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 2020  novembre 26 Giovedì calendario

Periscopio

Zia Marì si dipingeva labbra e guance, coltivava abitudini esotiche, soliloquiava in lituano e in tedesco, borbottava in russo, rispondeva in siciliano e cantava (male) in greco e bulgaro. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi, 1995.È vero che molti parlamentari e molti ministri grillini hanno deluso l’elettorato, però faranno di tutto per restare stabilmente al potere. Resta poi un nucleo duro di militanti che tiene viva l’ideologia anticapitalistica, populista e assistenzialista che può sempre raccogliere consensi in una popolazione impoverita. Francesco Alberoni, sociologo, il Giornale.
È stato un genio visionario, Roberto Casaleggio, a dare al M5s la struttura ideologica e organizzativa. Egli aveva previsto una guerra mondiale che avrebbe portato alla morte sette miliardi di uomini. I sopravvissuti, grazie ai computer, si sarebbero autogovernati senza Stato e senza Parlamento, facendosi le leggi da soli, in armonia con la natura e creando Gaia, la terra felice. Francesco Alberoni, sociologo, il Giornale.
L’isolamento è quello che ci vuole. Anche le famiglie devono dimenticarsi i loro figli. O si riparte da zero, o non si combina niente. È o non è la società che, con la droga, intendevano rifiutare? Bene, e allora che ne stiano lontani, altrimenti continueranno ad essere scontenti e, quindi, a bucarsi. Guardi, questa cura funziona, sennò l’avrei cambiata. A me interessa che i ragazzi ritrovino se stessi, un’operazione che riesce solo se non sono distratti dal caos esterno. Le dirò di più, un triennio così farebbe bene a tutti, magari anche a lei. Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.
Nell’ex Urss la verità sugli aiuti clandestini al Pci (quasi tutta la verità) è stata rivelata nell’ottobre del 1991 dal ministro della Giustizia russo Nikolaj Fiodorov, che ha accusato Gorbaciov di aver finanziato, praticamente fino a ieri, imprese di import-export amiche del Pcus e operanti in Italia, Francia, Portogallo, Grecia, Cipro e Svezia. Il resto (i finanziamenti a Paese sera e all’ Unità posteriori allo “strappo”) è venuto fuori dalla rissa fra Macaluso, Cossutta e Tatò). Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.
Prima della svolta di Occhetto noi dicevamo: non bisogna conservare nulla del dna comunista di prima. Bisogna ricominciare da capo, serve un nuovo inizio. Dall’altra parte invece rispondevano: non bisogna cambiare nulla delle nostre idee di prima. Basta liberarsi di una etichetta che, ancorchè gloriosa, ormai non funziona più. E sbagliano, della grossa. Massimo De Angelis, Post – Confessioni di un ex comunista. Guerini e associati, 2003.
Il mio primo ricordo,a Maiorca è questo: «Sono bambino, e sto giocando con il mio papà. Nel corridoio di casa. A pallone, a pallacanestro. A tutto, tranne che a tennis». Rafa Nadal, campione di tennis (Aldo Cazzullo) Corsera.
La lingua del mio romanzo, che lei dice essere meravigliosa, è la mia lingua, un impasto: vivo in un posto che non c’era, che ha 80 anni, e la lingua è un incrocio di dialetti, quelli lepini-laziali di derivazione campana, quello romanesco che viene dal toscano, e poi quello veneto e di tutti gli altri arrivati dopo. Nella lingua c’è tutto questo e c’è l’oralità, lo strato basso del parlato. Antonio Pennacchi, scrittore (Eleonora Barbieri). Il Giornale.
Sul mare di fiamme provocato sulla città di Dresda (Germania) dal primo attacco dei bombardieri inglesi, si abbatté poi l’uragano di bombe esplosive della seconda ondata i cui equipaggi videro Dresda bruciare, alle loro spalle, fino a 300 chilometri, sulla via del ritorno. Quando i Lancaster della seconda andata si posarono sui campi dell’Inghilterra, decollarono subito le 450 «fortezze volanti» americane incaricate di infliggere il colpo di grazia per annientare Dreda che non era una città militare né un nodo strategico. Alle 12.23 i cacciabombardieri Usa si abbassarono a mitragliare i pochi veicoli fuggiaschi che stanarono nelle strade dei dintorni, gli scampati che si ammassavano sotto i pochi ponti rimasti sull’Ela, o che si gettavano a terra sul greto gelato del fiume, gli ultimi soldati e pompieri che ancora tentavano i soccorsi. Poi, fu il silenzio. Dresda era uccisa. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.
Mario si alzò dal lettino, immerse un piede nell’acqua, poi si calò lentamente dalla scaletta e iniziò le ventun vasche quotidiane, sette a rana, sette a dorso, sette a crawl. Sentiva le spalle aprirsi un varco nell’acqua, i muscoli delle gambe e delle braccia tendersi con elasticità, il respiro ritmico che allargava i polmoni. Aveva proprio ragione John Weissmuller, il Tarzan della sua infanzia: nuotare è facile come camminare. Con quel ritmo, con quella disciplina, Mario avvertiva che sarebbe rimasto giovane a lungo. Del resto lo diceva anche Sara, aveva un corpo da trentenne. Un, due, tre, quattro: a che vasca sono arrivato? Dio, che fatica questo culturismo! Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Scrittore che conosce bene i centri del potere culturale, tra università e giornali, Vargas Llosa manda gambe all’aria gli intellettuali, sudamericani ed europei, campioni d’equilibrismo morale, quelli per i quali l’indignazione unilaterale esplode quando abusi, violenze e censure sono commessi da una determinata parte (il capitalismo, gli Stati Uniti, l’economia di mercato...) e svanisce, o si converte in benevolenza, quando gli stessi arbitrii avvengono nel nome del socialismo (come Günter Grass, che ventilava la «soluzione cubana» anche per il nostro continente, giustificando i crimini di Castro come mezzi politici...). Luigi Mascheroni. Mario Vargas Llosa, Nobel per la letteratura nel 2010. Il Giornale.
Ho tradotto i poeti della Beat Generation prima di Fernanda Pivano. Fui sollecitata da Aldo Rosselli, avevo tradotto per l’editore Roberto Lerici l’antologia I beats nel 1962. Sono stata tra le prime intellettuali italiane ad andare in America, ad innamorarmi dell’America. La prima volta fu nel 1959. Prima andai da Vittorini, volevo dei consigli. Ma lui si era già disamorato della letteratura americana, al massimo gli interessava John Fante. Arrivai a New York e rischiai subito di smarrirmi, poi arrivò Mauro Calamandrei che mi portò a casa. Sono stata ospite di decine di amici e amiche. Una sera presi la decisione: uscii, entrai in una cabina telefonica e chiamai Norman Mailer. Margheria Bulgheroni, prima traduttrice dei Beatles (Roberta Scorranese). Corsera.
L’insofferenza è il primo passo verso l’indifferenza. Roberto Gervaso.