ItaliaOggi, 17 novembre 2020
Periscopio
Se qualcuno ti dice di no, c’è sempre una ragione. Che magari è sbagliata e di sicuro non è la tua, ma c’è. Accettare alcuni fallimenti mi ha salvato da fallimenti peggiori. Alessandro Carrera (Antonio Gnoli) la Repubblica.
Da quando fu eletto, Trump è stato considerato dai democratici un intruso. Adesso si lamentano se lui disconosce il verdetto. Marcello Veneziani, la Verità.
Il Comitato tecnico scientifico (Cts) non è un organismo indipendente ma è una sorta di circolo di consiglieri del Principe, naturalmente inclini ad assecondare il Principe. Luca Ricolfi. Il Riformista.
Molti pensano che i grillini siano finiti. È un grave errore. Il grillismo ha preso il potere e non ha saputo governare, però è espressione del disagio di questa società ed in essa ha radici. Ha un’ideologia che fa presa, una forte leadership che più di tutti gli altri movimenti (Podemos, Pirati, Momentum) ha dato voce a idee, tensioni e sogni diffusi in tutto l’Occidente. Francesco Alberoni, sociologo (il Giornale).
Per giustificare l’alleanza del Pd con l’M5s si sostiene la necessità di fare argine al populismo della destra. Io vedo piuttosto il rischio di una deriva statalista, accompagnata da sfiducia verso il mercato. Non si può poi non notare che nel frattempo i 5 Stelle da Roma in su non esistono quasi più, e infatti nei Comuni noi del Pd abbiamo vinto quasi ovunque senza di loro. A maggior ragione è importante che al governo il Pd riesca ad imporre la sua agenda. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Pd (Massimo Rebotti). Corsera.
Ho cominciato a fare satira su giornali di sinistra, Paese Sera, Repubblica, Espresso. Ma io non ero di sinistra. Per nulla. Sempre stato liberale. Ma i giornali erano più liberi di quanto essi non siano oggi. Quando un direttore come Eugenio Scalfari mi diceva: «Questa vignetta non la posso pubblicare», io rispondevo: «Non te ne faccio un’altra. Se vuoi, mettici la tua foto». E la cosa finiva lì. Giorgio Forattini, vignettista politico (Giancarlo Perna). Libero.
In America Latina, per fortuna, la pandemia è arrivata in estate. Sta colpendo, ma molto meno rispetto a quanto avrebbe potuto fare d’inverno. Altrimenti sarebbe difficile spiegare perché in Perù, con un’infrastruttura non all’altezza della sfida, ci siano stati meno morti che altrove. In ogni caso, il mio Paese, il Perù, ha risposto in modo energico e rapido, tanto che la popolarità del presidente Martín Vizcarra è cresciuta notevolmente. Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano, Nobel per la letteratura (Juan Cruz), la Repubblica.
Questi preti sono bravissimi nel girare la frittata della giusta convenienza. Solo pochi decenni fa i più saggi e più dotti dei Monsignori sostenevano: l’omosessualità è un peccato mortalissimo, imperdonabile, soprattutto se inquadrato in un’unione la quale al peccatore facesse manifestare il proposito della fermezza e della durata nel tempo. L’omosessuale che invece fosse (per istrada e simili) caduto una tantum in tentazione, per poi pentirsi, e ripentirsi con il Sacramento della Confessione, cadeva in un peccato, nella scala, di minor gravità. La condanna di tale comportamento risale, peraltro, nemmeno al Vangelo, quanto piuttosto alle veementissime prese di posizione delle Epistole paoline, di San Giovanni Crisostomo e di Santa Caterina, che decretano la consumazione dell’atto contro natura il più grave della scala dei crimini contro Dio. Paolo Isotta su Gabriel Garko. Il fatto quotidiano.
In effetti doveva succedere e finalmente è successo. In una bellissima intervista concessa a la Repubblica, Walter Veltroni ha sottolineato che la vittoria di Joe Biden deve essere un modello per la sinistra italiana. Aveva usato le stesse identiche parole quando era stato eletto Barack Obama: un modello per la sinistra italiana. Quando in Brasile fu eletto Lula un autorevole dirigente dei Ds, Cesare Salvi, lo definì un fatto di straordinaria importata per la sinistra italiana. Quando in Francia fu eletto Hollande, il sempre simpatico Pierluigi Bersani lo indicò come l’apertura di una fase nuova per la sinistra italiana. Quando negli Usa fu eletto Bill Clinton, molto sobriamente, il sommo Massimo D’Alema si limitò a dichiararlo un ponte per la sinistra italiana. Quando in Gran Bretagna fu eletto Tony Blair, il bravo Piero Fassino vi scorse un esempio per la sinistra italiana. Quando in Grecia fu eletto Alexis Tsipras, l’eternamente e deliziosamente laterale Gianni Cuperlo, invitò a cogliere l’opportunità per aprire il cantiere alla sinistra italiana. Persino quando in Venezuela fu eletto Hugo Chàvez l’impareggiabile Bertinotti ci vide un’occasione per la sinistra italiana. Poi, non so come, non so quando sono finiti a Di Maio. Mattia Feltri, la Stampa.
Mio zio Miguel Angel fu centrocampista del Barcellona e della nazionale spagnola. Anch’io ero un calciatore. Ero anche un buon calciatore; ma come tennista ero un po’ più speciale. E poi mi allenava un altro zio, Toni. Era molto esigente; ed è stata la mia fortuna. La tensione, se la sai dominare, è fondamentale. Rafa Nadal, campione di tennis (Aldo Cazzullo), Corsera.
Hemingway fu il primo a mettere gli scrittori uno contro l’altro, anche fisicamente. Io contro Dostoevskij non reggerei due round, diceva. E del resto il concetto di beautiful loser è molto americano. È curioso: la società che celebra al massimo grado il successo, poi è capace di riconoscere la bellezza della sconfitta. Ma c’è anche qualcosa di orientale in questo: il fine dell’azione non è così importante quanto l’intenzione. Questione di stile. Antonio Franchini, editor (Luigi Mascheroni), il Giornale.
Io volevo viaggiare. Mamma laureata in letteratura tedesca, papà industriale tessile. Nonostante vivessimo a Como e dunque lontani dai bombardamenti più devastanti, la guerra ci aveva segnato nel profondo. Ricordo un senso di oppressione, di isolamento. Alla fine del conflitto volevo fare una cosa sola: girare il mondo. Partii per l’Africa Settentrionale, andai a intervistare Muhammad Nagib, primo presidente dell’Egitto. Un viaggio rischioso all’epoca, siamo nei primi anni Cinquanta. Fu il primo di molti altri viaggi, tanti dei quali da sola, che ho fatto. Margherita Bulgheroni, prima traduttrice dei Beatles (Roberta Scorranese). Corsera.
Negli occhi di una donna le ombre m’intrigano più delle luci. Roberto Gervaso.