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 2020  novembre 26 Giovedì calendario

Il re del secolo di Maradona all’Inghilterra

Il giorno in cui segnò il gol del secolo – quello trascorso, ma anche questo e quelli che verranno – Diego Maradona aveva un fine supremo ma non sapeva ancora bene come raggiungerlo. Lo dice il grande Jorge Valdano, che di quel capolavoro è stato testimone e, come vedremo, pure elemento fondamentale. «Certi geni – ha raccontato un giorno l’argentino, oggi raffinato commentatore del Pais — si buttano in mezzo a terzini carnivori e solo allora iniziano a pensare dov’è la via di uscita. Confidano che l’abilità e la fantasia si occuperanno di tirarli fuori dai problemi in cui si sono appena cacciati».
Ed è proprio così che è andata il 22 giugno 1986 allo stadio Azteca di Città del Messico in quell’epico quarto di finale del Mondiale fra Argentina e Inghilterra. Quattro minuti prima, al 51’, Maradona ha segnato l’1-0 con la famosa Mano de Dios: è un colpo di testa falso come la neve a Posillipo, ma l’arbitro e il mondo ci cascano. Gli inglesi gridano furibondi ancora oggi (il portiere Shilton ha giurato ancora pochi mesi fa che non perdonerà mai Maradona, il quale peraltro non si è mai pentito in 34 anni), ma tant’è: 1-0 Argentina e palla al centro.
Poi, al 55’, arriva il gol vero, «questo finalmente tutto coi piedi», come disse il telecronista Rai fra l’estasiato e l’ironico. La trama è nota. Héctor Enrique passa una palletta innocua a Maradona una decina di metri dentro la propria metà campo («Oh ma che assist ti ho fatto?», dirà poi il compagno al Diez in spogliatoio), Diego la raccoglie e fila verso la porta: in 10 secondi percorre 60 metri, salta Hoddle, Reid, Sansom, Butcher, Fenwick, il portiere Shilton, e appoggia in rete per il 2-0. La partita finisce lì. E il gol di Lineker all’81’ cambierà solo il risultato in 2-1.
In questi 10 secondi da leggenda la porta è il fine supremo cui tende l’opera d’arte di cui parla Valdano. Ma non tutto è chiaro dall’inizio. Quando Diego scatta, il suo non sembra il progetto di un gol, e pure Valdano confesserà di avere pensato varie volte «ora me la passa». Perché è mentre corre braccato palla al piede che Maradona organizza, con un mix di ragione e istinto, la maniera per realizzarla.
Per prima cosa, la ragione gli dice che ha un alleato nella situazione tattica. «Sapevo che Valdano al mio fianco era una distrazione per loro», racconta Maradona in uno straordinario video su Youtube in cui commenta il capolavoro. Non è un caso. Il tridente argentino – l’altro attaccante è Burruchaga – ha proprio questo scopo: svariare, non dare mai riferimenti fissi ai difensori. E Diego se la ride quando spiega: «Fenwick (l’ultimo inglese rimasto prima del portiere, ndr) pensava: chi marco, Maradona o Valdano? E un difensore col dubbio è un difensore morto».
Ma oltre la tattica ragionata – e naturalmente la tecnica superiore – decisivo è l’istinto animale che permette a Diego di sentire l’ambiente circostante (non gli serve guardare Valdano per percepirlo, e il terrore degli inglesi sembra annusarlo) e poi la rapida elaborazione dei dati simile a quella dei grandi scacchisti che conservano nella mente migliaia di partite. E qui il racconto di Maradona diventa una lezione sulla differenza tra le persone normali e quelle superiori.
«Sette anni prima a Wembley sempre con l’Inghilterra avevo fatto un’azione uguale e, quando il portiere Clemence era uscito, avevo tirato subito, sbagliando». Tornato a casa il fratello lo aveva criticato: «Dovevi scartarlo, Diego, avevi tutto il tempo!». Lui ha ascoltato senza superbia, ha registrato l’informazione e al momento giusto l’ha rielaborata secondo necessità: «In Messico il portiere l’ho scartato! Del mio hermano mi sono ricordato quando già stavo esultando, ma evidentemente le sue parole avevano agito dentro di me al momento giusto».
Diego sorride ancora, fiero, mentre ricorda quella storia. E ora guardatele bene quelle due azioni, una vicino all’altra: sono proprio identiche, tranne che nell’ultimo attimo. Quello dello scatto del genio che, almeno su un prato, ha trovato la via della gloria e della bellezza eterne in mezzo a questo mondo ostile pieno di terzini carnivori.