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 2020  novembre 26 Giovedì calendario

Ritratto di Mick Schumacher

Ne è passato di tempo da quando correva con il cognome Betsch, quello di mamma Corinna, o con lo pseudonimo Mick Junior, per tentare di sfuggire ai paparazzi. Era ancora l’epoca delle gare in kart, ma la voce che il figlio del grande Michael Schumacher stesse intraprendendo la stessa carriera del padre, già faceva il giro dei circuiti. Oggi quel bambino è diventato un ragazzo di 21 anni che somiglia sempre di più nell’aspetto al campionissimo della Ferrari e che sta cercando di ritagliarsi un proprio ruolo nel mondo dei GP, nonostante le pressioni attorno a sé siano enormi rispetto a quelle di qualsiasi coetaneo.
Volata finale
Questo fine settimana, in Bahrain, comincia la volata finale del campionato di F.2 e Schumi jr si gioca il titolo da favorito, avendo 22 punti di vantaggio in classifica sul britannico Callum Ilott, che fa parte come lui dei piloti del vivaio Ferrari Driver Academy. È l’ultimo gradino prima di approdare in F.1 con il team Haas, motorizzato da Maranello, un passaggio ampiamente annunciato e al quale manca solo l’ufficialità. Il tedesco farà il grande salto a prescindere dalla vittoria nella serie cadetta, anche se andare a correre con Hamilton, Vettel, Verstappen e Leclerc avendo in tasca un’altra affermazione dopo quella ottenuta nell’Europeo di F.3 del 2018, aggiungerebbe prestigio al suo curriculum.

Curioso come papà
Per Schumino è stata una stagione importante, nella quale si è imposto assieme al team italiano Prema, riscattando un 2019 difficile. «Abbiamo creduto, sia noi sia lui, di poter fare grandi cose andando avanti assieme. E quest’anno Mick ha dimostrato quanto vale, esprimendo tutto il suo potenziale. Molta gente all’esterno non se lo aspettava – dice René Rosin, manager della Prema – ma noi non ci siamo stupiti, conoscendolo da cinque anni. È un ragazzo che ha bisogno di capire tutto della macchina, curioso e attento a ogni minimo particolare, poi diventa un martello pneumatico e non sbaglia più. Si è visto quest’anno nelle partenze e nella gestione delle gomme. Ha fatto un salto di livello, rispetto alla stagione del debutto in F.2, risultando sempre fra i protagonisti in qualifica e in gara. Da un certo punto ha cominciato a vincere, ma ha saputo anche amministrare bene tutte le situazioni, sempre pensando all’obiettivo finale. Segnali di maturità, intelligenza e dedizione». Sembra di rivedere il ritratto di papà Michael, che passava ore con gli ingegneri lavorando su ogni dettaglio, per arrivare al successo. Il sette volte iridato, la cui vita è piombata nel buio dopo l’incidente sugli sci del 2013 a Meribel, sarebbe orgoglioso della strada che sta facendo Mick. «Ne sono certo – assicura l’ex pilota della rossa Jean Alesi, un grande amico di Schumacher che è stato quasi un tutore sportivo del figlio nei primi anni nelle corse —. Lui non è mai stato d’accordo nel bruciare le tappe e gli piacerebbe molto questo percorso di crescita graduale svolto da Mick. La montagna da scalare, una volta arrivato in F.1, sarà molto alta. Ma Mick è il ragazzo ideale per riuscirci. Lo conosco da sempre, da quando era un bambino, ha una passione e una dedizione da vero professionista. Fa parte dello spirito di famiglia, la madre Corinna è un pilastro, una donna dal carattere fortissimo che contribuisce molto all’equilibrio del figlio. E Mick ha una maturità pazzesca, oltre a essere educato e perbene».

Pronto per il salto
Ogni confronto con il padre leggendario sarebbe impossibile e dannoso. E infatti Schumi jr ha sempre rifiutato gli accostamenti, indice di personalità, pur considerando Michael il suo unico idolo. Lo hanno aiutato a farsi strada Jean Todt, un amico degli Schumacher, e l’ex d.t. ferrarista Ross Brawn. La frequentazione dell’ambiente Ferrari l’ha portato a studiare in anticipo la F.1 e a stringere un legame forte con Sebastian Vettel, a lungo punto di riferimento della squadra. «Seb è per me quello che mio padre è stato per lui», spiega Mick. «Punto a essere un pilota completo, perciò cerco di prepararmi e di imparare il più possibile dagli ingegneri. Voglio arrivare pronto in F.1. Si migliora solo passando attraverso le difficoltà». Ha già guidato la Ferrari SF90 di F.1 proprio in Bahrain, durante i test del 2019, e quest’anno ha girato al Mugello sulla F2004 con cui il padre conquistò l’ultimo Mondiale, per celebrare i 1000 GP del Cavallino. Inoltre a ottobre avrebbe dovuto provare l’Alfa Romeo C39 nelle libere del GP dell’Eifel al Nürburgring, poi cancellate per la pioggia. Lo vedremo quasi certamente sulla Haas nei test di fine stagione ad Abu Dhabi, già proiettato nel 2021. «Quando un pilota lotta per vincere in F.2, soprattutto in un campionato di alto livello come questo, è pronto per la F.1», dice Rosin. «Mick sta facendo la sua carriera, con più pressioni degli altri, e non ottiene certi risultati perché si chiama Schumacher, ma perché va forte». Mentre Alesi osserva: «Oggi c’è Hamilton, un personaggio planetario. Però l’arrivo di un nuovo Schumacher, che somiglia tanto al padre nell’aspetto, sarebbe un bene per la F.1, creando enorme interesse». Figurarsi poi se un giorno Mick salirà da titolare sulla rossa...