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 2020  novembre 28 Sabato calendario

Giù i 5 Stelle, diventano quarto partito

La seconda ondata del Covid ha riportato le divisioni nel Paese, facendo archiviare (provvisoriamente?) la stagione della concordia che aveva caratterizzato la scorsa primavera. Pur in presenza di una diffusa preoccupazione per la situazione sanitaria, le opinioni si dividono riguardo alla pericolosità del virus rispetto alla prima fase: il 45% lo considera meno aggressivo mentre il 46% non lo ritiene diverso. Si acuisce il senso di insofferenza tra i primi e di fatica tra i secondi. Nemmeno la prospettiva che presto sarà disponibile il vaccino favorisce il miglioramento del clima sociale: infatti solo un italiano su tre intende vaccinarsi non appena possibile, uno su sei si dichiara contrario al vaccino e la maggioranza relativa (41%) esprime cautela e preferisce attendere di conoscere l’efficacia e i rischi connessi ai possibili effetti collaterali. Inoltre, aumenta il pessimismo riguardo alla situazione economica del Paese: il 61% si aspetta un peggioramento, mentre due mesi fa i pessimisti erano il 42%.
Alla luce di questo scenario non stupisce che in novembre siano diminuiti gli indici di gradimento per l’operato del governo e del presidente Conte che oggi si attestano rispettivamente a 52 (-2 punti) e a 55 (-3 punti), ossia il livello più basso dal conclamarsi della pandemia. Rispetto al mese di settembre il calo è di 10 punti e risulta più elevato in relazione prevalentemente all’orientamento politico e ai settori che vivono le maggiori difficoltà economiche o disagi di altro tipo. Infatti, tra gli elettori della Lega il calo è di ben 24 punti e tra gli altri elettori di centrodestra di 21. Tra le categorie professionali si distinguono coloro che hanno un lavoro a tempo determinato o occasionale (-30), ma anche i dipendenti del settore pubblico (-22), che hanno indetto uno sciopero il 9 dicembre, gli insegnanti (-16) alle prese con le complessità della didattica a distanza, i commercianti, gli artigiani e i lavoratori autonomi (-15), particolarmente penalizzati dai provvedimenti restrittivi, in parte mitigati dai decreti «Ristori».
La graduatoria di gradimento dei leader delle principali forze politiche e dei capi delegazione fa segnare il sorpasso di Giorgia Meloni (36) su Speranza (35). Al terzo posto si colloca Salvini (33), in crescita di 2 punti, quindi Zingaretti (stabile a 29), Franceschini (27), in flessione di 2 punti, Di Maio e Berlusconi appaiati a 25.
Quanto alle intenzioni di voto, la Lega si conferma al primo posto con il 25,5% e risulta in aumento di 1%. A seguire il Pd con il 20,6%, sui livelli di fine ottobre, poi Fratelli d’Italia (15,5%) che, sebbene in flessione di 0,4%, scavalca il M5S (15%, in calo di 0,9%). Forza Italia consolida la propria posizione con l’8%, ma non sembra trarre vantaggi dall’apertura al dialogo con la maggioranza da parte del presidente Berlusconi. Tre le altre forze politiche, da segnalare l’aumento di Sinistra Italiana/Leu che si attesta al 3,2%, seguita da Azione (3%), Italia viva (2,8%), Europa verde (2%) e +Europa (1,9%). L’area dell’astensione e dell’indecisione sale al 41%.
Sulla base di questi dati, i tre partiti del centrodestra ottengono il 49% delle preferenze (+0,7% rispetto ad ottobre), la sinistra e il centrosinistra il 33,5% e le quattro forze che sostengono la maggioranza raggiungono il 41,6%.
Stiamo probabilmente attraversando la fase più complessa di questo anno travagliato: le tensioni sociali sono evidenti e prevalgono sentimenti di pessimismo e di incertezza. E, secondo gli italiani, la situazione è destinata a durare molto tempo: solo il 13% è convinto che usciremo dall’emergenza entro la primavera, il 47% tra l’estate e l’autunno e il 27% paventa tempi più lunghi. Insomma, «ha da passà ‘a nuttata», come il grande Eduardo De Filippo nella commedia Napoli milionaria fece dire al medico, in un’epoca nella quale medici, virologi e scienziati erano distanti dalla ribalta mediatica e dai suoi effetti collaterali.