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 2020  novembre 20 Venerdì calendario

Biografia di Tiago Pinto

Sul profilo di Whats App c’è la sua foto con la famiglia. Come a volerlo rimarcare da subito, per Tiago Pinto il senso di appartenenza è fondamentale. Lo è stato nella sua vita, prima e post Benfica. E non è un caso che lui, tifosissimo delle aquile biancorosse, abbia lavorato a lungo lì, dove gli batteva forte il cuore. Senso di appartenenza, appunto. E chissà forse anche per questo i Friedkin hanno deciso di virare forte su di lui, dopo un paio di mesi passati a capire chi poteva essere l’uomo a cui mettere in mano il futuro giallorosso. Pinto sbarcherà a Trigoria nel 2021, ma intanto sta già lavorando per la Roma. Come relazioni e come rapporti. E studiando l’italiano, per esempio, perché sa che la lingua è un aspetto fondamentale per mettere bene radici.
Quanti trofei
Una cinquantina di titoli vinti alla guida della polisportiva (successi con pallamano, pallavolo, futsal e hockey) e ben 5 nei tre anni in cui si è occupato del Benfica. Insomma, lavoratore. E vincente. Ma vincere non è facile e Tiago ci è riuscito studiando. «Sono una persona di valori, dedita al lavoro – ha detto nel 2019 al quotidiano portoghese A Bola –. Mi sveglio alle 7 e vado subito a Seixal (il centro del Benfica, ndr). Poi pranzo con i colleghi e nel pomeriggio lo stadio, per lavorare con marketing, fondazione, amministrazione finanziaria e risorse umane». Insomma, Pinto si occupa di tutto, a 360 gradi. Nella Roma farà il general manager perché non ha la qualifica di direttore sportivo. Ma forse è giusto così, nel senso che anche nella Roma il portoghese si occuperà di tante cose. Proprio come un gm, ruolo che a Friedkin piace e che gli fa tornare in mente l’amato basket.

Il suo sistema
Valori, appunto. Pinto insiste anche su questo, oltre che sull’appartenenza. È nato a Peso da Regua, 18mila abitanti, cittadina sul fiume Duero, lo stesso di Oporto. Ha una laurea in pedagogia e un master in economia, studi che gli hanno permesso di far bene anche da manager. E dove ha imparato a usare i video motivazionali, oltre che i messaggio negli spogliatoi. Un club lo studia a 360 gradi, con un’area scouting che fa relazioni tecniche e sociologiche. Insomma, prima di prendere un giocatore valuta quanto sia bravo, ma anche che testa abbia. E usa la testa per prenderli. «Mi ha convinto in 45 minuti», ha detto Vertonghen. E ne dovrà convincere di giocatori, perché il mercato del post-Covid sarà diverso: «Ne sentiremo gli effetti sulla nostra pelle – ha detto Tiago durante il lockdown – Per un po’ non vedremo più trasferimenti come quello di Joao Felix per 127 milioni o come Coutinho e Neymar. Il trading dei calciatori è un business, gli scambi non sostituiranno le cessioni». Ed alla Roma dovrà occuparsi anche di questo, di trading. I Friedkin li ha conquistati con il progetto e gli scritti, è l’unico che davanti a Dan e Ryan ha portato fatti concreti. Come quando ha conquistato il presidente del Benfica Luis Felipe Viera, uno che ha contestato per anni, per poi dimostrargli capacità interpersonali con i giocatori, molti dei quali suoi coetanei. A Tiago ora il compito di riportare la Roma in Champions, cosa che farebbe scattare anche il rinnovo automatico di Fonseca. E tra portoghesi si capiranno sicuramente bene da subito.