Corriere della Sera, 17 novembre 2020
Contro il dolore né odio né perdono
Ogni volta che Dario Solesin parla per ricordare la tragedia del Bataclan di Parigi, in cui cinque anni fa perse la vita sua sorella Valeria, si rimane ammirati e senza parole. Ogni volta, intervistato, Dario dice parole rare e controtempo, parole esatte e chiare, come quelle che il poeta Giorgio Caproni si ripropose di scrivere per sua madre Anna in una raccolta che, non a caso, si intitolava Il seme del piangere. Il fratello di Valeria parla come avesse una lunga consuetudine con la vita, eppure deve essere non più che trentenne. Qualche anno fa aveva detto: «Desideriamo restare soli nel silenzio e nel dolore», richiamando tutti a un esercizio desueto, nel fracasso generale. Venerdì, rispondendo a Laura Berlinghieri («La Stampa»), Dario Solesin ha precisato che c’è un prima e c’è un dopo: «È come se il 13 novembre 2015 fossi rinato in una realtà crudele, dura, ingiusta, molto dolorosa». Non dice «morto anch’io con Valeria», ma «rinato», che comunque è un modo di guardare avanti con una nuova, atroce, coscienza del mondo. Aggiunge che non vuole perdonare e che però non vuole neanche che la sua vita sia posseduta dall’odio: «Non sento rabbia, sento che Valeria non c’è». Spiega che il suo dolore non può trovare risposta nella religione, nell’odio o nel razzismo. Dunque, nel pieno dello strazio impensabile, Dario usa le parole esatte, chiare, prive di retorica e però anche di quel veleno a cui ci ha abituati tanta parte della politica, pronta all’invettiva che alimenta ostilità e paura pur senza aver mai sofferto personalmente il dolore sofferto da Dario. Nell’ultimo numero della rivista l’Ombra (Moretti & Vitali) su «Psicoanalisi e diritti umani», un saggio di Roberto Cazzola affronta «Possibilità e limiti del perdono». La possibilità di perdonare si colloca tra due poli. Evocando Nelson Mandela, Cazzola avverte che «spetta ai colpevoli farsi carico delle loro colpe». Ma d’altra parte considera che «il perdono scioglie i lacci che ci legano al passato: guarda in avanti e non indietro, verso l’offesa». Solo Valeria, se fosse viva, potrebbe concedere o non concedere il perdono ai suoi assassini. Ma anche Dario può farlo per la sua parte, che si avverte enorme, di dolore. «Dico ai giovani di andare avanti, senza paura, perché nulla deve bloccare i nostri sogni», ha concluso. Dunque, senza perdonare e senza odiare, si può pensare al futuro.