la Repubblica, 18 novembre 2020
La mia idea del Masters
Ho un buon amico, talmente appassionato di tennis, da ricordare tutto. Parlando del Masters in corso a Londra, lui mi ha risposto: «Tu hai i tuoi meriti al riguardo. Guarda tra la tua collezione e troverai l’articolo». Ho cercato, visto che il primo Masters fu a Tokyo, nel 1970, e mi è venuta in mente una colazione con Carlo Della Vida, l’organizzatore al quale si deve la ripresa degli Internazionali d’Italia, e l’ex campione Jack Kramer. I due discutevano su una gara di fine anno che potesse definire il campione del mondo della stagione, in concorrenza con Wimbledon, Forest Hills, Roland Garros e Melbourne, i quattro tornei del cosiddetto Grande Slam. Indicai anche un mio articolo, che parlava di uno slalom parallelo. Eh sì, allora scrivevo di sci, football e basket oltre che di tennis e, così, da una mia distratta citazione ebbe origine il Masters. La prima prova venne disputata a Tokyo, la volevano i reali giapponesi, e fu vinta da Stan Smith, quello diventato famoso per le scarpe a lui intitolate. Dall’anno prossimo sarà a Torino. Io sono felice di aver partecipato involontariamente a qualcosa di storico.