Tuttolibri, 21 novembre 2020
6QQAN40 Quando firmi un assegno o usi la carta di credito ricordati di John Law
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Quando ci fu il tempo per ragionare sul triste epilogo delle sue gesta terrene, Voltaire si chiese se John Law, fosse «un Dio, un furfante o un ciarlatano che avvelena sé stesso con la droga che distribuisce a tutti». A scanso di equivoci, va detto subito che quello scozzese alto, attraente, soprattutto geniale, che stregò la Francia della Reggenza, e portò il concetto di banca centrale nella modernità, fu «un avventuriero onesto». Uno che, a sentire Montesquieu, sapeva ragionare e, per il resto, era «più attaccato alle sue idee che al denaro». Non fu un furfante, non un briccone. Non un lupo di Wall Street avido e spietato. Cambiò la storia della finanza, e cadde come era inevitabile perché il mondo non era ancora pronto. «Il male che si dice di Law e della sua banca - ebbe ad annotare la principessa Elisabetta Carlotta del Palatinato - è pura invidia». A leggere bene l’intreccio, il giudizio della madre del reggente di Luigi XV appare più facilmente equilibrato anziché no.
Aiuta il passo ordinato con cui Silvia Maria Busetti la ripropone del suo John Law, Vita funambolesca e temeraria di un genio della finanza, agile guida al mondo meraviglioso di una fra le figure più controverse della storia economica. È un terreno ben arato, quello su cui si muove l’autrice: la vita di Law ha attratto la penna di decine di scrittori, ammaliati o inorriditi dal suo visionario ardimento contabile. La scelta vincente della scrittrice romana è però quella di focalizzarsi sull’essenziale e di inserire le trame nella cornice del loro tempo, ricomponendo con cura i complessi destini del «Sistema», del suo inventore, e della nazione in cui la matassa si dipanò, una Francia al limite della bancarotta, spossata dalle guerre, ebbra di vino e corruzione, governata da una classe dirigente libertina e velenosa.
Si capisce subito che, quando giunse a Parigi, John Law era l’uomo giusto al posto giusto scelto da capriccioso destino. Nato a Edimburgo il 16 aprile 1671, figlio di un orafo, sin dalla tenera età sviluppò una passione per il denaro e gli affari, coniugata sempre con la tendenza a misurarsi con l’azzardo. Fu un gran giocatore, imbattibile il più delle volte. Avrebbe forse avuto la meglio l’inevitabile sorte sventurata, se non fosse stato per le donne, che lo adoravano e che lui ricambiava con generosità. Un affair di galanteria lo costrinse a un duello, fortunato, se non che la morte dello sfidante gli costò una condanna a morte che lo costrinse a fuggire dalle isole britanniche.
Vagò per l’Europa, vivendo di gioco e scoprendo, dallo studio dell’economia, che in fondo l’azzardo era un metodo per fare affari. Fu allora che sviluppò il «Sistema». Osservando che il denaro fosse più una funzione che un valore, si persuase di poter sostituire l’oro e l’argento con un materiale meno prezioso: la carta. Elesse la terra a garante del circolante e rilanciò l’idea di una banca centrale che assicurasse il circolante con l’impegno di una futura convertibilità permanente. Modelli analoghi erano già stati tentati, ma la formula non era mai stata così avanzata.
Nasceva la moneta fiduciaria, quella che abbiamo in tasca oggi. La sua diffusione avrebbe tipizzato comportamenti quali la speculazione, l’insider trading, e la caccia agli scalpi nelle conigliere degli investitori poco lungimiranti.
In molti rifiutarono di dargli retta e, fra questi, i Savoia. Ma a Parigi le cose andarono diversamente. Law divenne amico, confidente e consigliere del reggente, il duca di Orléans, con il quale condivideva la passione per la bella vita e la finanza. Si offrì di imbrigliare l’enorme debito nazionale e quello accettò. Il Sistema poteva decollare. Nel 1716 nasceva la Banque Générale, istituto commerciale privato autorizzato ad emettere biglietti di banca. Le azioni andarono a ruba, grazie anche a un’altra trovata di Law, la pratica che noi chiameremmo marketing.
L’anno successivo nacque la Compagnia del Mississippi, che vendeva azioni promettendo di ripagare coi profitti che sarebbero stati maturati in Louisiana, straordinario e presunto Eldorado. E ancora. Nel 1718 la Banque Générale divenne Banque Royale, dunque pubblica. La gente era impazzita. I profitti sembravano poter essere infiniti, a migliaia avevano cominciato a navigare nell’oro. Fu una vera e propria febbre di Borsa, si speculava a ogni livello sociale. L’eroe scozzese, ormai naturalizzato francese, scalò il potere dell’Esagono e divenne l’uomo più importante di Francia.
Poi tutto andò a rotoli. La Bolla si gonfiò troppo ed esplose. Peggio che nel 1929. I tentativi convulsi di Law di frenare la caduta non ebbero successo. I guadagni furono bruciati, come i capitali. La moneta stampata senza ritegno generò un aumento dei prezzi brutale. Ci furono moti di piazza, disordini e rivolte sociali. La criminalità salì alle stelle. Vennero ritirati, e bruciati, milioni di banconote. Inutilmente. La bancarotta era inevitabile. Tutto crollò fragorosamente. Il Sistema fu ufficialmente cancellato il 10 ottobre 1720, giusto trecento anni fa.
A chi chiedeva la sua testa, Law rispose con una nuova fuga. Lasciò la compagna - personaggio chiave, affascinante e ben ritratto in questa storia - e finì per rifugiarsi a Venezia, senza soldi, a vivere di espedienti e scommesse. Aveva perso speranza e, nonostante le fortune e la fama cumulate, morì sereno (relativamente) nei suoi appartamenti di piazza San Marco di polmonite, quasi in povertà. Era il 21 marzo 1729. Non aveva compiuto 68 anni.
La sua tomba è sul pavimento all’entrata della chiesta veneziana di San Moisè. A camminarci sopra viene da riflettere sull’ingordigia e la stupidità umane che fecero saltare il Sistema di Law. Non era vano il sogno della carta moneta amministrata da una banca centrale, quanto il modo in cui essa fu applicata. Per questo l’affascinate e acutissimo John meriterebbe maggiore considerazione, però il fallimento francese ha macchiato in modo indelebile la sua vita, ingiustamente, fa capire Silvia Maria Busetti. Perché, quando nel 1971 dichiararono l’inconvertibilità del dollaro in oro, gli Stati Uniti sancirono la vittoria del Sistema Law. Ancora oggi, la gran parte delle operazioni commerciali - dalle carte di credito agli assegni - deve tutto allo scozzese. Un talento che, a essere onesti, meriterebbe quanto meno di essere rivalutato.