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 2020  novembre 29 Domenica calendario

Valentina Berloni, la tata dei reali

Non chiamatele bambinaie. Come 007 sono anche al servizio di sua maestà la Regina. Aria efficente, sorriso di rigore, divisa beige sotto il ginocchio con tanto di bombetta di feltro old style, sono capaci di sfoderare colpi micidiali da arti marziali per difendere il royal baby. O sterzare il volante con perizia per evitare malintenzionati o fotografi a caccia di bambini dai genitori famosi. Come quelli Amal e George Clooney che hanno scelto per i gemelli, seguendo l’ esempio di William e Kate, proprio una di loro: nanny dal Norland college di Bath fondato nel 1892, bambinaie con laurea dopo quattro anni tra studi e tirocinio, anche in asili e ospedali. Tra le aspiranti Mary Poppins del terzo millennio, pronte a pagare 15mila euro di retta l’anno per futuri stipendi che possono superare i settantamila, c’è anche un’italiana, Valentina Berloni, 20 anni, di Fano.
Come le è venuto in mente?
«È stato un caso in un momento in cui avevo le idee confuse sul mio futuro. Tanto che, dopo la maturità classica, pensavo di iscrivermi ad economia pur essendo matematica la mia bestia nera. Poi un giorno vedo un documentario che parla dei reali, delle loro nanny così speciali. Mi ha incuriosito. Ho studiato il sito del college, mi sono entusiasmata e ho convinto i miei, che hanno una gioielleria orologeria a Fano».
Da piccola voleva diventare...?
«Ballerina, scienziata, avvocata, maestra, cambiavo sempre».
Cosa la affascina del suo lavoro?
«C’è chi dice che diamo una mano a forgiare i leader di domani. Noi speriamo di crescere bambini più sereni, educati grazie anche a metodi che li aiutano a esprimere e gestire le loro emozioni, rabbia compresa».
Cosa studiate?
«Tutto sul bambino, dalla crescita fisica e intellettuale, ai giochi per aiutare lo sviluppo cognitivo, dalle ricette alla lingua dei segni».
E corsi di guida e autodifesa?
«Sì certo, per proteggere i piccoli da malintenzionati e fotografi. Ma anche psicologia e come rapportarsi in famiglia. Perché una nanny non deve mai rivaleggiare coi genitori ma aiutare il rapporto tra generazioni».
Le nanny finivano zitelle...
«Una delle mie paure è sacrificare la vita privata visto che l’ impegno con i bambini, vivendo in famiglia, è totalizzante. Così vorrei lavorare un po’ in giro per il mondo e poi creare un mio asilo a Singapore».
Come è la tata perfetta?
«Il modello ideale è e sarà sempre Mary Poppins. Le doti che deve avere? Pazienza, tanta pazienza, rigore, metodo e poi divertirsi con i bambini ed essere un modello da seguire ma sempre con allegria».
E lei com’è?
«Mi diverto a far giocare i piccoli, costruire case con rotoli di carta o scatole di cereali vuote. Ho fantasia, empatia: se uno piange finisco in lacrime, far sorride un bimbo mi rende migliore la giornata».
Ci sono ragazzi a scuola?
«Si, 4 e sono molto richiesti. Li chiamiamo manny, ovvero i maschi che fanno i Nanny».
Nanny dai reali o da Clooney?
«Mi piacerebbe una famiglia multiculturale in oriente».
Cosa sta leggendo?
«L’Edipo re che, parlando di rapporti mamme e figli, non è proprio a lieto fine, ma amo i classici e poi Jane Austen, sarà che era di Bath, ma mi è sempre piaciuta». Dice con voce allegra e addosso la sua divisa retrò, con la bombetta che portano solo all’università. Sarà chiusa nell’ armadio quando lavorerà in famiglia, per tutte maglietta e pantaloni blu perché, come recita il motto della scuola. Siamo..."radicati nella storia ma proiettati nel futuro". Con modi insospettabili da agente segreto.