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 2020  novembre 18 Mercoledì calendario

Quando su Londra piovevano V2

Settantasei anni fa – alle 18.41, per la precisione, di martedì 8 settembre 1944 – Londra fu scossa da due terribili esplosioni. Venivano da Staveley Road, nel quartiere di Chiswick, vicino al Tamigi, e furono così forti che le sentirono anche a Whitehall, a 12 chilometri di distanza. Intento a lavorare alla sua scrivania, il capo consulente scientifico dell’Air Ministry, R. V. Jones, si fermò e volse lo sguardo verso il suo assistente. Avevano previsto questo momento più di un anno prima, da quando la ricognizione aerea su Peenemünde, sulla costa baltica, aveva scoperto un prototipo di razzo tedesco posato sulla sua rampa di lancio. «Ci guardammo l’un l’altro e dicemmo quasisimultaneamente: “Questo è il primo!"».
Un oggetto che viaggia più veloce del suono crea un’onda d’urto udibile a terra come un boato: era la prima esplosione che i londinesi avevano sentito. La seconda era l’esplosione del V2 stesso – un missile balistico da quattro tonnellate, con una testata da una tonnellata – che colpiva una strada della città a più di 3.200 chilometri all’ora. Demolì sette edifici, lasciando un cratere profondo 10 metri e uccise tre persone: Ada Harrison, 65 anni, Rosemary Clark, di tre anni, e un giovane soldato semplice dell’esercito, Frank Browning, che passava di lì per andare a trovare la sua ragazza.
Come Jones aveva previsto, il missile di Chiswick era solo il primo. Tra il settembre del 1944 e il marzo del 1945, i tedeschi lanciarono 1.300 V2 contro l’Inghilterra. ("V2” era il nome ufficiale tedesco: Vergeltungswaffe Zwei, “arma di rappresaglia 2"). La sua duplice esplosione, che poteva ripetersi anche otto volte al giorno, divenne un suono familiare in tutta la capitale. Nei primi due mesi della campagna dei V2, le autorità britanniche proibirono qualsiasi riferimento ai missili tedeschi. Le esplosioni furono grottescamente attribuite a condutture del gas difettose, ma la gente non si lasciò ingannare. Divenne una battutaamara: «Avete sentitodella nuova arma segreta di Hitler, la conduttura del gas volante?». Solo quando Berlino rivelò l’esistenza dei missili, l’8 novembre, Churchill fu costretto a fare una dichiarazione in parlamento. Sabato 18 novembre, 34 civili rimasero uccisi a Wandsworth. Il giorno dopo, un missile colpì il pub Crooked Billet a Bromley, nel Kent, uccidendone 26.
Il peggior attacco avvenne nel fine settimana successivo. Sabato 25 novembre, arrivò al grande supermercato Woolworths di New Cross Road, nella zona di Deptford, un’attesa consegna di pentole. Le casalinghe locali, con molti bambini appresso, si erano accalcate per comprarle. Erano le 12.25, l’ora di punta. Il V2 colpì il tetto del Woolworths, ne attraversò i quattro piani ed esplose, uccidendo 160 persone, tra cui i passeggeri dell’autobus numero 53, che rimasero impalati sui loro sedili, coperti di polvere, con gli organi interni traumatizzati dall’esplosione.
Gli attentati ebbero un grande impatto sul morale dei londinesi, già messo alla prova da oltre quattro anni di bombardamenti. Almeno con la bomba volante V1, che si poteva vedere bene nel cielo, c’era un intervallo, dopo lo spegnimento del propulsore, durante il quale era possibile tentare di correre al riparo. I V2 in arrivo erano invisibili ad occhio nudo e colpivano senza preavviso. Il governo sapeva benissimo che bisognava fare qualcosa. Ma cosa?
Non capita spesso che si possa dire con certezza quando ti è venuto in mente un romanzo, ma nel caso di V2, posso dirlo con esattezza: lunedì 5 settembre 2016, quando il Times pubblicò il necrologio di Eileen Younghusband, ufficiale dell’Aeronautica Militare Ausiliaria Femminile (WAAF) durante la guerra, morta il venerdì precedente all’età di 95 anni. Londinese di nascita – sua madre era rimasta ferita durante un attacco dei V2 – e recentemente sposata, la signora Younghusband, all’epoca 23enne, era una delle otto ufficiali del WAAF che, richiamate dalle loro normali mansioni di tracciatrici di rotta di aerei nemici in arrivo, avevano ricevuto un addestramento speciale in matematica ed erano state spedite nel Belgio da poco liberato.
