che ha pure perduto il suo re (Sole o Travicello che lo si consideri, riposi in pace) lasciateci cercare una luce. Non dirò che è nata una stella, ma s’è vista una scintilla. Si chiama Gianluca Scamacca ha 21 anni, gioca nel Genoa (in prestito secco dal Sassuolo) e nell’Under 21.
Appare nelle nazionali giovanili da quando sgambetta, lo si è visto in coppia con Kean quando si pensava che fosse l’altro ad avere un destino. Vedremo. Ha fatto l’Erasmus in Olanda e, finalmente, studia in Serie A. Tra campionato e coppa: 7 partite, 6 gol (di cui 3 nei derby). È forte di testa (ci mancherebbe: è 1,95). Ha il tiro e lo osa (il 3 a 1 alla Sampdoria è stata una fiondata come ne lasciava partire Balotelli). Sa fare, anche, il “muro del cortile”. Il copyright è di Bettega, dopo il gol della vittoria all’Argentina nel 1978. Per superare l’avversario in cortile o gli fai il tunnel o l’1-2 con il muro: palla di sponda e vai. In campo devi trovare il compagno che te la restituisce con la stessa geometria, esatta e prevedibile. Bettega trovò Rossi. Nel terzo gol alla Svezia Under 21 Raspadori ha trovato Scamacca, che ci ha messo pure l’addobbo del tacco.
Non sarà un caso che senta la propria formazione qualcosa avvenuta proprio lì, tra il cortile e la strada: in una scuola calcio passaggi e tiri così glieli avrebbero bocciati. Si prende libertà che sanno d’antico, perché escono da uno schema. Dagli appunti dei telecronisti sbuca come un tormentone che Van Nistelrooy lo volesse dentro l’area e invece va incontro all’azione che sale, l’accompagna. Già che siamo sul modernariato dà il meglio componendo l’articolo “il": un colosso e un frullino, soluzione d’attacco ritenuta obsoleta. Vi ricorre ancora Conte (da Giovinco-Vucinic a Lautaro-Lukaku passando per Eder-Pellè) non fosse che poi complica il resto della frase.
Scamacca dialoga vivacemente con l’impronunciabile “Messi uzbeko” che gli arriva sotto il 9 della maglia. Voleva il 14 di Cruyff, ma era occupato, così se l’è tatuato sul polpaccio. In estate Roma e Lazio, dove è cresciuto, hanno preso Majoral e Muriqi, senza considerarlo. Prima o poi gli italiani. Dietro Belotti e Immobile (unico attaccante nostrano che sia titolare nelle 7 squadre di prima fila) si profila la sua lunga ombra. Stuzzica la fantasia di Mancini e l’audacia che viene al ct dall’essere stato lanciato a 16 anni. Pochi altri rischiano sui ragazzi del ’99, specie se giocano davanti. Arrivano con il macchinone e parcheggiano nel piazzale del pregiudizio. Perché “non si montino la testa”, a pochi è dato esibire i piedi. Per “non bruciarli”, manco vengono accesi.