la Repubblica, 20 novembre 2020
Biografia di Laura Ravetto
Quindici anni con Silvio Berlusconi, un marito del Pd e ora il selfie con Matteo Salvini. Laura Ravetto, 50 anni a gennaio, ripeteva da tempo agli amici: «Forza Italia è morta». «Da oggi comincia una nuova strada politica» ha annunciato sui social, postando una foto con il capo della Lega. La speranza è di riagguantare un’altra ricandidatura in Lombardia: la quinta. In una delle prime interviste da deputata, nel 2007, disse che si sarebbe fermata a tre. È un’altra fedelissima degli anni d’oro del berlusconismo che se ne va dopo Micaela Biancofiore, Beatrice Lorenzin e Daniela Santanché. Nel comunicato d’addio scrive che Forza Italia ammicca troppo al governo e al Partito democratico. E pensare che lei ha sposato Dario Ginefra, che è stato un parlamentare democratico, molto di sinistra. «Forza Italia – aggiunge – ha perso la spinta propulsiva». L’espressione che usò Enrico Berlinguer nella famosa intervista a Eugenio Scalfari nel 1981 per dire che la rivoluzione bolscevica aveva esaurito la sua forza. Il cambio di casacca è spiegato infine, per colmo di sincretismo, anche col fatto che solo Salvini ormai «interpreta la rivoluzione liberale».
Un divorzio che fa rumore nel piccolo mondo romano. Quando arrivò a Montecitorio, nel 2006, aveva 35 anni. Famiglia borghese di Cuneo. Laurea in legge alla Cattolica. Avvocato di diritto internazionale in una casa farmaceutica, e qui, durante una transazione, entra in contatto col milieu del Cavaliere. Bella, bionda e decisa, si presentò così: «Mi sento metà Giovanna d’Arco e metà Coco Chanel». All’epoca le parlamentari azzurre erano messe sotto pressione dai rotocalchi, al punto che il settimanale Chi intervistò lei e altre deputate nell’ambito della fondamentale inchiesta: «Onorevole, è meglio lo slip o il perizoma?»: un servizio giornalistico che dice di quel tempo molto più di tante analisi sociologiche.
La Ravetto diventa sottosegretaria. Difende Silvio, “Il Presidente”, ogni volta che può. Quando scoppia la bufera Ruby lei e gli altri salgono le scale del tribunale di Milano per protesta. Il Cavaliere regala a tutte le parlamentari delle fedine a Natale, anelli composti da tre tipi di oro e altrettante tipologie di pietre. Le chiamano «le amazzoni». Le altre però sono invidiose perché la Ravetto coltiva un filo diretto col “Presidente”. È il Paese del sole in tasca. E attorno a Silvio è tutto uno sgomitare.
Poi la ruota gira anche ad Arcore. «Chi pensasse di costruirsi una carriera scissa da Berlusconi, dopo che ne ha incarnato i valori e le idee, e pensasse di voltare pagina e di cambiare d’abito o proporsi a qualcun altro farebbe un errore strategico, non sarebbe una conversione possibile», giurava ancora nel 2013, alla vigilia della decadenza dell’ex premier dal Parlamento. Chi l’avrebbe detto allora che sarebbe finita così?
La crisi però viene da lontano. L’anno scorso partecipò alla convention di Giovanni Toti al Teatro Brancaccio. «Poi un giorno di questi mi rompo i c... e inizio a raccontare i commenti al veleno su Berlusconi che mi sono stati detti negli anni da tutti sti/ste signori/e che in queste ore tentano di additarmi come traditrice/golpista» esplose a chi la criticava. Via via si è allontanata dall’universo berlusconiano, ormai relegato ai margini, preferendo coltivare il suo profilo Instagram da 15 mila follower: ad agosto una sua foto in bikini conquistò le prime pagine dei giornali di destra. I militanti forzisti ora gridano al tradimento e le ricordano che Salvini era per il vincolo di mandato. Fatta una scelta non si torna indietro, recita un detto latino. Ma non è mai valso per la politica italiana.