Pochi giorni dopo la distruzione del supermercato Woolworths, atterrarono su una pista erbosa e furono condotte attraverso una campagna devastata fino alla piccola città di Mechelen. Nel caveau di una banca, consegnarono loro carta, matite e regoli calcolatori. Fu un inverno duro. I tedeschi si erano ritirati da poco; si diceva che ci fossero ancora cecchini nelle vicinanze. Tutti i V2 lanciati su Londra partivano da aree boschive a circa 112 chilometri più a nord, lungo la costa olandese – l’unica parte di Europa occupata rimasta abbastanza vicina a Londra da poterla colpire in funzione della gittata dei V2. Un treno li trasportava lì dalla Germania nottetempo, venti alla volta. Portati nel bosco, li nascondevano tra gli alberi. Una volta controllata l’avionica di un missile, questo era trasferito in una piccola radura, issatosu una piattaforma d’acciaio di appena un metro e mezzo di diametro, rifornito dicarburante esparato. La procedura richiedeva meno di due ore. Fu questa straordinaria mobilità a cogliere di sorpresa gli inglesi e a rendere difficile rilevare la provenienza dei razzi. Una volta sparato, un V2 era inarrestabile. Si inclinava fino a un angolo di 47 gradi e viaggiava a una velocità di 5.600 chilometri all’ora, salendo a 96 chilometri sopra il Mare del Nord fino ai limiti dell’atmosfera terrestre, prima di precipitare su Londra cinque minuti dopo. Non appena il missile si alzava in volo, la rampa di lancio veniva smantellata e fatta sparire; nel giro di 40 minuti le truppe missilistiche e il loro equipaggiamento si eclissavano. I V2, tuttavia, avevano una potenziale vulnerabilità. Sessantacinque secondi dopo il lancio, il motore si spegneva e il missile, privo di alimentazione, volava come una pietra lanciata da una catapulta, descrivendo un arco che il romanziere americano Thomas Pynchon ha definito “l’arcobaleno della gravità” – una curva parabolica che è calcolabile matematicamente.
A Mechelen, dove si aveva una visione laterale della curva, gli inglesi disposero dei furgoni radar mobili, con radar capaci divedere a grandi altezze e schermi a raggi catodici, che consentivano loro di registrare rapidamente la traiettoria dei V2 prima che finissero fuori portata. Queste informazioni, insieme alle coordinate precise del punto d’impatto nel sud dell’Inghilterra, venivano trasmesse alla Younghusband e ai suoi colleghi nel caveau della banca. Lavorando contro il tempo con i loro regoli calcolatori, cercavano di estrapolare la curva per ricavarne il punto di origine nei boschi olandesi.
Come ricordava il necrologio del Times, perché l’informazione potesse essere utile da un punto di vista operativo, avevano sei minuti per fare i loro calcoli. Una volta tracciato l’asse della curva su una mappa, la posizione teorica del sito di lancio era trasmessa alla base aerea della RAF di Coltishall, a Norfolk. Subito decollavano quattro Spitfire del 602 Squadron, ciascuno dotato di due bombe da 113 chili. Nel giro di mezz’ora, attraversavano la costa olandese dirigendosi verso il fitto tappeto di alberi intorno all’Aia. Nel suo libro di memorie, One Woman’s War, Younghusband descrive vividamente l’emozione del suo primo giorno in servizio: «Durante il nostro controllo furono lanciati circa sei V2. Estrapolammo la curva ogni volta con successo, calcolando la posizione dell’area di lancio... Alla fine del nostro turno, ci comunicarono che i nostri calcoli avevano consentito di centrare due siti di lancio...Ne fummo felici. Da quel momento in poi, questo metodo... si rivelò efficacissimo. Ogni giorno, venivano annientati sempre più veicoli di lancio».
Ma i lanci da quei boschi, nonostante tutti gli sforzi delle donne di Mechelen e dei piloti del602 Squadron, proseguirono fino quasi alla fine della guerra. Uno degli ultimi V2 che colpirono Londra finì su un condominio di cinque piani in Vallance Road, nel distretto di Stepney, la mattina presto del 27 marzo 1945, e uccise 134 persone. Per quanto ho potuto scoprire, nessun sito di lancio fu mai colpito. I V2 uccisero circa 2.700 persone in Inghilterra e ne ferirono 6.500. A causa della velocità del loro impatto supersonico, i missili non solo distrussero circa 20.000 edifici a Londra: l’onda provocata dalla loro esplosione, che si propagava per oltre quattrocento metri, ne danneggiò ben 580.000. Come ha detto lo storico Norman Longmate, i V2 «diedero un grande contributo nel creare quella carenza di alloggi che sarebbe stato il problema sociale dominante dell’immediato dopoguerra». Ma a parte tutta la sofferenza e il terrore che provocò, se lo giudichiamo solo come un’arma, il V2 fu una grandiosa follia. La sua testata da una tonnellata rappresentava solo un sesto del carico trasportato da un solo bombardiereLancaster. Non avrebbe mai potuto realizzare il sogno di Hitler di costringere gli inglesi alla resa. Era anche estremamente impreciso. In teoria, ogni V2 era puntato sulla stazione di Charing Cross, il centro geografico di Londra; in pratica, però, nonostante il loro sofisticato sistema di guida, i missili erano colpiti da forti venti trasversali durante la loro discesa dallo spazio di almeno 60 miglia e per lo più cadevano lontano dal bersaglio – uno dei motivi per cui il tentativo di trovare i loro siti di lancio calcolandone la curva parabolica si rivelò inefficace.
Su un lato di Staveley Road, in uno spazio abbandonato ora coperto di ghiaia e utilizzato come centralina elettrica, la Brentford and Chiswick Local History Society ha eretto una piccola lapide quadrata, grande circa quanto un poggiapiedi. «Qui cadde il primo missile V2 su Londra», si legge da un lato, e dall’altro: «In memoria di tutte le vittime dell’attacco del V2». È un monumento modesto per una dimostrazione così lampante dell’inutilità e dell’orrore della guerra, a memoria che vi fu un tempo – una memoria ancora viva – in cui un Paese europeo ne occupava un altro per far piovere missili balistici sulla capitale di un terzo.
©Robert Harris
Il romanzo V2 è pubblicato da Mondadori (Traduzione di Luis E. Moriones)