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 2020  novembre 18 Mercoledì calendario

Intervista alla nuotatrice Benedetta Pilato

“Tutto è una sorpresa”. Esordisce così Benedetta Pilato, brillante nuotatrice tarantina classe 2005 specialista dello stile rana, nel commentare questi giorni a Budapest per l’International Swimming League (la Champions del nuoto) dove ha fatto faville. Nella prima giornata di gara delle semifinali, il 14 novembre scorso, Benedetta vince la gara dei 50 rana, stabilendo il nuovo record italiano: 28,86, diventando anche la prima italiana a scendere sotto i 29 secondi. Ma non basta: il giorno dopo, ecco il bis nei 100 metri. Arrivata stavolta seconda, Benny (questo il suo nome di battaglia) completa le vasche in 1’ 03’’ 55, tempo che è il nuovo record italiano. L’abbiamo raggiunta al telefono alla fine di un giorno di riposo dalle gare: “Solo dalle gare, però – spiega – oggi ne ho approfittato per fare i compiti e studiare, anche se ogni giorno seguo le lezioni a distanza”. Quindicenne con in testa le canzoni di Jovanotti, iscritta al liceo scientifico a Taranto ma tesserata per il Circolo Aniene di Roma, pronunciare il nome di Benedetta Pilato equivale dunque a dire “record”. L’anno scorso ai Mondiali di nuoto a Gwangju in Corea del Sud, era stata l’atleta azzurra più giovane a debuttare in un campionato mondiale, la più giovane medagliata e la prima italiana a scendere sotto il muro dei 30 secondi nei 50 rana. E che avesse qualcosa di speciale – un misto di entusiasmo e fuoco – lo si era notato già in quell’occasione quando, con al collo l’argento, sfoggiava un’acconciatura eccentrica: metà capelli rossi e metà biondo platino.
Cos’era successo?
Se ci penso, mi viene ancora da ridere. Ora svelo un piccolo segreto: quando entri in nazionale c’è una specie di simpatico battesimo. I maschi vengono rasati in modo strano, e noi ragazze invece giochiamo con la tinta. Quello fu il mio.
Ma torniamo ai successi di oggi. Cosa rappresentano i record di questi giorni?
Moltissimo. Si è trattato di una conferma. L’anno scorso, dopo la medaglia a Gwangju, si era scatenata molta aspettativa su di me. E, ammetto, ero impreparata, la mia famiglia era impreparata. Ho fatto fatica a gestire quell’attenzione mediatica. Seppure una campionessa, non voglio dimenticarmi di essere una ragazzina. Ed è con questo spirito che voglio continuare a nuotare: divertirmi. Per me, il nuoto è divertimento. Non voglio pensare oggi che domani potrebbe essere il mio lavoro, come spero. Voglio restare così, leggera. E la leggerezza mi permette di trasformare l’aspettativa degli altri che credono in me in forza per migliorarmi. È vero che con il mio allenatore (Vito D’Onghia, ndr) siamo ambiziosi, ma voglio vivermi gara dopo gara.
Quindi delle finali di sabato lì a Budapest possiamo parlare?
Sì, certo: sono molto ambiziosa, lo ripeto, e ho ottime sensazioni sulle mie prestazioni.
La Pilato campionessa sta rubando qualcosa a Benedetta quindicenne?
A volte mi mancano le uscite, gli amici. Oppure, poiché mi piacciono le materie scientifiche (tranne la fisica, ride) all’università vorrei iscrivermi a Medicina ma, se le cose continuano ad andare così come mi auguro, non avrò il tempo di frequentare ogni giorno. Però, la felicità per la vita che mi sono scelta supera tutto e non mi sento “derubata”, anzi, tutti i sacrifici li faccio per me, perché voglio diventare una grande campionessa.
Quando hai iniziato a nuotare?
A due anni mi hanno messo in acqua e non ho più smesso. La passione, al principio, fu di mio padre, che da ragazzo nuotava a livello agonistico, ma era più per farmi fare uno sport completo. All’inizio, i miei genitori nemmeno volevano gareggiassi, perché temevano trascurassi la scuola. Poi a cinque anni disputai la prima gara, mi piacque e ho continuato.
E la svolta, quando è arrivata?
Diciamo che sono sempre stata abbastanza brava, ma nel 2018, a 13 anni – un’età da gare juniores – mi sono qualificata per i Campionati italiani Open senior. Sono partita per Riccione e ho vinto la medaglia d’argento. Anche se, devo dire, che è difficile allenarsi al Sud. Mancano le strutture. Io vivo a Taranto e ho avuto la fortuna di trovare l’allenatore giusto, ma per allenarmi in una piscina da 50 m devo arrivare a Bari o a Roma.
Cosa non si fa per le Olimpiadi, giusto?
(Ride, pausa) Mi auguro di continuare così, e di continuare a vivere il nuoto e la mia vita così: con umiltà e divertimento.