Il Sole 24 Ore, 25 novembre 2020
Quanto vale l’economia della montagna
Per l’industria turistica invernale si profila una montagna di mancati incassi per oltre 12,4 miliardi. La parte maggiore, quasi 10 miliardi, è legata al turismo invernale secondo le stime elaborate da Federturismo Confindustria e l’Associazione nazionale esercenti impianti a fune (Anef).
A questa cifra si devono aggiungere le perdite per le attività commerciali e le varie forme di ristorazione. Qui, secondo i calcoli di Confcommercio, la forbice oscilla tra 1,7 (impianti aperti con distanziamento sociale) e 2,4 miliardi (impianti chiusi) di spesa dei turisti. Per altro si tratta di stime per difetto perché non si tiene conto della mancata spesa per accessori, abbigliamento tecnico e non per finire con le attrezzature per sci e snowboard acquistate nelle località montane.
«Siamo fortemente preoccupati per la linea rigorista adottata in queste ore dal Governo – dichiarano Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, e Valeria Ghezzi, presidente Anef -. Proprio alla vigilia dell’inaugurazione della stagione invernale e nonostante i rigidi protocolli di sicurezza adottati da tutti gli operatori ecco imposta la chiusura degli impianti sciistici».
Le settimane di altissima stagione come il periodo clou tra l’Immacolata e l’Epifania valgono circa un terzo di quei 10 miliardi di fatturato. La filiera delle imprese coinvolte è quanto mai complessa ed eterogenea e non comprende solo gli alberghi, ristoranti e rifugi in quota, maestri di sci e gestori degli impianti di risalita ma va ampliata al trasporto pubblico locale, ai fornitori dell’Ho.re.ca, ai pubblici esercizi e il commercio. Perché la montagna è la destinazione preferita per quegli oltre 10 miliomi di italiani che trascorrono Natale e Capodanno fuori casa. In questa settimana, secondo Coldiretti, spendono 4,1 miliardi proprio nelle località montane.
Inoltre la stagione invernale occupa 120mila addetti in grande parte stagionali. «Comprendiamo la necessità di voler evitare di ripetere gli errori commessi l’estate scorsa – continuano le due presidenti – ma con il fermo degli impianti di risalita, purtroppo anche prevedendo un’apertura delle piste a metà gennaio, ormai l’intera stagione sarà inevitabilmente compromessa». Da non dimentica che per avere perfette e sicure piste da sci, per esempio, servono da 5 a 14 giorni di neve programmata. Inoltre l’innevamento artificiale è costoso, per l’intera stagione servono oltre 100 milioni, e deve essere pianificato nel tempo.
«Gli operatori del settore riconoscono la gravità dell’emergenza in atto e l’attenzione primaria che deve essere rivolta alla salute degli italiani – incalza Valeria Ghezzi -. Quello che chiediamo è di essere ascoltati come categoria e di essere trattati come gli altri settori e cioè in base all’andamento del contagio. Non chiusi a priori. Lo sci, come ogni altra attività che il governo intende riaprire si atterrà con scrupolo ai protocolli e alle regole di sicurezza. Come avvenuto Oltralpe, chiediamo al governo di confrontarsi con noi per capire la vera natura della nostra attività». Da parte loro i gestori degli impianti di risalita, oltre 400 con 1.500 impianti, hanno pronte procedure per mantenere il distanziamento, come la vendita online degli skipass.
Gianpietro Ghedina, sindaco di Cortina, chiede «che ci mettano nelle condizioni per Natale, di poter aprire e lavorare – e aggiunge -. Le persone si possono spostare e venire in montagna e sarebbe un non senso non mandarle sulle piste. Lo sci è uno sport individuale dove c’è il distanziamento e la montagna vive di sci». Tutto pronto per la riapertura per Dolomiti Superski, grande comprensorio sciistico, «con regole d’ingaggio per poter aprire in sicurezza gli impianti» aggiunge Andy Varallo, presidente del consorzio.
Agli albergatori della Valle d’Aosta il blocco costerà 100 milioni di perdite perché le dichiarazioni del premier sono state «una pietra tombale sulla nostra stagione» sottolinea Filippo Gérard, presidente degli albergatori della regione.
La prospettiva di uno stop governativo a prescindere ha scatenato l’opposizione. «Non ha senso che si immagini di chiudere gli impianti sciistici se non lo fa il resto d’Europa – ha detto ieri Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) -. L’Austria non ci pensa per nulla». La Lega con una interrogazione urgente alla Commissione Ue chiede una decisione chiara a livello comunitario perché il blocco delle aperture porterà alla chiusura di migliaia di Pmi. «Serve una decisione chiara, a livello europeo» dice Alessandro Panza, europarlamentare della Lega. Bernabò Bocca, presidente Federalberghi chiede «che sia una scelta europea perché se i paesi attorno a noi tengono tutto aperto mentre noi siamo tutti chiusi, si capisce subito che significa regalare turisti italiani agli altri paesi. Inaccettabile in questo momento di crisi nera».