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 2020  novembre 26 Giovedì calendario

Industria della bici da record

Negozi presi d’assalto. Magazzini dei produttori ormai vuoti. Componenti e pezzi di ricambio introvabili. Decine di migliaia di consumatori in coda, pronti ad acquistare una nuova bici ma costretti ad aspettare per mancanza di prodotto.
Il 2020 sarà per l’industria italiana della bicicletta un anno record: secondo i dati dell’Associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori (Ancma), con un balzo del 20% rispetto al 2019 si supererà la soglia dei 2 milioni di pezzi venduti. Non era mai accaduto: nel 2009 – anche allora in concomitanza con una campagna di incentivi statali – le vendite si fermarono a 1,9 milioni.
«Il fatturato del comparto delle due ruote generato con la vendita di biciclette e accessori e dai servizi di riparazione – spiega Piero Nigrelli, direttore settore ciclo di Ancma – passerà da 1,3 a 1,5 miliardi, distribuiti nei canali Gdo, Gds, online e soprattutto negozi specializzati, dove ancora oggi passa il 70% del fatturato nazionale del settore».
Una rete di 2.600 negozi con oltre 6mila addetti, che oggi deve fare i conti con le difficoltà di approvvigionamento. I produttori sono da mesi in rottura di stock. «Anche i grandi marchi, che normalmente in questo periodo avevano scorte nell’ordine di 20mila bici, si ritrovano quando va bene con poche centinaia di pezzi in casa», racconta Nigrelli.
Il problema è dato dall’assenza di componentistica, i cui tempi di consegna in alcuni casi sono arrivati a un anno, come nel caso di alcune linee di prodotto Shimano, stando a testimonianze raccolte tra gli operatori della filiera. Anche chi è riuscito a organizzarsi, consegna comunque in tempi lunghi: mediamente 8-10 mesi. Dinamica che poterebbe mettere a rischio anche le vendite della prossima stagione.
«Il nostro fatturato sta crescendo del 100% – spiega Gabriele Benedetti, general manager della divisione A4 selection, business unit della distribuzione diretta di Selle Royal – sia per quanto riguarda le forniture di primo equipaggiamento, che per l’aftermarket. Al momento evadiamo le commesse in 4 mesi, a causa della coda di ordini in corso ancora da smaltire. I produttori hanno capito che devono pianificare con cura la loro attività. Per questo alcuni stanno già facendo gli ordini per il 2022».
Le filiera industriale delle due ruote in Italia è composta da circa 250 aziende, in prevalenza Pmi, che fatturano 1,25 miliardi all’anno e danno lavoro a 12mila addetti, fra diretti e indiretti. Oltre il 60% della produzione è destinata all’estero. Nei mesi scorsi il comparto ha registrato un aumento medio dei livelli di occupazione del 7%. «Ma oggi – aggiunge ancora Nigrelli – ci troviamo di fronte al paradosso di alcune aziende costrette a mettere in cassa integrazione: non per mancanza di ordini, ma di componentistica».
I bonus statali hanno giocato un ruolo. Ma sarebbe riduttivo leggere il record di vendite che si segnerà nel 2020 in Italia – e in generale in Europa – unicamente sotto la lente degli incentivi fiscali. La bicicletta è stata, nel post lockdown, uno dei mezzi scelti per riversarsi fuori casa, per svago ma anche per lavoro, quando le distanze erano compatibili; con la voglia di recuperare mobilità da un lato e la paura di utilizzare i mezzi pubblici dall’altro. Non a caso, le bici più richieste sono state quelle da città e da trasporto. Bene anche le elettriche, passate dai 195mila pezzi venduti del 2019 ai 230mila del 2020.
La conferma di una nuova vita per la bicicletta in Italia viene anche dal dato che fotografa l’aumento delle riparazioni. Fin da maggio, gli associati Ancma hanno segnalato l’arrivo nelle officine di bici che erano rimaste per molto tempo in cantina, da rimettere in strada. Con conseguenze anche per l’industria: esauriti i fondi di magazzino, i produttori di copertoni hanno dovuto riattivare gli stampi dei modelli da 26 pollici, tipici delle mtb degli anni 90, per poter soddisfare una forte e inattesa domanda di ruote ormai fuori produzione.