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 2020  novembre 28 Sabato calendario

La performance all’hotel Hilton di John e Yoko

La notte era quella del 24 marzo 1969. L’ora: pochi minuti prima delle 24. Il luogo: Amsterdam. Le strade rischiarate dai lampioni nel quartiere dei musei erano insolitamente animate. La gente, disposta ordinatamente ai lati, teneva in mano tulipani bianchi. Videro arrivare una Rolls Royce e cominciarono ad agitarli gridando. L’auto curvò nel giardino e si fermò davanti alla scalinata dell’hotel Hilton. Ne scese una coppia in luna di miele. Entrambi avevano capelli molto lunghi, non li tagliavano da mesi. Lei era piccola, asiatica. Lui portava un paio di occhiali rotondi che erano il suo logo. Avevano prenotato la suite presidenziale 902, per una settimana. Non ne sarebbero usciti neppure per un secondo. E sarebbero sempre rimasti nel letto, avendo chiesto che ogni altro mobile fosse rimosso per tutta la durata della loro permanenza. Oggi quella stanza ha il numero 702 e porta il loro nome: John & Yoko suite. Lì realizzarono una performance inedita, forse inutile, ma indimenticabile: il bed-in, variante orizzontale del sit-in, per protestare contro la guerra in Vietnam. La camera ne conserva le tracce. Ogni anno Yoko ci passa una notte e qualche anno fa lo feci pure io, con la sensazione di entrare in un’opera d’arte, un esperimento situazionista. Che cosa resta di quel momento, di quell’immagine vista da tutto il mondo, di quell’intenzione inscindibilmente pacifista e divistica? La camera, i ricordi e il confronto che il tempo rende possibile e, come sempre, spietato. Cominciamo dalla prima.
Quando la porta si apre lo sguardo corre alle vetrate. La moquette è beige, in un universo bianco, bordato di verde. Il famoso letto è una specie di barca bianca: il materasso è inserito in una cassa di legno, i comodini sono assi che sbucano tirando una fune. Sui vetri, lettere ritagliate, calcano gli spazi su cui si trovavano le scritte a mano sui due cartelli attaccati da John & Yoko: Hair Peace, Bed Peace.
Nell’intervista fiume a Jann Wenner, poi pubblicata nel volume Lennon remembers, John ricorderà: «Fu una follia, i giornalisti arrivarono a frotte, convinti che ci avrebbero visti fare sesso nel letto. Tutto il mondo aspettava di poter dire che John e Yoko avevano scopato per la pace di fronte a un branco di reporter. Dunque quelli sono arrivati, cinquanta o sessanta, tutti molto gasati e noi eravamo in pigiama e abbiamo detto:” Pace, fratelli”. Tutto lì. Poi c’è stato un gran dibattito su questa cosa, se era sensata o no. Per me la questione non si pone. Ma chi se lo poteva immaginare: titoloni in prima pagina su tutti i giornali per una coppia sposata che se ne sta a letto e parla di pace. Fu una gran trovata. Se poi è servito a qualcosa, non so». Alla pace forse no, a loro di certo sì: li rese ancor più popolari, ovunque. «Fu una cosa totalmente narcistica» ha ammesso più tardi Yoko. Ma d’effetto. Uno studente disse al Washington Post: «Se per svegliare questo Paese occorre dormire, allora facciamolo». Lennon si tolse la fama di agitatore, invocatore di manifestazioni violente. Di lui in quella stanza è rimasta la chitarra bianca e un tronco su cui posava i piedi per suonarla a contatto con la natura. Gli altri oggetti sono” imborsati”, secondo una teoria di Yoko, per cui le borse equalizzano, tutto scompare dentro di loro. Il televisore, per dire, indossa una specie di montgomery bianco con gli alamari e il cappuccio. Sul soffitto sono state riprodotte le prime parole di All You Need Is Love.
Dal registro degli ospiti si evince che Ringo Starr ha dormito lì nel ’ 73. George Harrison nel ’ 76. Paul Mc Cartney, non sorprende, mai. Con il tempo l’attrazione è calata, forse quando anche Yoko non passerà più resterà una foto nella hall e una chitarra bianca in una teca.
Sarebbe possibile oggi una cosa simile? Chi mai avrebbe la forza di mobilitare il mondo intorno a un’immagine, più ancora che un gesto? Esiste una coppia con la qualità che abbiamo imparato a definire” iconica” di John e Yoko? Al solo proporre Kanye ( West) e Kim ( Kardashian) o Fedez e Chiara ( Ferragni) affiora un sorriso malinconico. Questi si farebbero un selfie nella loro villa di Los Angeles o nell’appartamento di Milano, otterrebbero centinaia di migliaia di like, ma non avrebbero mai la forza controversa di quei due e la loro capacità di durare nel tempo. John e Yoko seppero incarnare una posizione politica, al limite anche sfruttarla, certo, ma erano un’altra cosa. Di John si occupava la Cia; di Fedez, Salvini. Yoko era detestata da mezzo mondo, Kim da una banda di haters anonimi. Quei due non inventarono soltanto il messaggio, ma anche il mezzo. Qui sta l’incolmabile differenza. La vera domanda, destinata a non avere risposta, è: che cosa escogiterebbe oggi John Lennon per dare una chance alla pace, a se stesso, all’arte di irridere?