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 2020  novembre 23 Lunedì calendario

Il negazionismo morbido sul cambiamento climatico

Confusi, moderatamente preoccupati, poco inclini a rinunciare a qualcosa. Insomma, siamo angosciati dal cambiamento climatico, almeno la maggior parte di noi, ma non abbiamo le idee troppo chiare su quello che significherà per la nostra vita e, soprattutto, non siamo inclini a prenderci le nostre responsabilità per fermarlo.
È la fotografia del rapporto dell’Open Society European Policy Institute, realizzato in esclusiva per il gruppo Europa, che mostra quanto ancora troppe persone non accettino l’urgenza della crisi climatica e solo una minoranza creda che avrà un grave impatto su di loro e sulle loro famiglie nei prossimi quindici anni. Il sondaggio mostra gli atteggiamenti sull’esistenza, le cause e gli impatti del riscaldamento globale in Germania, Francia, Italia, Spagna, Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Regno Unito e Stati Uniti. E i dati rispecchiano la confusione generalizzata che, senza sorprese, produce conseguenze allarmanti. Sebbene tutti, tranne una piccola minoranza, siano convinti che le attività umane abbiano un ruolo nel cambiamento climatico (solo il 10% rifiuta di crederci), fino a un quarto degli oltre diecimila intervistati crede ancora il surriscaldamento sia causato allo stesso modo dall’uomo e dai processi naturali. Per questo «ineluttabilità» della natura il senso di responsabilità nel prendersi cura dell’ambiente viene azzoppato. Non solo: «Molti cittadini non si rendono ancora conto di quanto sia schiacciante il consenso scientifico sul fatto che gli esseri umani siano responsabili del cambiamento climatico – spiega Heather Grabbe, direttrice dell’Open Society European Policy Institute, -. Sebbene il negazionismo totale sia raro, è diffusa una falsa convinzione, deliberatamente prodotta da interessi che si oppongono alla riduzione delle emissioni, che gli scienziati siano divisi sul fatto che gli esseri umani stiano causando il cambiamento climatico, quando in realtà il 97% degli scienziati sa che è così». Questo «negazionismo morbido» induce a «non rendersi conto di quanto ci sia bisogno di cambiare radicalmente il nostro sistema economico e le nostre abitudini per prevenire il collasso ecologico». E sebbene la grande maggioranza di cittadini europei e statunitensi concordi sul fatto che il cambiamento climatico richieda una risposta collettiva solo il 47% ritiene di avere, come individui, una responsabilità diretta, che invece spetta ai singoli Stati e all’Unione Europea. In Italia, soprattutto tra i giovani, le donne e gli elettori della sinistra, la consapevolezza ambientale è alta: il 73 % pensa che «dovremmo fare tutto il possibile», il secondo punteggio più alto dei Paesi intervistati, dietro la Spagna con l’80%. Tuttavia, solo il 46% degli italiani pensa di avere la responsabilità personale di agire sul cambiamento climatico (uno dei punteggi più bassi). Per gli italiani la migliore azione che un individuo può intraprendere per contrastare il cambiamento climatico è «ridurre i rifiuti e riciclare di più», ma guai a imporre prezzi più alti, per esempio alla carne (solo il 2% sosterrebbe un aumento), o tasse per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.