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 2020  novembre 17 Martedì calendario

Youtuber e superstar a sei anni

Per capire che mondo sarà dobbiamo guardare i bambini. E per vedere cosa fanno i bambini, moltissimi bambini, oggi dobbiamo andare su YouTube. Può sembrare una semplificazione ma non lo è. C’è una classifica di qualche giorno fa che lascerà a bocca aperta anche quei genitori che in questi anni hanno permesso che figli piccoli, a volte piccolissimi, giocassero col tablet o con lo smartphone come se la rete fosse una baby sitter. È la classifica di ottobre dei canali di YouTube più visti del mondo: ai primi quattro posti fra gli youtuber nessuno arriva a 10 anni di età. Sono tutti bambini. Vanno ancora alle elementari. Leggiamola perché un pezzo del mondo che stiamo costruendo passa anche da qui.
Al primo posto c’è il canale Like Nastya, 45 miliardi di visualizzazioni totali per i video di Anastasia Radzinskaya, 6 anni, una bambina russa nata con un problema cerebrale che le impediva di parlare, è finita su YouTube quando aveva solo 2 anni perché i genitori volevano documentare ad amici e parenti i suoi progressi; nel 2018 visto il successo dei video (uno è vicino al miliardo di visualizzazioni) la famiglia si è trasferita in Florida, la gestione del canale è stata presa da una società specializzata e lo scorso anno ha generato 18 milioni di dollari di fatturato.
Al secondo posto Ryan’s World, il canale di Ryan Kaji, 8 anni, texano, la sua specialità sono i video di unboxing, mentre scarta scatole di giocattoli; ha iniziato la sua attività quando aveva 3 anni, nell’ultimo anno ha fatturato più di tutti, 26 milioni di dollari. Al terzo posto, con 42 miliardi di visualizzazioni, Kids Diana Show, il canale di Eva Diana, 6 anni, ucraina con il sogno, comune alla sue coetanee, di fare la principessa, ma lei lo racconta in video doppiati anche in giapponese, vietnamita e indonesiano. Al quarto posto i fratellini russi Vlad, 7 anni, e Niki, 5, oltre a due genitori che li aiutano a gestire un app che porta il loro nome e 15 canali YouTube in 11 lingue con oltre 70 milioni di iscritti; si dice che siano quelli che guadagnano di più con ogni singolo video, 312 mila dollari di media.
Dopo questi quattro ci sono tutti gli altri: dopo ci siamo noi che pensavamo che tutto questo fosse soltanto un innocuo passatempo, guarda un po’ YouTube che papà e mamma hanno da fare, e invece quella era la nuova tv globale dei bambini con la differenza che la tv di prima la guardavi e basta, questa invece, se vuoi, la fai. E in qualche caso diventi anche ricco. In Corea lo scorso anno “una youtuber di sei anni ha comprato un palazzo di 8 milioni di dollari”, ha scritto un giornale locale: era accaduto che i genitori di Boram, 30 milioni di iscritti in due canali, avevano creato una società a lei intestata dove far confluire i proventi dei video e ora la piccola possiede un grattacielo a Gangnam, il quartiere elegante di Seoul.
Questo fenomeno è l’evoluzione esponenziale degli youtuber: inizialmente erano per lo più ventenni con un talento per la comunicazione, spesso comica, che li ha portati in tv, al cinema e nei teatri; poi sono arrivati gli adolescenti, campioni di Fortnite e di altri videogames, specializzati nelle live, le dirette, in cui si sfidano e spiegano trucchi per vincere; ora tocca ai bambini, naturalmente con genitori al seguito, nei panni di produttori, registi e montatori. Il fatto è che i bambini in video funzionano alla grande: secondo una ricerca del Pew Research Center dello scorso anno, i video con bambini di meno di 13 anni in rete vengono visti tre volte di più degli altri. Vengono visti da altri bambini. Il cerchio si chiude.
La cosa non è priva di rischi, non a caso l’età minima per avere un proprio canale YouTube è di 13 anni (in Italia 14): perché serve una certa maturità per gestire la delusione per la mancanza di likes a un video, o le scorribande degli haters se si diventa popolari. Ma come abbiamo visto i baby youtuber lo fanno con il pieno consenso dei genitori che nei casi citati hanno mollato tutto e si sono messi a fare gli agenti dei figli. E la scuola? E l’equilibrio fra vita digitale e vita reale? Chi si occupa di questi aspetti quando con i video dei tuoi bambini puoi diventare ricco? E che adulti saranno, poi? Secondo alcuni il vero rischio è addirittura una nuova forma digitale di sfruttamento del lavoro minorile. Per questo in Francia il parlamento lo scorso mese ha approvato a larga maggioranza una legge per proteggere i bambini youtuber: stabilisce per esempio che per monetizzare i video di minori di 16 anni, i genitori, e le agenzie, dovranno chiedere il permesso ad una autorità amministrativa indicando chiaramente che il tempo dedicato a queste attività non lo sottrae alla scuola.