Il Messaggero, 24 novembre 2020
Su "Nuvolario" di Sarah Zambello (Nomos Edizioni)
Il Padre eterno immaginiamo sta ben comodo sul suo soffice trono fatto di nuvolette. Le stesse che se sei un povero diavolo come Fantozzi diventano però «nuvole maligne in agguato» pronte «a scaricare addosso tonnellate di pioggia fitta e gelata» già il primo giorno di ferie. Ma forse il limite del buon Ugo è proprio il non riuscire a leggere le nuvole come fanno invece bene i contadini: Rosso di sera bel tempo si spera; Cielo a pecorelle acqua a catinelle; Quando il ciel si fa lana, piove in settimana. Fosse ancora vivo Paolo Villaggio, potrebbe ora consultare il Nuvolario – Atlante delle nuvole in arrivo in libreria per Nomos Edizioni. L’autrice Sarah Zambello (insegnante padovana) con l’aiuto delle illustrazioni di Susy Zanella prova a mettere in ordine le nuvole.
IL SISTEMAMission: impossible, perché, ammette Zanella, «le nuvole si muovono e si trasformano in continuazione, sono sfuggenti e impalpabili, eppure alcuni meteorologi hanno accettato la sfida. Il primo a provarci fu Luke Howard, un farmacista inglese con una grande passione per i cieli nuvolosi. Howard, nel 1803, propose un sistema per classificare le nuvole in base alla loro forma. Per riconoscerle scelse nomi latini, perché il suo sogno era che tutto il mondo potesse chiamare le nuvole allo stesso modo, senza bisogno di traduzioni». Oggi le nuvole vengono suddivise in dieci generi – Cirrus, Cirrocumulus, Cirrostratus, Altocumulus, Altostratus, Stratocumulus, Stratus, Nimbostratus, Cumulus e Cumulonimbus a loro volta con altre suddivisioni.
LA MISURAZIONETra le tante curiosità, il libro ci svela che c’è perfino chi le pesa, le nuvole. Peggy LeMone, ricercatrice del National Center for Atmospheric Research, ha rilevato che un Cumulus humilis delle dimensioni di 1 chilometro di larghezza, 1 chilometro di lunghezza e 1 chilometro di altezza pesa all’incirca 550.000 chilogrammi, lo stesso peso che si otterrebbe mettendo sulla bilancia 100 elefanti africani. A voler fare bella figura, quindi, se in cielo vediamo un batuffolo di cotone ora sappiamo sicuramente indicare con cognizione di causa una Stratocumulus della varità Floccus; se la nube sembra soffice come un marshmallow è del genere Altocumulus. Se invece ci sentiamo bagnati dal troppo umido, «come avvolti in una coperta uggiosa», siamo finiti dentro una Stratus, caduta dal cielo alla nostra altezza, o meglio dire bassezza.
Niente a che paragonare col Cumulonimbus più devastante della mitologia greca che dovette subire Ulisse. «Aveva offeso gli dèi ricorda Zambello – e loro, per vendicarsi, gli riservarono un viaggio lungo e zeppo di insidie». Privo della bussola non ancora inventata e dell’odierno Nuvolario, impiegò dieci anni di troppo per tornare a Itaca. «Nella mitologia greca precisa l’autrice – gli dèi abitavano sul monte Olimpo, la cui cima era invisibile agli uomini perché perennemente nascosta da nubi inafferrabili».
L’ISPIRAZIONEIl libro ci ricorda che il fascino delle nuvole è fonte di ispirazione per tantissimi artisti, sin dall’antichità: pittori, scrittori e fotografi hanno visto nel cielo un dipinto, una poesia, uno scatto d’autore. «Non sempre le nuvole offuscano il cielo: a volte lo illuminano», scrive Elsa Morante ne La Storia. «Mostratemi una cosa al mondo che sia più bella delle nuvole! Sono gioco e conforto agli occhi, sono benedizione e dono di Dio, sono collera e potenza mortale», secondo Hermann Hesse.
LA MOSTRAAd esserne catturato nei nostri giorni è stato anche il regista e attore Carlo Verdone che ha addirittura portato in mostra a Napoli 42 sue fotografie del cielo. «Quando ero bambino ha raccontato – mi divertivo ad alzare il naso all’insù e a fissare le nuvole cercando di decifrarle nelle loro lente mutazioni. Una volta prendevano la forma della testa di un lupo, un’altra di un mostro dalla grande bocca, un’altra di un volto comico». «La mia macchina fotografica aggiungeva punta sempre in alto, verso il cielo. Mi stupisce sempre, mi affascina, mi rasserena, mi inquieta. Mi attrae perché non è mai lo stesso».
Insomma, tutti col naso all’insù a vedere la morbida pennellata di panna o il macigno minaccioso che altro non è insegna il Nuvolario che una quantità gigantesca di minuscole goccioline d’acqua che galleggiano nell’aria. Che però nelle mani di un artista diventano parole e immagini immortali tanto da far dire a Emil Cioran: «Se diventassi cieco, quello che mi dispiacerebbe maggiormente sarebbe di non poter più guardare fino all’idiozia la sfilata delle nuvole».