Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2020
Il raid della Borse alle notizie sui vaccini
Morgan Stanley ha chiamato in causa Bon Jovi e la sua celebre «Keep the faith» per dire – sin dal titolo di un report – che bisogna «mantenere la fede» sulla ripresa economica nel 2021. In effetti la notizia che due vaccini hanno raggiunto tassi di efficacia ben superiori al 90% ha scatenato il rock sui mercati finanziari nelle ultime due settimane. Così mentre le Borse salivano (dall’annuncio di Pfizer del 9 novembre quelle globali hanno aggiunto 3mila miliardi di dollari di capitalizzazione) e mentre l’umore degli investitori toccava vette che non si vedevano da anni, le banche d’affari e i big dell’investimento producevano report entusiastici sul 2021. Chi scomodando il rock («Keep the faith on recovery» dice Morgan Stanley), chi stimando l’immunità di gregge nel 2021 (come Deutsche Bank), chi calcolando che i danni economici del Covid saranno alla fine ben inferiori a quelli prodotti dalla crisi del 2008 (BlackRock). Rock puro insomma.
Vaccino per le Borse
Leggendo i tanti «outlook» sul 2021 partoriti negli ultimi giorni, l’ottimismo è evidente. In quello di Anthilia si trova un calcolo sui vaccini che, in effetti, un certo buon umore lo crea: «I pre-ordini fatti dai Paesi industrializzati su Pfizer (1.100 miliardi di dosi) e su Moderna (770 milioni) consentirebbero di immunizzare il 60-65% della popolazione del G7 entro l’anno prossimo». Mettendo questo dato di fianco a quello di Deutsche Bank, che (facendo alcune ipotesi) arriva a calcolare che potrebbe bastare un 60% di persone immunizzate per arrivare alla tanto agognata immunità di gregge di una popolazione, l’ottimismo cresce ancora.
Poco importa se i mercati finanziari fino a un anno fa non sapessero nulla di pandemie o di immunità. O se le incognite siano ancora troppe. Quello che conta è che le Borse – giuste o sbagliate che siano queste previsioni – si sono mosse di conseguenza. Dal 9 novembre sono volate (l’Europa ha guadagnato in media il 7,31%, con punte del 15,43% per Madrid e del 10,36% per Parigi), trainate dai settori più penalizzati durante il lockdown. Nonostante la leggera frenata di ieri, in Europa le banche hanno recuperato il 24%, le assicurazioni il 15%, il settore petrolifero quasi il 20% e quello automobilistico il 14%. Più caute le Borse americane.
Euforia alle stelle
È evidente che i mercati si stanno posizionando sul post-Covid e sulla rotazione settoriale che questo causerebbe. Il motivo lo spiega BlackRock: «Serviranno mesi prima che il vaccino sia distribuito in maniera capillare, ma il game changer è che ora sappiamo che stiamo costruendo un ponte verso qualcosa». Questo ha creato in Borsa una vera e propria euforia, che spinge gli investitori a aumentare i rischi nei portafogli. Come dimostrano vari indicatori.
Innanzitutto i dati sui flussi d’investimento: Bank of America calcola che nella settimana chiusa l’11 novembre (quella dell’annuncio di Pfizer) c’è stato il più grande afflusso di denaro sui fondi azionari globali della storia: 44,5 miliardi di dollari. Contemporaneamente 17,8 miliardi sono usciti dal parcheggio della liquidità. L’ultimo sondaggio di Bofa tra gli investitori globali, del 17 novembre, dimostra che la quantità di cash nei portafogli è scesa dal 4,4% al 4,1% (tornando al livello pre-Covid), che le aspettative sul Pil sono salite sui massimi degli ultimi 20 anni (cioè il 91% degli investitori crede che ci sarà crescita) e che la percentuale di azioni nei portafogli (con un overweight netto del 46%) è al top dal gennaio 2018. Scrive poi Anthilia che l’indicatore di sentiment dell’American Association of Individual Investors ha visto la differenza tra i rialzisti (Bulls) e i ribassisti (Bears) salire al massimo dal 2018. E anche altri indici simili sono intorno ai record.
È un eccesso?
Eppure le incognite sono ancora tante. C’è chi, come Antonio Cesarano di Intermonte, nota che prima di arrivare a una distribuzione capillare del vaccino ci potrebbe essere una terza ondata di pandemia: «Il rischio è concreto se a Natale verranno allentate le misure restrittive». Come osserva Goldman Sachs, il clima freddo di gennaio e febbraio, quando ancora un vaccino non ci sarà per tutti, potrebbe favorire questo scenario. E potrebbe portare turbolenze su Borse forse troppo ottimiste. Poi ci sono altre incertezze: quanto durerà l’immunità vaccinale? Quante persone non vorranno vaccinarsi? Quanto tempo ci vorrà per raggiungere l’immunità di gregge non solo nei Paesi del G7, ma in tutto il mondo? Tutte domande che stridono con un clima, in Borsa, già da post-Covid.