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 2020  novembre 22 Domenica calendario

“IL CARDINALE BECCIU BESTEMMIAVA DIO E INSULTAVA IL PAPA” - PARLA GENÈVIEVE PUTIGNANI, SEDICENTE EX ANALISTA DEI SERVIZI SEGRETI, FINITA NEGLI INTRIGHI VATICANI PER I SUOI RAPPORTI CON MONSIGNOR PERLASCA: “IL CARDINALE MI ACCUSAVA DI AVER COMPLOTTATO AI SUOI DANNI, LANCIANDO IMPROPERI VERSO IL PADRETERNO. UNA VOLTA A PRANZO PERLASCA HA REGISTRATO TUTTO QUELLO CHE BECCIU HA VOMITATO SUL PAPA. POTREBBE ESSERE RIDOTTO ALLO STATO LAICALE O PEGGIO..." -

Quella che la vulgata descrive come «la donna degli intrighi vaticani», altri non è se non una brillante signora che, discorrendo con grande lucidità, è capace di passare dall' analisi giudiziaria del caso Becciu alla difesa d' ufficio di monsignor Alberto Perlasca, fino alla politica degli ultimi 20 anni. Nonostante una passione mai sopita per le trame da 007 (la donna sostiene di aver fatto l'analista per l' intelligence italiana fino a qualche anno fa), non si nasconde dietro nomi di copertura. E quando Genèvieve Putignani viene chiamata dai cronisti Genoveffa, spiega: «Genevieve Ciferri è l'esatto mio nome. E Putignani è l'altro (cognome ndr)».

Poiché ha grande confidenza con monsignor Perlasca, costui conserva la nuda proprietà di due unità immobiliari (per ben sette vani) in cui vive la donna a Greccio, provincia di Rieti, il paese del presepe di san Francesco d' Assisi. E proprio vicino al monastero si trova la villa su due piani con giardino. «Vivo in una casa bellissima», ha detto alla Verità Genèvieve.

Nel recinto c'è un cartello che indica che l'area è videosorvegliata. Qualche metro separa il portone dal cancelletto con il campanello. La voce della Putignani, però, non arriva dal citofono. E cercarla con lo sguardo è inutile: «Non la vediamo». «Non mi vedete perché sono dentro la mia abitazione», replica lei coperta da una finestra con la persiana grigia chiusa. È infastidita dalla visita. E mette in chiaro: «Se volete fotografare me o la mia casa, siate molto attenti perché partono anche un po' di denunce». E parlando solo tramite la finestra socchiusa, è riuscita a mantenere il mistero sul suo volto.

Sarà per la paura del Covid o per una voglia di riservatezza, la chiacchierata può avvenire solo telefonicamente. Genèvieve al telefono è un fiume in piena. E di aneddoti su Becciu e Perlasca ne conosce un' infinità. A partire da quando il cardinal Becciu ha smadonnato, inveendo anche contro papa Francesco.

«Ero andata a casa sua», racconta la donna. «E per sicurezza mi sono fatta fotografare. Ovviamente non sono l' unica a conservare le foto», precisa. Come se quelle fotografie fossero la sua assicurazione. Il cardinale nel racconto della donna deve aver preso quella visita come una provocazione. «Mi disse: "Vuoi andare a incatenarti a San Pietro e denunciare tutte le mie ipocrisie?". Ipocrisie le chiamava», chiosa la donna. Poi continua: «Mi ha accusato di aver complottato contro di lui e bestemmiava. Bestemmiava Dio e urlava contro il Papa. E il Papa lo sa benissimo. Urlava contro Parolin (Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ndr) e contro Parra (Edgar Pena, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ndr)». Ma le foto non sono l' unico mezzo da 007 utilizzato.

«Perlasca», ricorda Genèvieve, «durante un pranzo ha registrato Becciu, che era appena tornato dalle vacanze, e ha registrato tutto quello che Becciu ha vomitato sul Papa». Ma perché andò da Becciu? «Da ben tre o quattro mesi», spiega Genèvieve, «praticamente assicurava monsignor Perlasca che si sarebbe fatto in quattro per scagionarlo. Ma continuava a interferire con Perlasca, e a prenderlo in giro, perché al Santo Padre non aveva detto proprio niente. "Alla prossima visita andrò e dirò", ci diceva, ma questo non avveniva mai. Era una presa in giro completa e intanto monsignor Perlasca pativa. E pativa molto. Allora sono andata da lui. Io capisco anche che Becciu voglia distogliere l' attenzione, ma non ci riesce. Molto presto sarà ridotto al silenzio».

E torna l' intrigo. «Capisce che ha fatto arrabbiare il Papa? Per cui», annuncia Genèvieve, «ci sarà un genere di sanzione ancora peggiore, che potrebbe essere la riduzione allo stato laicale, o addirittura si sta studiando dottrinalmente... ma la motivazione è alto tradimento».

E svela altri particolari sul grande accusatore di Becciu: «Perlasca collabora attivamente, tutti i giorni è a disposizione. Glielo comunicano, se vogliono sapere qualsiasi dettaglio, perché nessuno più di Perlasca ovviamente può dare indicazioni di dove sono faldoni, carte, cose».

E, partendo da questa informazione sulla collaborazione del monsignore con cui è in confidenza, Genèvieve, dopo aver ascoltato le bestemmie, dall' uscio di casa del cardinale Becciu lo avverte: «Le sarò nemica come esercito schierato a battaglia. Ma non era una minaccia, io non ho minacciato nessuno, tant'è vero che anche lui non può riferire nessuna minaccia. Gli ho pronosticato che la sua carriera sarebbe finita».

Ma Genèvieve non ha difficoltà a parlare neppure di una proprietà immobiliare a Londra della quale si chiacchiera in questi giorni: «No assolutamente», ripete. «Forse vi hanno dato questa falsa informazione perché per molti anni io ho vissuto a Londra, dove ho avuto una lunga relazione con un medico. Adesso ci vado di tanto in tanto per incontrare degli amici, ma Perlasca non c'entra con Londra. C'è un rapporto di grandissima stima con monsignor Perlasca, ma vi posso assicurare che gli do del lei. Sono una donna che ha ben undici anni più di lui, quindi non si può dire neanche che possa attirarlo. Vi dico di più, ho una relazione più stretta con i suoi genitori che sento quasi ogni giorno».

E ancora: «Insieme a loro abbiamo scoperto che il loro figliolo è stato molto male per una settimana. Un dottore gli ha somministrato molte gocce di Tavor, un quantitativo che non si dà nemmeno ad un cavallo». Gli ingredienti della spy story a questo punto ci sono tutti: il Vaticano, le relazioni all' estero e le sedicenti spie.

Genèvieve sostiene di aver lavorato per il Sisde: «Dal 1983 al 1985». E snocciola i nomi di generali e prefetti. «Al Dis c'è una parete piena di fascicoli con le mie analisi». Si inalbera quando le viene contestata l'appartenenza ai servizi. «Chiedete al prefetto Pugliese, alle persone che sono stati miei capi, a Giovanni De Gennaro. Il rapporto si è interrotto nel 2012». Guai a paragonarla a Ceclia Marogna: «Non la conosco», dice, «ma ho letto che è una specie di cane sciolto, una persona che si interessava a queste cose. È diverso aver lavorato, è molto diverso, lei mi capisce».