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 2020  novembre 21 Sabato calendario

QQAN10 Il capitalismo è organizzato da streghe indebitate

QQAN10

Prendiamo due episodi recenti. Il primo: pochi giorni fa, le autorità cinesi hanno sospeso la quotazione record di Ant Group, società di servizi finanziari e tecnologici che ha come principale azionista Jack Ma, fondatore di Alibaba. Il sistema finanziario cinese, monitorato dal Partito Comunista, rischiava di essere messo in crisi dal sistema dei prestiti di Ant. Il Partito ha spiegato per l’ennesima volta a Jack Ma chi comanda. Secondo episodio: l’agenzia Moody’s ha confermato il rating attribuito all’Italia, con outlook stabile. A detta di Moody’s, è vero che il debito dell’Italia sta aumentando e rimarrà alto per diversi anni, ma i tassi di finanziamento sui mercati sono e resteranno favorevoli. Per questo l’outlook è stabile. In modo diverso, lo straordinario intervento delle autorità cinesi su uno dei campioni del fintech globale e l’ordinario giudizio di un’agenzia di rating sul nostro Paese chiamano in causa il debito, privato e pubblico, e i rapporti tra Stati e sistema finanziario.
È questo il problema analizzato dal volume Il debito sovrano. La fase estrema del capitalismo di Paolo Perulli, professore all’Università del Piemonte Orientale, pubblicato da La Nave di Teseo nella collana «Krisis», diretta da Massimo Cacciari e da Natalino Irti. Perulli invita a considerare il debito non solo una grandezza economica, ma un rapporto sociale, che coinvolge i vari soggetti del capitalismo. La sua densa ricostruzione della storia e della filosofia del debito è un’interpretazione del capitalismo classico e contemporaneo, attraverso gli scritti di classici immortali: Marx, Weber, Polanyi, Keynes, Schumpeter.
Nello schema interpretativo del libro, spicca il richiamo al frammento di Walter Benjamin Capitalismo come religione del 1921: il capitalismo è una religione che l’umanità abbraccia, in cui si intrecciano debito e colpa (entrambi in tedesco Schuld). Il capitalismo è una religione che viene creduta, anche perché i suoi benefici (come l’uscita di centinaia di milioni di persone dalla povertà assoluta o la riduzione della mortalità infantile) possono essere in parte contestati, ma non possono essere negati. Allo stesso tempo, questi benefici hanno contraddizioni profonde, tra cui i divari territoriali e il fardello ambientale.
Dove ci porteranno le contraddizioni? È la domanda che aleggia nella storia del capitalismo e che impegna, con ironia storica, l’entità cinese che si chiama Partito Comunista. Xi Jinping ha affermato nel 2017: «Affrontiamo la contraddizione tra uno sviluppo squilibrato ed equilibrato e i bisogni crescenti delle persone di una vita migliore». Il sistema capitalistico spinge verso un mercato mondiale ma presenta conflitti e disordine, sviluppo e distruzione. A tali contraddizioni si risponde contraendo debiti, pubblici e privati, calcolati e razionalizzati secondo giudizi del sistema finanziario, che non sono naturali, ma rispondono a rapporti di potere e generano ulteriori contraddizioni. Fino a quando?
Qualche mese fa, il governatore Visco ha evocato il libro di Keynes How to Pay for the Wa (1940). In quell’opera, l’economista britannico ricorda che la caratteristica della società libera, che in ciò si distingue dalle potenze totalitarie con cui si confrontava in guerra, è governare con equilibrio portando avanti istanze di giustizia sociale. I debiti del presente garantiscono la tenuta del sistema quando sono «un’occasione per procedere più avanti di quanto fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze». Per perseguire questo programma in ambito globale, le potenze attuali dovrebbero avviare una nuova Bretton Woods senza i suoi grandi protagonisti intellettuali, il britannico Keynes e lo statunitense Harry Dexter White, e soprattutto senza rapporti di forza definiti (allora, il declino britannico e l’ascesa degli Stati Uniti). Oppure, come suggerisce Perulli, lo spunto del cambiamento potrà venire dall’azione locale. Un altro scenario resta più probabile: non ci sarà alcuna riforma sostanziale.
Nei prossimi anni, il capitalismo continuerà a trasformarsi. Perulli ha ragione a porre l’attenzione su capitalismo e natura, sulla linea di frattura tra economia ed ecologia. I governi abbracceranno la questione ambientale, con grandi promesse rivolte al futuro, al 2050/2060: sta già avvenendo. Gli attori finanziari competeranno su «fondi Greta Thunberg», nella gara a chi è più verde. Domineranno nuovi simboli industriali. Come la Gigafactory, stabilimento avviato da Tesla in Nevada, anche grazie a corposi fondi statali, per le batterie di litio e altri componenti dell’auto elettrica. Nel rovescio della medaglia, ci sono i luoghi dimenticati in cui avviene l’estrazione del litio, in attesa che le innovazioni promesse da Elon Musk promuovano nuovi metodi, che saranno definiti «sostenibili» o «resilienti». Così continuerà il «sabba delle streghe» di benefici e contraddizioni del capitalismo, di cui parlavano Weber e Sombart. Un sabba verde, organizzato da streghe indebitate.