Corriere della Sera, 20 novembre 2020
La norma sul caso Mediaset-Vivendi spiegata in breve
C’è chi pensa che sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei rapporti mai stati buoni tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Fatto sta che il centrodestra ha iniziato a fibrillare da quando una norma per difendere l’italiana Mediaset dagli appetiti dei francesi di Vivendi ha visto l’astensione della Lega. È la norma introdotta come emendamento della maggioranza al decreto Covid, passata al Senato e all’esame della Camera la prossima settimana, su cui la Lega si è astenuta in commissione e presentato una pregiudiziale di costituzionalità. Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha chiarito che si tratta di «una norma di origine governativa, lavorata dallo Sviluppo economico, da me personalmente con il ministero dell’Economia e il ministro Gualtieri». «Non è una norma ad aziendam — ha proseguito Patuanelli – ma una presa d’atto di una sentenza europea che porta ad avere un vuoto normativo da colmare». L’emendamento, presentato la scorsa settimana dalla maggioranza, prevede che laddove una società arrivasse a operare sul mercato delle tlc e contemporaneamente su quello dei media, l’Agcom debba valutare gli effetti sul pluralismo e la concorrenza, con la possibilità di chiedere correttivi. Vivendi è in questa situazione, essendo azionista di Tim e di Mediaset. Del Biscione ha il 29% dei diritti di voto, in parte congelati in base a un articolo della legge Gasparri ora dichiarata illegittima dalla Corte di Giustizia Ue.
Nel frattempo sono riprese a circolare voci su tentativi di avvicinamento tra Vivendi e Mediaset. L’ultima ha parlato di una proposta inviata a Cologno per valutare un accordo industriale. Voce smentita dal Biscione con una nota in cui ha detto di non aver «ricevuto alcuna lettera dal board di Vivendi», chiarendo che «proposte di questo tipo verrebbero immediatamente esaminate dal consiglio di amministrazione».