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 2020  novembre 26 Giovedì calendario

Biografia di Uma Thurman

Il primo a presentarla al mondo in tutta la sua folgorante bellezza è stato Terry Gilliam, che la scritturò per interpretare Venere nelle Avventure del Barone Münchhausen. Aveva appena 18 anni, Uma, e Gilliam la ritrasse all’interno di un’enorme conchiglia, come nel quadro di Botticelli, chiedendole di dire semplicemente «hello». Rimane sullo schermo un paio di minuti, ma è indimenticabile: «immortala l’invincibilità della bellezza», chiosò il regista. All’epoca Uma non pensava di fare l’attrice: aveva partecipato un po’ svogliatamente a qualche film dimenticato, ma preferiva seguire le orme della madre Nena von Schlebrügge, un’aristocratica top model scoperta a 14 anni da Norman Parkinson, figlia a sua volta di una modella. In seconde nozze sposa Robert Thurman, prestigioso accademico della Columbia University, il quale, prima di fondare la Tibet House di New York, è stato monaco buddista. Si deve in gran parte alla sua abnegazione la diffusione del buddismo nella metropoli statunitense, ed è in questo ambiente che è cresciuta l’attrice, cui il padre volle dare il nome della dea Hindu Uma seguito da Karuna, termine sanscrito che indica la compassione.
In gioventù, Uma ha passato due anni sulle montagne tibetane, ma è cresciuta ad Amherst, nel Massachusetts, dove ha frequentato le scuole pubbliche. Per quanto sembri incredibile veniva presa in giro per il suo fisico: non parla volentieri di quel periodo e commenta «non ci credo ancora adesso quando mi dicono che sono bella». Era la sua altezza a intimidire i compagni, come il nome insolito, e fu proprio la recitazione a offrirle un riscatto: «Sono stata in fuga dalla mia gioventù: ho sempre voluto crescere». Al liceo lasciò a bocca aperta compagni e docenti nella parte di Abigail nel Crogiuolo di Arthur Miller, un testo che tuttora ama profondamente. Poi, dopo l’exploit per Terry Gilliam, fu chiamata da Stephen Frears nelle Relazioni Pericolose, dove duettò mirabilmente con attori del calibro di John Malkovich e Glenn Close, che compresero subito che era nata una stella.
Per molti versi la sua ascesa è stata privilegiata, e oggi dice con umiltà: «la disperazione è il profumo dei giovani attori: ho avuto la fortuna di sbarazzarmene presto». A inizio carriera ha spesso recitato nel ruolo della compagna di uno scrittore: insieme alla bellezza veniva valorizzata una dimensione intellettuale che lei è riuscita a far risplendere sullo schermo. Dopo June Miller, moglie di Henry, fu Caitlin Thomas, compagna di Dylan: il film venne interrotto prima delle riprese, ma in quell’occasione si innamorò di Gary Oldman, il suo primo marito. Già in questi primi film la sua presenza è sempre magnetica, ma nessun ruolo è paragonabile a Mia Wallace in Pulp Fiction, vizioso e annoiato, seducente e pericoloso: si deve molto a Uma se alcune sequenze passate alla storia, a cominciare dal travolgente twist con John Travolta. Divenne immediatamente la musa di Quentin Tarantino, che dichiarò «è nel Pantheon insieme alle divine come Marlene Dietrich e Greta Garbo» e poi le offrì un altro ruolo indimenticabile: Beatrix Kiddo, la protagonista assoluta di Kill Bill. Nessuno di questi film sarebbe concepibile senza la sua presenza, e Uma compie il miracolo di essere nello stesso tempo vulnerabile e spietata, tenera e implacabile. Per l’angelo vendicatore di Kill Bill tenne in mente come punto di riferimento Pam Grier e l’indimenticabile Gloria di Gena Rowlands per il marito John Cassavetes: «sono le uniche due donne credibili con un’arma in mano», spiegò. Tarantino rifiutò di sostituirla quando lei gli disse di essere incinta, ma poi, sul set le chiese di guidare l’auto ad alta velocità: ne risultò un pericolosissimo incidente, che causò una rottura tra i due, ricucita dopo molto tempo con scuse, abbracci e perdono.
È tale il suo carisma che è riuscita a sopravvivere al disastro di Batman Forever: il film venne ritenuto tra i più brutti di tutti i tempi, ma lei nonostante tutto ottenne recensioni positive per il ruolo di Poison Ivy. In quello stesso periodo interpretò Gattaca, uno dei più interessanti film di fantascienza degli ultimi anni, e conobbe sul set Ethan Hawke, che diventò il secondo marito e il padre dei figli Maya e Levon. Una terza figlia, chiamata Luna, nacque in seguito dal turbolento legame con il finanziere francese Arpad Busson. Nonostante sia associata a un cinema giovane e cool, la profondità che riesce ad attribuire a ogni ruolo l’ha fatta diventare un punto di riferimento anche del cinema in costume: è stata un’intensa Fantine nei Miserabili e una seducente Charlotte nella Coppa d’oro da Henry James, mentre ancora si pente di aver rinunciato al ruolo di Eowyn nel Signore degli Anelli: «la peggiore scelta professionale che abbia mai fatto». È il periodo in cui venne chiamata anche da Woody Allen per Sweet and Lowdown, cui fa seguito la scelta di interpretare prevalentemente film indipendenti alternandoli al teatro.
In occasione dello scandalo Weinstein, Uma ha dichiarato di essere stata anche lei vittima del produttore, e ha raccontato abusi sessuali da parte di un attore più anziano di vent’anni. Episodi profondamente dolorosi, che a lungo Uma ha tenuto per sé. Negli ultimi anni ha cominciato a partecipare alle attività della Tibet House, e ha intensificato l’attivismo politico: è una generosa finanziatrice del partito democratico, ed è in prima linea per limitare la diffusione delle armi da fuoco.
Ama il suo paese, ma ne vede le contraddizioni: c’è stato un momento in cui ha pensato seriamente di trasferirsi in Svezia. «La noia è una grande motivazione – mi disse una volta, ma poi ha aggiunto – se non provi a fare qualcosa, e non assumi dei rischi, rientri nella categoria definita tecnicamente fallimento». Un rarissimo tipo di lucertola del deserto di Sonora, in Arizona, porta il suo nome latinizzato Uma thurmanae: lei ne ride e la considera la prova del fatto che non è poi così bella. Se le chiedi se si definisce buddista risponde che la considera la religione a lei più vicina: «ha formato certamente il modo in cui vedo il mondo, ma ci sono elementi che mi piacciono in tutte le religioni». Fa impressione come una donna dalla personalità così imponente e la bellezza folgorante, riveli momenti di timidezza e vulnerabilità: «solo l’amore – dice malinconica – mi è sembrato una risorsa inesauribile».